Lettere di proteste inviate a Liberazione

Dal sito dell’Ernesto:

Giù le mani da Falce e Martello
di Ciro Risolo – circolo Che Guevara – Roma
su L’ERNESTO del 06/02/2008
Gentile Direttore,
con sgomento apprendo la proposta della cancellazione del nostro
simbolo alle prossime elezioni. Questo è solo un primo passo verso la
cancellazione permanente. Vorrei rivolgermi ai dirigenti che hanno
avuto questa idea nefasta.
Poco importano certe rassicurazioni, certe belle parole, ormai non ci
crediamo più. Non crediamo più a chi ha sposato la teoria del
“novecento fucina di
intellettuali morti non solo fisicamente”, non crediamo a chi sposa
certi racconti su Venezuela e Cuba con occhi molto
“occidental-borghesi” piuttosto che con un’analisi (gramsciana?) dello
“stato dell’arte”, non crediamo più a chi in nome di una “socialismo
di sinistra” (che non è si badi il socialismo di sinistra a cui pur si
devono grandissime intellettualità) ci propina cambi di direzione
repentini quasi mai coerenti con le affermazioni di facciata che pure
si fanno continuamente, non crediamo più a chi continuamente decide le
sorti del Partito senza tenere più conto delle iscritte e degli
iscritti, non crediamo più a chi ha rimandato un congresso con
motivazioni davvero banali.
Qui non solo si mette in discussione il modus operandi di un partito
Comunista, cosa anche legittima se però si mette in condizione la base di
“scegliere”, di controproporre. Ora si sta mettendo in discussione la
Storia del movimento Comunista Italiano, le lotte, le intellettualità
di Gramsci, Togliatti, Di Vittorio.
Quesi simboli, la falce ed il martello, l’incontro tra il mondo
operaio e quello contadino che hanno significato e che significano
tanto, molto…a volte troppo per ognuno di noi compagne e compagni di
base.
In un momento storico dove il movimento Comunista è più che mai
demonizzato l’attacco più duro sferrato a tale movimento parte dal suo
interno, dai suoi dirigenti, dai suoi “uomini” di sottogoverno.
A cosa porterà questo rincorrere quei dirigentucoli che fecero la
Quercia e che oggi plaudono a questa rifondazione Comunista come il
vero modello di quel progetto?
Ecco gentile direttore, lo sgomento si trasforma in rabbia, in delusione,
ma non è un atto di resa. Ho la sensazione che come me, tante/i
compagne/i, saranno la vostra spina nel fianco, il vostro grillo
parlante, il vostro specchio
verso cui proverete vergogna riconoscendo i vostri lineamenti.
Mai permetteremo la liquidazione del progetto della rifondazione
Comunista, mai questo sarà possibile fino a quando un filo di voce ci
sosterrà, un foglio di
carta si farà violentare dalle nostre penne, uno sguardo riuscirà a
farvi vergognare del vostro “dirigismo”, del “cretinismo
parlamentare” (leninisticamente parlando) che pure ha attecchito su
molti.
————————————————————————

no alla liquidazione del partito
di circolo di San Sebastiano al Vesuvio (Na)
su L’ERNESTO del 06/02/2008
La scelta di andare ad elezioni con una lista unica ed un simbolo che
non prevede falce e martello ci indigna sia per le conseguenze che essa
comporta sia per le modalità con le quali essa è stata adottata. Questa
decisione non soltanto liquida de facto l’esperienza di Rifondazione
Comunista ma sancisce la fine dello strumento principale di democrazia
all’interno di un partito: il congresso. E’ soltanto attraverso un
congresso che si può stabilire se un partito si debba sciogliere in una
lista con altri partiti o debba rinunciare ai suoi simboli. Noi ci
opponiamo fermamente alla cancellazione del *nostro* *partito*, preludio
alla scomparsa di una autonoma forza comunista nel nostro Paese. Noi ci opponiamo fermamente a questo suicidio politico, storico e morale.

