Caro Franco,
ti allego la lettera che ti avevo inviato per posta elettronica il 22/10/2007 nel caso che tu non ne disponga più.
Te la rimando perché contiene due proposte: avrei proprio bisogno di sapere se le conosci, cioè se le hai lette e se ti sei soffermato un momento a considerarle.
L’una riguarda la proposta di unificare in un solo partito comunista tutte e tutti coloro che si sentono comuniste e comunisti.
Il processo di unificazione dovrebbe riguardare i due partiti comunisti e mezzo (Prc, Pdci e il costituendo Pcl di Ferrando) e tutte le associazioni, i movimenti e le persone che ritengono di essere comuniste e comunisti (la Rete dei comunisti, il Movimento per l’Unità dei Comunisti, eccetera, eccetera) comprese quelle persone che potrebbero aderire persino al Pd. Il processo dovrebbe dare vita, con un Congresso costitutivo – nel quale dovrebbe realizzarsi una vera e propria fusione – al Partito Comunista in Italia (PCiI). Esso prenderebbe tutte le sue decisioni a maggioranza (difficile l’unanimità) a seconda dell’argomento in discussione senza, però, che ciò significhi che le varie maggioranze si cristallizzino in correnti permanenti, che vincolino le compagne e i compagni al parere dei loro dirigenti.
Perché una simile proposta non si può fare? Perché il compagno Bertinotti stroncò anni fa una proposta unitaria del compagno Diliberto con l’affermazione che non si possono rimettere assieme i “cocci” del passato?
L’altra proposta riguarda la legge elettorale. E’ chiaro che per noi la cosa più importante è che essa sia una legge elettorale proporzionale. Noi andiamo dicendo da tempo che una legge elettorale alla tedesca andrebbe benissimo.
Non conosco tale legge, ma so che essa prevede, pur essendo proporzionale, sia i collegi uninominali, sia lo sbarramento.
Non sarei d’accordo sui collegi uninominali perché ciò vuol dire indulgere sulla eccessiva personalizzazione: gli elettori sono chiamati a votare una persona più che un programma o un partito con un programma di lungo periodo. Ma su ciò non mi impunto.
Non sarei d’accordo nemmeno sullo sbarramento perché si tratta di una misura antidemocratica in quanto tende ad escludere delle minoranze. Essa è anche una misura conservatrice (per non dire altro) perché impedisce ad una eventuale nuova idea (non c’è sicuramente qualche possibilità che nasca un’idea migliore di quella comunista, ma in teoria dobbiamo ammetterlo) che faccia progredire l’intera società di potersi affermare: viene uccisa sul nascere! Ma anche questa misura estremamente antidemocratica e conservatrice può non essere ciò che mi impedisce di essere d’accordo.
Ciò che per me è importante e fondamentale è che ogni forza politica possa essere se stessa e che ogni forza politica possa avere una propria politica delle alleanze su programmi contingenti (di legislatura).
Perché ogni forza politica possa essere se stessa e avere una propria politica delle alleanze in presenza dell’esigenza di sapere prima del voto in quale coalizione intende entrare per poter governare l’Italia, ti avevo fatto la proposta degli apparentamenti. Si tratta di una norma che era prevista nella famigerata legge “truffa” e che potrebbe essere adattata ad una nuova legge elettorale proporzionale. Naturalmente, senza premi di maggioranza in quanto ci sarà uno sbarramento e in quanto esso altererebbe comunque il risultato elettorale.
Con questa norma si otterrebbero i seguenti risultati:
? La percentuale dei voti ottenuti riguarderebbe il gruppo dei partiti apparentati, non i singoli partiti (a meno che essi non intendano correre da soli);
? Ogni partito potrebbe essere se stesso senza nascondersi dietro simboli inventati;
? Ogni elettore sarebbe libero di scegliere il proprio partito senza essere tentato di non votare in quanto non troverebbe il proprio simbolo sulla scheda elettorale, ma un unico simbolo inventato.
Tutto questo è contrario alla nuova “soggettività unitaria e plurale”? No! Secondo me, sarebbe l’unico modo per elaborare un unico programma, unirsi e lasciare che ognuno sia se stesso. Come si fa a dire che il Prc conserva tutta la sua “autonomia politica e organizzativa” se scompare nelle schede elettorali?
E poi: in una lista unica quanti candidati dei quattro partiti verranno inseriti? E 20 candidati di una lista unica non sono solo un quarto di 80 candidati di 4 liste, che possono apparentarsi, secondo la mia proposta?
Infine, per quanto io sia del tutto contrario al bipolarismo, che tende al bipartitismo (ma perché non si rivendica, in nome della stabilità, un solo partito anziché due? Non sarebbe più semplice…?), gli apparentamenti potrebbero venire incontro anche a questa esigenza.
Caro Franco, ti prego vivamente di farmi sapere, almeno, che mi hai letto.
Ti ringrazio molto.
Cordiali saluti.
Gilberto Volta