NON SIAMO IN VENDITA

Intervento di Gianluigi Pegolo, al Comitato Politico Nazionale del PRC.

Il mio sarà un intervento molto breve perché intendo incentrarlo su un solo tema, un tema spesso dimenticato nella nostra discussione interna, ma prima ancora nella pratica del nostro partito. Mi riferisco alla questione della democrazia interna.
Siamo ad un passaggio molto difficile della vita del partito, di fronte a scelte che ne potrebbero pregiudicare l’esistenza. Io non sono d’accordo con la relazione del segretario. Penso che quell’impostazione sia sbagliata e che siano sbagliate le scelte che ne derivano.
Penso che sia stato un errore aver rinviato il congresso, che la segreteria non dovesse procedere a decisioni gravi – come quella sul simbolo, la scelta del leader e l’accordo sul programma – senza coinvolgere l’intero gruppo dirigente.
Penso che la sparizione della falce e martello dal simbolo prescelto non solo segni la rinuncia, nel nuovo soggetto, ad una limpida opzione di classe, ma che sia il prodromo della sparizione di Rifondazione Comunista come forza politica. E penso che il nuovo soggetto ( La sinistra L’arcobaleno) sia un aggregato contraddittorio, ambiguo e incapace di rappresentare un’alternativa al Partito Democratico e che – anzi – in prospettiva abbia le caratteristiche per esserne assorbito.
Il punto sul quale, tuttavia, voglio soffermarmi è il seguente: questa posizione, dichiaratamente alternativa a quella della maggioranza, ha ancora cittadinanza nel partito o viene considerata intollerabile?
Esiste ancora, insomma, la garanzia di un’effettiva agibilità politica nel nostro partito?
Quando parlo di effettiva agibilità politica – ovviamente – non mi riferisco al solo diritto di espressione di queste posizioni, ma anche alla possibilità, per chi le sostiene, di esercitare un ruolo effettivo.
Se pongo questo interrogativo è perché la segreteria nazionale, nei giorni scorsi, ci ha fatto sapere che l’area dell’Ernesto – in quanto area di opposizione – non ha diritto ad avere alcuna presenza a livello parlamentare.
Non solo, ma ci è stato anche fatto balenare la possibilità di un atteggiamento diverso se avessimo sospeso l’iniziativa di protesta che si terrà domani davanti a questa sede. Quell’iniziativa, però non ci appartiene. E’ stata promossa da compagni autoconvocati di Roma, che fanno riferimento ad aree diverse.
Ed in ogni caso noi non accettiamo ricatti. Lo vogliamo ripetere in modo pacato ma fermo: noi non siamo in vendita e non sarà la minaccia di toglierci due parlamentari che farà cambiare le nostre posizioni politiche.
Da quando è stata avanzata la proposta del nuovo soggetto politico noi abbiamo espresso un dissenso esplicito, ma tutti sanno che per questo non abbiamo mai fatto venir meno la nostra solidarietà, specie nei passaggi difficili a livello parlamentare.
Credo che ogni discriminazione nei nostri confronti segnerebbe il venir meno di elementari garanzie democratiche. Né accettiamo la protervia di una maggioranza che si arroga il diritto di distinguere fra minoranze buone e cattive.
Per questo chiedo a questo Comitato Politico Nazionale di farsi garante del pluralismo interno, che dovrebbe essere tutelato dal nostro statuto, ma che – in ogni caso – costituisce in qualunque corpo politico la condizione fondamentale per il mantenimento di un impegno comune.