Eugenio Giordano
Franco Romano
Eduardo Zanga
Marta Liberto
Laura Petrone
Ciro Testa
Luigi Papa
Domenico Giordano

—————————————————————————-

VERGOGNA! VERGOGNA! E POI ANCORA VERGOGNA!
di Giancarlo Alonzo Consigliere comunale PRC Pineto
su L’ERNESTO del 06/02/2008
Neppure il padrone di un’azienda privata si sognerebbe di cambiare la ragione sociale senza una decisione assunta insieme con gli altri soci.
Sarebbe oltre che scorretto anche illegittimo. A meno che non si tratti di una ditta individuale.
Quello che sta succedendo dentro Rifondazione Comunista dal congresso di Venezia in poi ha il sapore della farsa e della tragedia allo stesso tempo.
Quelli (la maggioranza bertinottiana) che hanno sbagliato tutto, hanno portato il Partito ad una divisione interna senza precedenti nella storia dei comunisti italiani e al rischio davvero minaccioso di un declino irreversibile non accennano una benchè timida autocritica (categoria etico politica desueta per i modernisti movimentisti).
E già questo è di per sè molto grave, segno di presunzione di onnipotenza.
Quel che è peggio è che ora tentano l’affondo definitivo.
Innamorati di Mussi e di Pecoraro (come ieri lo sono stati di Veltroni e di Prodi) si presentano alla riunione con costoro con le manette ai polsi e il cappello in mano, pronti a rinnegare il simbolo glorioso dei lavoratori.
Magari chiedendo oggi come contropartita la leadership per l’immancabile e immarcescibile Faustino, come ieri fu iscritto d’ufficio il nostro Partito al club governista in cambio della presidenza della Camera.
Posso dirlo, anzi gridarlo, senza freni inibitori?
VERGOGNA!
VERGOGNA!
E POI ANCORA VERGOGNA!
Potrei sapere quale colpa dobbiamo scontare noi comunisti per dovere sempre difenderci da questi indefessi liquidatori?
Ieri Occhetto-Mussi, oggi Bertinotti-Giordano…la musica è sempre la stessa.
E’ mai possibile che quando uno non si sente più di appartenere alla famiglia comunista debba pretendere di demolire la casa di proprietà della famiglia invece di andarsene in punta di piedi, pentito e contrito dei peccati comunisti di gioventù?
Dobbiamo riconoscere ai vari Giuliano Ferrara, Adornato, Bondi e a tutti gli ex comunisti che oggi militano nel partito degli affari berlusconiani una onestà che non possiamo invece accreditare ai demolitori di turno: nessuno di loro ha mai preteso di cambiare simboli e identità agli altri comunisti. Se ne sono andati in ordine sparso trotterellando verso le sconfinate praterie del liberismo e della fede vaticana senza rompere le balle a noialtri che comunisti eravamo e comunisti vogliamo restare dentro la casa che faticosamente ci siamo costruiti.
Se Giordano e soci (quanti? quali?) vogliono disfarsi di falce e martello procedano alla consultazione degli iscritti come deciso dal CPN di dicembre.
Cosa andremmo a decidere al congresso autunnale? La ratifica di scelte fatte in perfetta solitudine dal segretario?
—————————————————————————-

La scelta irreversibile di Giordano
di Francesco Rozza, CPF Caserta del PRC.
su L’ERNESTO del 06/02/2008
La scelta irreversibile di Giordano

“Abbiamo deciso di presentare un’unica lista e un unico simbolo” ha affermato Giordano dopo la riunione del vertice della Sinistra-Arcobaleno di questo brutto pomeriggio di martedì 5 febbraio. In verità già alcune ore prima, in una conferenza stampa a Montecitorio, aveva dichiarato la stessa cosa, provocando immediate reazioni di netta contrarietà di tanti compagni dirigenti nazionali. Voglio far sapere a Liberazione, alla segreteria del PRC e a tutti i compagni che anch’io sono profondamente contrario alla decisione adottata dal vertice della “cosa rossa” oggi con il contributo determinante del nostro segretario nazionale. Lo voglio scrivere visto che non sono stato interpellato. E vorrei che tutti i compagni che come me non sono stati interpellati potessero avere l’occasione di far sapere come la pensano. Mi farebbe piacere sapere se quelli che non hanno avuto la possibilità di farsi sentire, e credo che essi siano più del 95% , pensano che si possa rinunciare al nostro nome e al nostro simbolo in una consultazione politica quale quella cui saremo chiamati ad aprile. Giordano non aveva avuto nessun mandato in proposito. Nemmeno dalla Direzione nazionale, che si è riunita solo pochi giorni fa. D’altronde per una decisione del genere, l’abbandono del nome e del simbolo comunista, i cui effetti potrebbero essere devastanti per il PRC, si sarebbe dovuto pronunciare tutto il Partito. Solo un congresso avrebbe potuto legittimare tale scelta. Invece Giordano non solo ha liquidato la falce e il martello, ma ha aggiunto anche che questa “è una scelta irreversibile”. Irreversibile significa che non si può cambiare in nessun modo, significa che se anche il 99,9% degli iscritti sarebbe in totale disaccordo, non è più possibile tornare indietro.
Irreversibile. Così ha detto Giordano.
——————————————————————————–

