PERCHE’ SIAMO TORNATI A GENOVA

Ci siamo tornati a Genova. Ci siamo tornati senza paura.
Eravamo tantissimi, decine di migliaia. Siamo tornati lì da cittadini liberi, a Piazzale Kennedy, a via Tolemaide, a Piazza Alimonda, a Piazza Dante, a Piazza De Ferrari (la piazza festante stracolma di gente e straripante di musica e colori …).
Quelle strade che tanti di noi ricordavano dense di fumo dei lacrimogeni e macchiate di sangue, le abbiamo riviste colorate e piene di entusiasmo; l’entusiasmo perlopiù dei giovanissimi, presenti davvero in massa. Un entusiasmo contenuto e rispettoso della città che ha nuovamente accolto il Movimento anti-G8, questa volta senza i potenti della Terra a difendere un fortilizio e quindi con le strade illuminate e non oscurate dagli autoblindo e dalle grate di ferro.
Genova non si dimentica e rimane viva nella memoria di tutti quelli che l’hanno vissuta.
Fortunatamente questa memoria è stata consegnata a tanti ragazzi e ragazze che sei anni fa non c’erano, ma che sabato scorso erano presenti con noi e si sono impegnati a tramandare il ricordo, reclamando insieme a noi Verità e Giustizia per Carlo, per i torturati di Bolzaneto, per i massacrati della Diaz, per le braccia alzate spezzate dai manganelli e per le decine di migliaia di occhi terrorizzati dalla terribile repressione del luglio 2001.
Molti fra di noi sostenevano che ricomporre quello straordinario movimento sarebbe stata un’impresa impossibile, poiché la violenza scatenata durante quei giorni terribili aveva spazzato via tutti gli entusiasmi possibili; l’esempio cruento della morte di un ragazzo di ventuno anni e l’aver visto i corpi militari dello Stato rispondere ad oscure direttive avevano davvero scoraggiato molti: non solo chi era presente lì fisicamente, ma anche i tanti che hanno letto quelle eccezionali e drammatiche vicende sulle pagine dei giornali e sui libri o ne hanno sentito parlare e ne hanno visto le immagini in televisione. Soprattutto dopo che la Memoria continuava ad essere infangata dalle istituzioni e gli agenti colpevoli sono stati promossi e premiati, mentre un pugno di manifestanti che legittimamente ha resistito alle violenze, condannato a più di duecento anni di carcere.
Probabilmente sarà così. Genova 2001 è difficile che si ripeta. Ma la spinta a scendere di nuovo per le strade delle nostre città a reclamare diritti e democrazia è ancora presente. Lo abbiamo dimostrato il 20 ottobre a Roma e lo abbiamo dimostrato sabato scorso.
Ora la palla passa alle forze della sinistra ed in particolare al Prc: non si possono continuare a deludere i movimenti e le persone che in carne ed ossa continuano a dare vitalità e voce a questi stessi movimenti (studenti, precari, migranti, lavoratrici e lavoratori in generale…), come invece è avvenuto in questi due anni di partecipazione al governo Prodi. Allo stesso tempo non si possono deludere le voci e le facce del 20 ottobre e non si devono deludere le voci e le facce del 17 novembre genovese. Non si possono fare più passi indietro sulla lotta alla precarietà e sul no alla guerra e non si devono più fare passi indietro sulle sacrosante richieste di Verità e Giustizia in merito ai fatti di Genova. La Commissione d’inchiesta e soprattutto la pretesa che non vi siano impuniti tra le forze dell’ordine e fra i rappresentanti delle istituzioni che hanno costruito e/o legittimato la repressione e la sospensione dei diritti garantiti della Costituzione, devono essere priorità che – insieme a quelle reclamate il 20 ottobre – tornino a dare dignità al nostro Partito ed una prospettiva ai tanti accorsi a Genova sabato 17 novembre.
Per rilanciare una nuova stagione di movimenti il Prc deve essere però il perno pienamente autonomo, irrinunciabile e forte, di un ampio schieramento anticapitalista e di opposizione.