In merito all’accordo sulle pensioni raggiunto tra Governo e sindacati, Leonardo Masella, capogruppo regionale del Partito della Rifondazione Comunista (area Ernesto) ha dichiarato quanto segue:
«E’ l’ennesimo voltafaccia del governo. Questa notte governo e sindacati hanno firmato un accordo truffa contro i lavoratori, riprendendo la pratica degli accordi di concertazione del luglio ’92 e ’93, con i quali si introdusse la vergogna del lavoro in affitto e si cancellò la scala mobile, avviando la precarietà del lavoro e distruggendo il potere d’acquisto dei lavoratori. La proposta del governo, che sostituisce lo scalone con il sistema delle quote, è peggiore della controriforma Maroni: innalza l’età pensionabile fino a 62 anni di età. E’ un crimine sociale.
Il governo Prodi ha ceduto alle pressioni della destra, dell’ala liberista dell’Unione, di Confindustria, della Banca d’Italia e delle Agenzie finanziarie dell’Unione Europea. Ha tradito il proprio programma, che conteneva l’abolizione dello scalone Maroni, e continua a deludere tutte le speranze che si erano aperte con la sconfitta di Berlusconi, facendo così crescere i consensi all’estrema destra fascista e leghista e alimentando le guerre fra poveri. E’ riuscito invece a regalare 5 miliardi di euro alle imprese con il cuneo fiscale e spende miliardi di euro per la guerra in Afghanistan. Chissà perché non vuole trovare le risorse per migliorare la vita di chi lavora, di chi produce la ricchezza reale del paese e non arriva a fine mese. Si chiedono sacrifici sempre e solo ai lavoratori. E’ una vergogna.
Rifondazione Comunista, in coerenza con tutte le deliberazioni approvate e con le dichiarazioni del segretario Giordano che proponevano anche la crisi di governo senza un buon accordo, deve non solo votare No a questa truffa e chiedere alla Cgil lo sciopero generale, ma anche ritirare la propria delegazione dal governo, per dissociare chiaramente le proprie responsabilità da quelle del governo Prodi. Solo questo restituisce dignità alla politica, può salvare il partito dalla delusione dei militanti ed elettori e la prospettiva di rinascita di una sinistra degna di questo nome ».
L’Ufficio Stampa