contro qualsiasi ipotesi liquidatoria del nostro partito e dell’esperienza comunista
di Giacomo Piegentili Segretario del Circolo di Fermo
su L’ERNESTO del 06/02/2008
Caro Compagno Segretario,
ho letto con stupore le tue dichiarazioni in cui riferisci che il nostro partito si presenterà alle prossime elezioni politiche all’interno di una lista unica insieme agli altri partiti della sinistra e con un simbolo unico in cui la falce ed il martello sono destinati a scomparire. In quelle stesse dichiarazioni, più volte, ti richiami a fondamentali esigenze di discussione e di partecipazione sia con riferimento alla dedinizione del programma che con riferimento alla individuazione delle candidature. Non credi che quelle esigenze di discussione e di partecipazione avrebbero dovuto essere applicate anche con riguardo alla decisione di abbandonare i nostri simboli e a quella di scioglerci in un nuovo soggetto? Non credi che la discussione e la partecipazione, lungi dall’essere partole vuote, debbano rappresentare una pratica ed un modo di agire che deve ispirare ogni momento della vita di un partito, finanche quello della sua morte? Rivolgo queste domande a te, a coloro (spero pochi) che condivideranno le tue dichiarazioni e a quelli (spero molti) che non saranno affatto d’accordo. A questi ulttimi rivolgo l’invito di far sentire forte la loro voce e di impegnarsi contro qualsiasi ipotesi liquidatoria del nostro partito e dell’esperienza comunista.
Saluti sinceramente comunisti.
————————————————————————–

Che il potere torni al popolo degli iscritti
di Enrico Mandelstam membro del direttivo del Circolo “Karl Marx” Londra
su L’ERNESTO del 06/02/2008
Cari compagni e compagne,

le dichiarazioni di oggi di Giordano che andremo alle elezioni senza il nostro simbolo – la falce ed il martello – dimostrano quanto ormai autoreferenziale ed arrogante sia diventata l’attuale dirigenza del nostro Partito.

Visto che il Partito – tutto il partito e non solo gli organismi dirigenti di una ex maggioranza – non ha mai preso tali decisioni, visto che io non sono iscritto a nessun arcobaleno e tanto meno penso di iscrivermici, visto che nello statuto del mio partito si dice che il simbolo è quello della falcemartello, dichiaro fin da oggi che riterrò illegale qualsiasi tentativo di annullamento del simbolo senza una formale e capillare consultazione degli iscritti, che non ubbidirò a nessuna decisione elettorale presa senza consultare tutto il partito, e che se questo non dovesse avvenire voterò e farò votare per qualsiasi partito si presenterà alle elezioni con il simbolo dei comunisti.

Invito gli iscritti al Circolo ed al partito alla mobilitazione
——————————————————————————–

Per il comunismo!
manifestiamo a Roma
di Giovanni Caggiati – Parma
su L’ERNESTO del 06/02/2008
Contro lo scippo del simbolo storico dei comunisti (e dei socialisti) attuato da Giordano e Bertinotti, senza che siano venute meno le condizioni storiche per la sua sussistenza, rendiamo visibile la protesta manifestando a Roma in viale del Policlinico di fronte alla sede nazionale del partito e occupando alcune Federazioni provinciali.
————————————————————————

