Si è concluso il 13 Luglio a Milano il Congresso Provinciale del PRC. La prima annotazione va ad un certo disorientamento che si è manifestato tra i partecipanti ai congressi, ma che è presente anche tra coloro che ai congressi non sono neppure voluti andare, come testimonia il caso dei due circoli nel milanese che hanno rifiutato di convocare le loro assemblee congressuali, e i molti compagni che ai congressi si sono astenuti.
La mozione 1 di Ferrero raccoglie circa il 53 % dei voti, la mozione 2 si attesta attorno al 24 %, la nostra al 12,7, la mozione 4 al 7,2 e la 5 al 2,3.
Il dato però più sconvolgente è che sia lo svolgimento del congresso che il suo epilogo, con la mancata elezione del segretario di federazione ( prevista fino al giorno prima del congresso) dovuta a contraddizioni interne alle 4 componenti del documento 1, si sono svolti come se fossimo in una situazione “normale”.
La doppia crisi che sta attraversando il nostro partito sia interna che esterna ( rapporto con la società e la nostra base sociale) non hanno avuto risposte adeguate e sono rimaste sullo sfondo della discussione.
Così se dalla mozione Vendola ci siamo sentiti riproporre esattamente la linea che ci ha portati al disastro attuale, da parte dei compagni del documento 1, autorevolmente rappresentati dalle conclusioni svolte dal compagno Ferrero, sono venuti ammiccamenti un po’ furbeschi tesi a captare la benevolenza degli altri documenti, ma fondati sulla riproposizione della linea precedente ferma solo un passo prima del soggetto unico della sinistra.
Ci sono state riproposte, quindi, la ”innovazione”, la sinistra europea, un concetto di “apertura” del partito e delle liste elettorali che pare quasi riproporre una sorta di sinistra plurare sotto il “marchio” della lista del PRC, tutto questo spruzzato da un richiamo al ritorno nella società ed al conflitto sociale che da soli non bastano a rispondere alle due crisi che sta attraversando il nostro partito.
In particolare il richiamo al valore del simbolo e del nome, della tanto vituperata identità, lascia da un lato perplessi perché non era contemplato, in quei termini, nelle coordinate politiche del documento 1 all’inizio del congresso ( anzi lo stesso Ferrero precisava al cpn che si doveva ripartire dal PRC ma da quello di dopo il 2000 ) e ripescato ora a fine congresso quando non si hanno i numeri per vincere suona un po’ strumentale, ma soprattutto dall’altro lato perché è stato richiamato non tanto per il suo valore politico, storico e di strumento di pensiero politico, ma in quanto necessità astratta di avere una simbologia( persino Bossi ha dovuto inventarsi il dio po e la padania), per parlare alla “pancia” della nostra base sociale ( badate bene alla pancia non al cervello ), perché anche le ultime elezioni hanno dimostrato che simboli nuovi non funzionano, sembra cioè più una scelta basata sulla”utilità” che sulla convinzione politica.
Tutto questo culmina alla fine in una proposta di gestione unitaria del partito, in particolare rivolta alla mozione 2, che non si capisce a quale linea politica possa realmente portare, in sostanza si dice non avete avuto il 51% per cui rinunciate al soggetto della sinistra dopodichè gestiamo assieme il partito, come se l’unico nodo di differenza fosse quello, e una volta tolto di mezzo su tutti gli altri aspetti della linea politica vi sia una ampia convergenza ( e questo ripropone la riflessione che il nostro documento ha fatto all’inizio del percorso congressuale. E cioè che nella impostazione politica di fondo i doc 1 e 2 sono affini).
Per Milano la conclusione di questo congresso ripropone il problema che chi ha detenuto il potere in Federazione fino ad ora, gestendolo in maniera proprietaria ed escludente, malgrado la finzione di una segreteria allargata alla ex 2, si ripropone unilateralmente come candidato unico alla segreteria ( pur non avendo neppure il completo appoggio degli appartenenti al suo documento).
Gli stessi che sono stati accusati da molti circoli di essersi disinteressati gravemente del territorio, fatto salvo imposizioni dall’alto per partecipazioni obbligate a giunte che decidevano per cementificazioni e megastore, riduzione dei servizi sociali e tutto ciò che di meglio ci propinano al giorno d’oggi il PD e le varie giunte di centrosinistra, si ripropongono ancora come nuovo gruppo dirigente.
Per questo tale proposta è per noi inaccettabile, come è inaccettabile che, come già accennato, si sia deciso, per contraddizioni interne al documento 1. di rinviare di 2 mesi l’elezione del segretario e della segreteria, a settembre inoltrato, lasciando la Federazione di Milano nelle condizioni già pietose in cui versa, senza un responsabile politico, votando invece nel congresso un organismo raccogliticcio ( e non previsto dallo statuto ) che dovrebbe gestire la parte estiva ( luglio, agosto , inizi settembre) di una verifica politica con la giunta provinciale di centrosinistra di Penati ( con l’autorevolezza e la credibiltà che ognuno di voi può immaginare) per essere poi sostituito nella conclusione della stessa dal segretario e dalla segreteria eventualmente eletti a settembre.
Una verfica che sarebbe stata necessaria almeno già da un anno, e che improvvisamente non può aspettare di essere aperta a settembre con segretario e segreteria in carica.
Per quanto riguarda un bilancio dell’andamento del congresso della federazione di Milano occorre dire che il documento 1 è riuscito a superare la soglia del 50% anche grazie all’utilizzo della leva del voto utile e del pericolo “scioglimento del Partito”, racimolando voti spesso poco convinti sui contenuti e la proposta politica e di progetto del documento Ferrero Mantovani Grassi, operando in maniera diffusa, e quindi meno appariscente del caso “Reggio Calabria” una raccolta di nuovi tesserati per esempio organizzati da funzionari sindacali che hanno coinvolto i loro sottoposti (vedi caso circolo Enti Locali) da questo punto di vista a Milano non vi sono state grandi differenze tra il documento 1 e 2.
Positivo invece il lavoro politico svolto da più di 20 presentatori del nostro documento, tra cui alcuni compagni che avevano votato il documento 1 nello scorso congresso. Alcuni compagni nei circoli, pur votando il documento 1 convinti di dare il “voto utile”, ci hanno in seguito contattato apprezzando la proposta di avviare una ricomposizione della diaspora comunista, attuabile attraverso il rilancio del conflitto sociale a partire dai temi del lavoro. Continueremo nel nostro progetto, sicuri che sia l’unico possibile, a Settembre, comunque finisca questo pessimo congresso che, se possibile, è riuscito a dare un ulteriore pesante colpo alla credibiltà esterna del nostro partito.