Tutti a casa. Dopo i due attacchi in rapida sequenza contro i militari italiani in missione in Afghanistan, l’ala sinistra della maggioranza – Rifondazione, Verdi e Pdci- coglie la palla al balzo riprendo il fronte esteri. Chiede, così, compatta il ritiro delle nostre truppe e l’avvio di una conferenza intemazionale di pace, per sostituire le truppe Nato con i caschi, blu dell’Onu. E se nell’Unione l’Udeur invita gli alleati a non strumentalizzare gli episodi, dall’opposizione Forza Italia ha facile gioco a sottolineare le spaccature del centrosinistra.
«Il governo riferisca al più presto in Parlamento su quanto sta accadendo in Afghanistan e sui rischi per le nostre truppe», chiede Elettra Deiana (Prc), vicepresidente della Commissione Difesa di Montecitorio. «La situazione è degenerata – afferma – e il governo deve fare chiarezza sul ruolo reale ricoperto dalle nostre truppe e su quali strade sta intraprendendo per un disimpegno militare richiesto ormai dalla stragrande maggioranza del Paese». Attacchi prevedibili, le fa eco sempre dal Prc la senatrice Lidia Menapace. «L’inerzia politica seguita alle decisioni del Parlamento sulla missione non può che produrre un contìnuo aggravamento», mentre gli Usa puntano a «coinvolgere il contingente italiano in azioni di guerra fuori dalle sue regole d’ingaggio». Dunque è «indispensabile» avviare subito una conferenza di pace e il rientro delle truppe. La deputata verde Tana De Zulueta ricorda che «c’è un’indagine parlamentare avviata» e che è «ora di tirare le prime somme», ovvero «disimpegno in Afghanistan da parte della Nato e entrata dell Onu con un mandato di pace». Per la senatrice del Pdci Emanuela Palermi della conferenza internazionale «ancora non si hanno tracce», dunque «è necessario un incontro col governo poiché la natura della missione in Afghanistan va completatamente rivista e i nostri soldati riportati a casa». Sempre nel Pdci Iacopo Venier afferma che l’ennesimo attacco agli italiani dimostra «l’assoluta sovrapposizione tra le iniziative di guerra delle forze americane e quelle della Nato e la totale assenza dell’Onu». Quindi «l’unica alternativa all’attuale disastro» è l’uscita di Usa e Nato e l’entrata delle Nazioni unite «con tm mandato di pace».
Nella maggioranza dissente dall’ala sinistra il deputato dell’Udeur Pasquale Giuditta: «Non è fondata la richiesta al governo di riferire in Parlamento – dice – perché i nostri militari stanno svolgendo un ottimo lavoro per la sicurezza e lo sviluppo della democrazia. È irresponsabile dire che è necessario uno nostro disimpegno. Rimane l’obiettivo – concorda – di allestire una conferenza di pace ma l’Afghanistan non è l’Iraq e va respinto ogni tentativo di strumentalizzare questa vicenda».
Facile il compito della forzista Margherita Boniver: «Si sapeva delle tante linee in politica estera – commenta – ma ancora una volta c’è da rimanere stupiti dei giochi d’equilibrio necessari per far rimanere incollati alle sedie ministri con idee così divergenti».