mantenere il simbolo comunista
di Franco Gavina Segretario Circolo Prc Borgo Panigale – Bologna e capogruppo Prc al consiglio di quartiere di Borgo Panigale
su L’ERNESTO del 06/02/2008
Cari compagni,
mi trovo nella condizione di scrivere una lettera aperta al compagno Diliberto.
Non al segretario del mio Partito quindi. Sono nel Prc dalle sua fondazione, ma in buona sostanza, dato che il mio Partito ha scelto ( chi ? dove ? ) di non presentare la falce e martello alle prossime imminenti elezioni, mi trovo costretto a confidare in lui, che cerca di mantenere il simbolo comunista nella scheda elettorale, e non solo.
Spero vivamente che porti fino in fondo questa battaglia, sino alla presentazione di una lista comunista autonoma, che sono sicuro, raggiungerebbe il quorum e che senza dubbio avrebbe il mio (e non solo il mio) voto.
Saluti Comunisti
————————————————————————–

rilancio dell’autonomia comunista
di Carmine Cogliano Federazione Provinciale PRC di Avellino
su L’ERNESTO del 06/02/2008
Ormai è un dato di fatto si andrà a votare, si dice probabilmente, intorno alla metà di aprile e la cosa più grave è che si andrà al voto con questa “porcata” o “porcellum” di legge elettorale.
Una legge che ha costretto nella scorsa campagna elettorale il centro sinistra per una questione, soprattutto, di quorum ad alleanze, eterogenee definite, usando un termine oggi di moda, “coatte”, con i risultati catastrofici che tutti i cittadini hanno potuto constatare nella breve vita del governo Prodi, con l’atto finale dell’affondamento di questo esecutivo da parte di “voltagabbana” da sempre avvezzi più agli interessi propri e della loro “casta” che non a quelli della collettività.
Certo per evitare ciò bisognava cambiare questa legge, ma i giochi di potere di “questa” politica, fatta di politicanti, ne hanno impedito una nuova stesura.
Oggi, l’italia che produce, e non mi riferisco agli imprenditori, agli industriali o agli uomini “in giacca e cravatta” ma agli operai,a chi lavora otto ore per produrre ricchezza per altri, a chi usa la tuta da lavoro per 300 giorni all’anno, questa italia è stanca di questa politica, è stanca del populismo di Berlusconi come del moderato riformismo attuato dal vecchio governo.
Allora oggi bisogna dare certezze a queste classi sociali e questo lo si fa non certamente costruendo un nuovo “partito” della sinistra ma ritessendo una maglia che dia forza e nuova linfa al percorso di una società che veda, ascolti e risolva le questioni, oggi disattese, dello stato sociale e del vivere giornaliero di milioni di persone che chiedono “dignità” nello scorrere della propria esistenza.
Questo si può certamente costruire con una sinistra antagonista, alternativa, e di base ma che sia una sinistra “comunista” e “proletaria”.
Possiamo, anzi dobbiamo, auspicarci per queste elezioni una sinstra unita ma non si può prescindere dall’autonomia di ogni suo pezzo.
Non possiamo mettere in discussione, come oggi stanno facendo i vertici di Rifondazione, la presenza nel suo simbolo di tutte le forze che la compongono.
La nostra non è una mera rimostranza “nostalgica” ma è la sintesi di un ragionamento compito, un ragionamento che dalla sua analisi ci parla di una classe sociale che chiede di non essere “abbandonata” partendo dal simbolo.
Un simbolo che racchiude ottant’anni di lotte e anche di conquiste non può essere messo in soffitta per far spazio ad una sinistra “generica” per non offendere la sensibilità di qualche “commensale” di questa casa.
Restiamo contrari a soluzioni liquidatorie ragionate per scopo elettoralistico e pensiamo che queste pulsioni revisioniste debbano essere marginalizzate o quanto meno che questa discussione venga posta all’ordine del giorno del nostro congresso quindi è chiaro che oggi e per noi anche domani i nostri simboli debbano comparire in qualsiasi lista elettorale si voglia mettere in piedi.
Possiamo anche ragionare sulle forzature “elettoralistiche” che questa legge elettorale ci impone ma non accettiamo, e su questo ci batteremo, che una decisione presa esclusivamente dai vertici del partito ci impongano un tesseramento ad un nuovo soggetto politico e l’abiura di un simbolo come “la falce e martello”, ritendo che in questo modo non solo si attui il percorso del superamento di rifondazione comunista ma che la cancellazione di questo simbolo come degli altri porterà al tracollo elettorale delle stesse sinitre.
Quindi condanniamo aperamente le dichiarazioni, ultime, di Giordano che viaggiano proprio in questa direzione: “insieme in una lista unica con un suo segno grafico”, “una scelta irreversibile” ed a queste dichiarazioni noi rispondiamo che con determinazione attueremo una battaglia volta al rilancio dell’autonomia comunista, ribadendo che l’unica sede dove si può decidere della vita o della morte della rifondazione comunista è nel suo congresso nazionale.
————————————————————————-

Al Seg. Nazionale Franco Giordano e a Liberazione.

