Nella solitudine delle fonderie

La situazione nelle fonderie medio-piccole, anche nell’era della new economy, è certamente critica; i lavoratori si trovano ad affrontare ogni giorno svariate situazioni di rischio dovute alla mancanza di sicurezza, le cui cause sono molteplici: l’età degli impianti, che sono vecchi e ai quali viene fatta pochissima manutenzione ed il continuo abbassarsi del livello di professionalità degli operai dovuto a condizioni di lavoro molto dure (lavori manuali faticosi, fumo, macchinari non perfettamente funzionanti), per cui i lavoratori con esperienza vanno a lavorare dove sono più pagati e dove ci sono più sicurezze. Dimostrazione eclatante delle condizioni di lavoro è l’episodio accaduto alla “Ruote Marchesini s.r.l.” il 12 settembre scorso; un operaio addetto alla manutenzione è stato investito dall’esplosione causata dai lavori di saldatura che stava eseguendo in una zona adibita a stoccaggio di materiale di varia natura, certamente anche infiammabile, subendo gravissime ustioni.

Un altro grave problema è l’atteggiamento passivo, a volte contrario, dei lavoratori rispetto alle rivendicazioni sindacali, sino al punto che durante le agitazioni per il rinnovo del contratto molti operai non vi hanno aderito e alcuni, anche rappresentanti sindacali, hanno fatto dello straordinario per recuperare il lavoro non portato avanti dai pochi che hanno scioperato. C’è una totale sudditanza al datore di lavoro che può chiedere e fare, tranne in qualche raro caso straordinario, il bello e il cattivo tempo spostando i dipendenti da una parte all’altra dello stabilimento, usando in modo incontrollato lo straordinario, con punte di dodici ore al giorno (ma qui c’è anche il benestare, a volte la richiesta, degli stessi operai) e l’utilizzo di macchinari non a norma.

E tutto questo passa come se fosse una cosa normale! Senza la minima protesta, anzi i controlli che vengono fatti dalla Asl, oppure le visite mediche, non vengono considerati come necessari alla sicurezza, ma un impedimento al lavoro.

Tutto questo è conseguenza anche all’atteggiamento dei sindacati, quasi, se non del tutto, inesistenti nella piccola industria, che in pochi anni, con la concertazione, hanno fatto mancare molte certezze: dalla sicurezza del posto fisso (quasi la totalità delle assunzioni sono a tempo determinato, o addirittura lavoro interinale), alla pensione. Hanno ridotto il potere di acquisto dei salari, tutto in nome di una maggior competitività e della riduzione del costo del lavoro, cercando una maggiore occupazione che ancora non si vede.

L’unica via per combattere questo sistema è quella di tornare ad una lotta di classe che restituisca i diritti alle classi deboli e per farlo ci vuole una maggiore unità nella sinistra sindacale: da Alternativa al sindacalismo autonomo, bisogna lasciar perdere gli orgogli di parte e lottare negli interessi dei lavoratori.