Pensioni

Il leader di Rifondazione, Giordano, apre sulle pensioni
UNO SCALINO E INCENTIVI: ECCO LA PROPOSTA PRC

Rifondazione scende dallo scalone. Il segretario Franco Giordano chiarisce: “Noi siamo difensori del programma perché è su quello che abbiamo ricevuto il mandato dagli elettori e lì si parla di abolizione. Però vogliamo anche trovare una soluzione, chiamerò Prodi e gli illustrerò la nostra proposta: alziamo l’età pensionabile a 58 anni e poi prevediamo un meccanismo d’incentivi per rimanere al lavoro. Con due eccezioni: i lavori usuranti e chi ha già versato 40 anni di contributi, per loro devono rimanere i 57 anni”.

(Da la Repubblica, 8 luglio 2007)

PATTO D’AZIONE TRA RIFONDAZIONE ED EPIFANI

Così ieri, al culmine della tensione, Franco Giordano e il responsabile economico del partito, Maurizio Zipponi, hanno incontrato i sindacati confederali cogliendone “un positivo scambio di opinioni”. Da più parti si dice che la responsabilità al dialogo “massima”, e i maligni già parlano di una “farsa nella quale alla fine Rifondazione cercherà di salvare la faccia a discapito dei lavoratori”. Cremaschi parla apertamente di “sceneggiata”. Domenica Giordano, intervistato da Repubblica, ha aperto per la prima volta all’ipotesi di introdurre uno scalino.

(Da Il Foglio, 10 luglio 2007)

Prove d’intesa tra Prc e Cgil
UN PATTO PER ISOLARE CREMASCHI
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Il ruolo di Cremaschi, che condiziona Cgil e Rifondazione costringendole all’inseguimento della Fiom per non essere scavalcate e delegittimate, cresce giorno dopo giorno. Ma altrettanto è cresciuta nei confronti di Cremaschi, col passare dei mesi, l’insofferenza dell’ex socialista e riformista Gugliemo Epifani e quella del Prc di Bertinotti e Giordano. Così ieri Cgil e Rifondazione sono corse ai ripari. Giordano e Epifani si sono ritrovati per fare pace dopo le critiche del segretario Cgil a Rifondazione (“A volte prende posizioni troppo radicali e settoriali, che creano un problema”) e per un abboccamento sulle pensioni, anche nel tentativo di stendere un cordone sanitario attorno a Cremaschi in nome di un patto comune che segni la fine della corsa all’inseguimento alle posizioni più estreme. Niente più che un tentativo per ora: che indica però la ricerca di un cambio di strategia che, per Rifondazione in particolare, si traduce in un’iniziativa politica di contenimento del “terremoto Cremaschi”. Il Prc, già alle prese con una drammatica crisi interna dalle conseguenze imprevedibili per il governo, considera le posizioni di Cremaschi un ostacolo rispetto ad ogni possibilità di accordo sulle pensioni: il fattore oggi di maggior rischio per la tenuta della maggioranza. Nelle ultime ore il Prc ha tentato alcune timide aperture. Il rischio di crisi “c’è”, ha ammesso Bertinotti. Ma Rifondazione teme il fantasma del ’98, quando Bertinotti fece cadere il governo Prodi. Di qui il tentativo di attestarsi, oggi, su una posizione difendibile: quella di un raccordo con la Cgil di Epifani che, prima o poi, potrebbe siglare un’intesa col governo. La conferma indiretta arriva proprio da Giorgio Cremaschi: “Se i sindacati firmano, Rifondazione ingoia l’accordo”. Perciò il leader della Fiom sta lì a sbarrare il passo, come Leonida alle Termopoli. Rifondazione, per parte sua, ha più di un motivo per cercare di aggirare Cremaschi che si presenta come “novantottista” convinto: “Mi iscrissi nel ’98 a Rifondazione, convinto che quella fosse la scelta giusta”, ha recentemente raccontato al direttore di Liberazione. Per Bertinotti il fattore Cremaschi presenta altre minacciose insidie. Attorno a Cremaschi si stanno infatti coagulando le posizioni identitarie all’interno del Prc, con l’effetto di bloccare l’intesa con la Sinistra democratica di Mussi. In prospettiva, si pone la questione del ruolo di Cremaschi al congresso del Prc del gennaio prossimo.
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(Da Europa, 10 luglio 2000)

RIFONDAZIONE TEME LA CRISI E SI TRINCERA DIETRO LA CGIL
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Sulle pensioni Rifondazione si è allineata sulla linea Mussi ufficializzando la scelta di “affidarsi alla trattativa sindacale” e di “escludere una rottura con la maggioranza come nel ‘98”. Ufficialmente ci si trincera sulla proposta Epifani di uno “scalino” a 58 anni senza automatismi. Un’ipotesi giudicata “quasi impossibile” nello stesso Prc. Che va alla “guerra” quasi disarmato. “Per la sinistra siamo alla vigilia di un Afghanistan al cubo – attacca Giorgio Cremaschi, Fiom – Rete 28 aprile – introdurre gli scalini e tagliare i coefficienti come ha fatto Padoa Schioppa nel Dpef significa fare una riforma peggiore dello “scalone” e ribaltare il programma”.
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Prodi dovrebbe presentare la sua mediazione venerdì in consiglio dei ministri. Se dovesse essere inaccettabile per i sindacati, come suggeriscono le indiscrezioni della vigilia gli scenari si fanno ancora più opachi. Il governo non cadrà subito ma è certo che la questione si affronterà a settembre, con la finanziaria alle porte, il varo del Pd, un governo sempre più logorato e lo “scalone” bene in vista. A quel punto, la sinistra sarebbe in un vicolo cieco. Per uscirne il Prc vagheggia ancora una “consultazione popolare” per decidere se restare o no al governo. Ma è certo che un nuovo ’98 terrorizza tutti i partiti. E il Prc non può sfilarsi da solo a meno di rompere anche l’unità a sinistra. Senza contare che caduto il patto con Prodi anche la presidenza della camera finirebbe nel mirino dell’Ulivo.
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(Da Il Manifesto, 12 luglio 2007)