Come segretario del circolo universitario “ Mario Rovinetti” di Bologna, io non ci sto, ad andare alle elezioni senza il simbolo che, da oltre un secolo, contraddistingue il mondo del lavoro e le sue lotte.
Per noi la Falce ed il Martello non sono solo simboli, ma in essi vivono le nostre lotte.
Riteniamo inoltre, che le posizioni assunte dal gruppo dirigente siano sempre più in contrasto con la volontà della base, che viene costantemente estromessa da tutte le decisioni.
Un gruppo dirigente ed un segretario, dovrebbero essere la voce dei propri iscritti!
Con la scusa dell’unità a sinistra, che per noi è fondamentale ma deve essere costruita sui contenuti, state liquidando il nostro Partito e la nostra organizzazione, ed ora volete darci il colpo di grazia…
Questo colpo di grazia però, oltre a produrre gravi conseguenze sul piano elettorale, significherebbe anche un passo indietro per i soggetti deboli che vogliamo e dobbiamo difendere, come i migranti, i precari e gli studenti.
Comunisti sempre!

Un orgoglioso saluto a pugno chiuso e a testa alta, da
Matteo Meogrossi – Segretario del Circolo Universitario del Prc “Mario Rovinetti” – Bologna
——————————————————————————

Dal sito www.esserecomunisti.it:

Democrazia, partecipazione, Occhetto.
di Bianca Bracci Torsi *
su redazione del 05/02/2008
Caro direttore,
sono letteralmente esterrefatta dalle dichiarazioni di Franco Giordano.
A che titolo il segretario di un Partito che ha nel suo DNA la democrazia interna e la partecipazione può andare all’incontro con la Sinistra Arcobaleno con la proposta di una lista unica e di un unico simbolo, quello della Sinistra Arcobaleno, che racchiude i simboli della Sinistra Democratica di Mussi e dei Verdi ed esclude la falce e martello che rappresenta i due partiti maggiori della futura coalizione?
E non è in contraddizione con la ripetuta affermazione di arrivare a un accordo programmatico prima di parlare di nomi, la proposta della candidatura del compagno Bertinotti?
Quale organismo dirigente ha discusso e votato, quindi deciso, queste “proposte del Prc” che tutti abbiamo appreso da mezzi di stampa?
Quelli che, come me, vengono dal PCI, ricordano le dichiarazioni di Occhetto sapute nello stesso modo, con profonda tristezza.
E pensano che non basta il rifiuto dello stalinismo perché un Partito sia democratico e i suoi militanti partecipi delle decisioni.

* Direzione nazionale Prc
Responsabile naz. Memoria e Antifascismo
Fondatrice del Prc nel ’91

La paura delle differenze incrina l’unità
di Marco Sferini *
su redazione del 05/02/2008
In seguito alle dichiarazioni del segretario del Prc Franco Giordano sul contrassegno elettorale proposto da Rifondazione Comunista alle elezioni politiche, compagne e compagni protestano.
Caro compagno Segretario,
ogni cosa ha un suo valore, un senso se giustamente collocata in un ambito e in un tempo. Così è anche per le simbologie. Il dibattito sulla presenza o meno della falce e martello sul simbolo unitario della sinistra non è un mero capriccio feticista. Non si tratta di aggrapparsi ad un rimasuglio del passato, ma ad una precisa identità che, storicizzata ha pregi e difetti, che attualizzata può avere e deve avere ancora un valore di merito e di rappresentanza.
La paura delle differenze all’interno della sinistra non è un elemento di solidità. Anzi, mostra una fragile base di appoggio per il futuro.
Vorrei poter rassicurare Mussi: lui ha tutto il diritto di dirsi socialista e riformista. Io gli chiedo di rispettare il mio diritto, anche di elettore, di potermi dire e di poter votare comunista pur in una alleanza che, ad onor del vero, per ora è molto eterogenea in quanto a programmi e prospettive.
Un fraterno saluto.

* della segreteria provinciale del PRC di Savona

Voglio il mio simbolo
di *
su Liberazione del 05/02/2008
Lettera a Liberazione
Caro direttore,
sono d’accordo con l’intervista del 3 febbraio a Claudio Grassi su “Liberazione” “No a un solo simbolo”. Non voglio rinunciare, caso Mussi, al mio simbolo con falce e martello, come pure alla tessera di appartenenza. Che poi alla fine i 4 gruppi politici con ognuno il proprio simbolo, si raggruppino e lo chiamino Gruppo Arcobaleno o Gruppo di Sinistra, mi può stare anche bene. Cari compagni dirigenti del Prc, non dobbiamo correre il rischio di andare a un confronto elettorale senza il nostro simbolo. Andiamo velocemente anche a discussioni nelle sedi dei circoli, non solo ai Comitati politici federali: ci dobbiamo allargare agli iscritti per la discussione. Non che lo si decida per tutti.
* Franco Vellani Carpi (Mo)

Grazie per l’ottimo esempio di democrazia partecipativa!
di Roberto Di Fede *
su redazione del 05/02/2008
In seguito alle dichiarazioni del segretario del Prc Franco Giordano sul contrassegno elettorale proposto da Rifondazione Comunista alle elezioni politiche, compagne e compagni protestano.
Leggo sull’ANSA che il Segretario nazionale di quello che è anche il mio partito dichiara, senza aver avuto neanche il buon gusto, non dico l’obbligo morale, di consultare gli organismi dirigenti nazionali del partito, che alla prossime elezioni politiche non ci sarà più il simbolo del PRC. Esprimo totale dissenso, dolore e rabbia nei confronti di chi, con la ragione della forza datagli dal suo ruolo nazionale, fa scempio della decantata partecipazione e tenta di imporre il suo pensiero a quanti, come il sottoscritto, hanno lavorato e lavorano quotidianamente e attivamente nel PRC, alla costruzione di una società più democratica, giusta, solidale, equa.
Vi informo che, con profonda determinazione, lotterò fino all’ultimo secondo utile affinché in questo partito possa ritornare la democrazia e le scelte politiche fondamentali siano assunte dagli organismi dirigenti che, a tutti i livelli, hanno il diritto/dovere di contribuire a costruire la linea politica.
* Prc Marche

Siamo comunisti con la falce e martello
di Pablo Genova *
su redazione del 05/02/2008
In seguito alle dichiarazioni del segretario del Prc Franco Giordano sul contrassegno elettorale proposto da Rifondazione Comunista alle elezioni politiche, compagne e compagni protestano.
Caro Sansonetti,
apprendiamo che il nostro segretario generale afferma che si può andare alle elezioni con una lista senza falce e martello.
Riteniamo questa scelta profondamente sbagliata, non solo perché per noi il comunismo è qualcosa di profondamente attuale, vivo, pieno di idee e di lotte da portare avanti con fermezza e coraggio, ma anche perché questa scelta apre la via a compromessi senza principi, ad una grave deriva moderata e governista del nostro partito.
Infatti chi ci vuole privare del glorioso simbolo della falce e martello sono proprio le forze della sinistra moderata che vogliono mantenere un rapporto di alleanza a tutti costi col Partito Democratico e sarebbe un grande errore inseguire a tutti costi queste forze: ciò porterebbe alla definitiva archiviazione di ogni possibilità di reale trasformazione della nostra società.
Dietro al simbolo ed insieme col simbolo ci sono idee, persone e lotte, non dimentichiamolo mai.

con saluti comunisti, Pablo * giovani comunisti PRC Pavia

Arcobaleno fai da te
di Elena Ulivieri
su redazione del 05/02/2008
In seguito alle dichiarazioni del segretario del Prc Franco Giordano sul contrassegno elettorale proposto da Rifondazione Comunista alle elezioni politiche, compagne e compagni protestano.
Cara Liberazione,
in Toscana si dice: “Allora fòo”. Significa, letteralmente, “allora fuoco” e si usa quando si è particolarmente stupiti, spesso in senso negativo, da una notizia o da un fatto.
Il fatto (o la notizia) è che il nostro segretario si reca ad una riunione con le altre forze della sinistra dichiarando che la nostra posizione non è quella di andare alle elezioni con la falce e martello, ma con l’arcobaleno, segno che contraddistingue Verdi e Sd.
Ho l’impressione che Franco Giordano abbia perso la cognizione della realtà. Dopo il rinvio del congresso anche l’abbandono del simbolo! Da comunista e iscritta esprimo tutta la mia contrarietà a questa opzione.
I “perché” e i “cosa farei” vorrei poterli dire in occasione di una consultazione interna, senza sentirmi costretta a scrivere lettere al quotidiano di partito per dire quello che penso.

Saluti comunisti
Elena* circolo Prc “Franco Bertini” Ponte a Egola (PI)

No alla cancellazione dei simboli del lavoro
di Giuliano Ezzelini Storti *
su redazione del 05/02/2008
In seguito alle dichiarazioni del segretario del Prc Franco Giordano sul contrassegno elettorale proposto da Rifondazione Comunista alle elezioni politiche, compagne e compagni protestano.
Cara Liberazione,
esprimo tutto il mio dissenso per la ventilata ipotesi, sostenuta dal nostro segretario Nazionale Franco Giordano, che il simbolo della falce e martello non compaia, come nostro vessillo, sulla scheda elettorale.
Primo perché il nostro elettorato non lo capirebbe; secondo perché penso, statutariamente parlando, che dovrebbero essere gli iscritti e le iscritte del nostro partito a doverlo decidere.
Come lavoratore, poi, rifiuto categoricamente che i simboli che mi hanno rappresentato nella storia si possano cancellare per accontentare chi, fino all’altro ieri, riteneva giusta la svolta della Bolognina (e forse lo ritiene ancora!).

* Segretario PRC Circolo “Clemente Lampioni” di Recoaro Terme(VI)
operaio tessile-abbigliamento

soggetti all’interno della sinistra si rispettino
di Claudio Buttazzo *
su redazione del 05/02/2008
In seguito alle dichiarazioni del segretario del Prc Franco Giordano sul contrassegno elettorale proposto da Rifondazione Comunista alle elezioni politiche, compagne e compagni protestano.
Cara Liberazione,
scrivo per esprimere la mia ferma contrarietà all’eliminazione della falce e martello dal simbolo elettorale della sinistra arcobaleno. Sarebbe un precedente gravissimo. Siamo nel 40ennale del ’68. I bulldozer della reazione liberista sono in azione con tutta la loro ritrovata potenza per demolire quell’anno glorioso di lotte e di conquiste di civiltà e di libertà, che segnò una svolta di progresso nella storia del mondo. Vogliamo dare una mano a queste forze, cancellando anche il simbolo della storia del movimento operaio?
Si faccia la lista unitaria della sinistra. E’ una scelta che condivido. Alla base di questa scelta, però, vi deve essere il reciproco rispetto e riconoscimento delle proprie storie e dei propri riferimenti ideali. Io rispetto Mussi e Pecoraro Scanio. Loro rispettino me.

* Bologna

Mi riconosco nel simbolo degli operai
di Kiwan Kiwan *
su redazione del 05/02/2008
In seguito alle dichiarazioni del segretario del Prc Franco Giordano sul contrassegno elettorale proposto da Rifondazione Comunista alle elezioni politiche, compagne e compagni protestano
Sono iscritto al Partito della Rifondazione Comunista dal 1994, una scelta fatta malgrado la presenza di varie forze politiche, mi riconosco nel simbolo degli operai, falce e martello.
Ho sempre votato i candidati del Partito sotto il simbolo che oggi il nostro Segretario Nazionale, decide in autonomia politica di cancellare.
Caro Segretario, commetti un grosso errore storico nei confronti di migliaia di iscritti e iscritte e milioni di elettori e elettrici.
Dobbiamo ripristinare la Democrazia nel Partito e consultare tutti e tutte.
Visto che non riusciamo a svolgere le consultazioni politiche, almeno proviamo a chiedere il gradimento della base di tale decisione.
Non aggiungiamo errori ad errori, potremmo trovarci senza partito e senza “DEPUTATI”.
* Consigliere Comunale Ferrara

In Europa ci vogliono cancellare, e in Italia ci cancelliamo da soli?
di Maria Laviola e altri *
su redazione del 05/02/2008
In seguito alle dichiarazioni del segretario del Prc Franco Giordano sul contrassegno elettorale proposto da Rifondazione Comunista alle elezioni politiche, compagne e compagni protestano
Cari compagni,
Leggiamo con stupore sulle agenzie di stampa che sulla scheda elettorale delle prossime elezioni non ci sarebbe più falce e martello. In alcuni paesi europei c’è chi sta cercando di mettere fuori legge i comunisti; analogo tentativo è stato fatto nel Parlamento europeo. Qui in Italia ci facciamo fuori da soli, o meglio ci sta facendo fuori un gruppo dirigente che dovrebe rappresentarci e tutelarci. Se qualcuno pensa di prendere più voti si sbaglia. Cominciasse a togliere 4 (quattro) voti della mia famiglia (non allargata) di tradizione comunista. Dove finiranno questi voti? O nell’astensione o su una qualunque falce e martello presente sulla scheda elettorale.

Del resto lo statuto del Partito a cui siamo iscritti tutti dalla fondazione fa obbligo di votare per il Partito e non per liste elettorali spurie che sanno tanto di liste civiche. Liste in cui sarà presente anche qualcuno che ha sciolto il Partito Comunista o, mentre il 20 ottobre noi eravamo in Piazza San Giovanni, invitava a non partecipare a quell’enorme manifastazione. Già è pesante trovarseli nelle stesse liste, figuriamoci farci imporre di rinunciare al nostro simbolo. Tra l’altro rappresentano un’infima percentale dell’elettorato trattandosi di puro ceto politico iin cerca di poltrone.

Saluti comunisti

* Maria Laviola, Franco Iachini, Lidia Iachini, Pasquale Iachini

Forse mi sono distratta…
di Monica Natali *
su redazione del 05/02/2008
In seguito alle dichiarazioni del segretario del Prc Franco Giordano sul contrassegno elettorale proposto da Rifondazione Comunista alle elezioni politiche, compagne e compagni protestano
Forse mi sono distratta, causa forse la difficoltà di districarmi tra i mille impegni di lavoro, di madre e con una certa passione anche per gli impegni di militanza politica in un quartiere periferico di Roma, che definirlo di frontiera è poco. Dicevo forse mi sono distratta, ma non mi sono accorta di aver mai potuto esprimere la mia opinione sulla decisione di andare alle elezioni future, senza il simbolo della falce e martello.
Pensavo che ne avessi il diritto essendo un iscritta e una militante attiva di questo partito. Avrei potuto dire che in questo caso la forma è sostanza,e che un simbolo non è solo un segno grafico ma è un insieme di storie passate e progettualità future, cancellarlo quindi ha un significato ben preciso. Avrei voluto dirlo, ma purtroppo non ho potuto, chiedo quindi che io come tanti compagni e compagne di questo partito abbiano la possibilità di esprimersi e decidere, per sentirsi parte effettiva di una comunità, e non solo a parole.

* Comitato politico federale roma

Grazie per l’ascolto!
di Eugenio Simoncini *
su redazione del 05/02/2008
Grazie Franco per averci interpellato tutti, dal primo tesserato all’ultimo simpatizzante!
La vostra voglia di ascoltare il popolo dov’è finita?
FALCE E MARTELLO, SIMBOLI DEL LAVORO, PER IL COMUNISMO, PER IL FUTURO DEI LAVORATORI!
* circolo PRC Castelfiorentino, mensile ViceVersa

Miopia politica
di Stefano Friani
su redazione del 05/02/2008
La dichiarazione del segretario con cui si dice che ci presenteremo con una lista senza i simboli della Falce e del Martello è di una gravità inaudita! In primo luogo perché è segno di una grave miopia politica rinunciare ad un simbolo presente nei due Partiti che insieme costituiscono la stragrande maggioranza della della coalizione della “sinistra arcobaleno”. In secondo luogo perché, ancora una volta, è stato deciso tutto senza tenere minimamente conto del parere degli iscritti. Infine, perché credo che per noi Comunisti, ma anche per i lavoratori, i disoccupati e gli sfruttati in generale, la Falce e il Martello siano non solo un simbolo elettorale o di Partito, ma un segno di riscatto.
Tutto questo forse è stato fatto per far piacere a Mussi (ricordo che non ha mai rinnegato la svolta della Bolognina)?
Se la lista elettorale sarà questa, scordatevi il mio voto!

* Federazione di Livorno

Tutta la nostra contrarietà
di Damiano Giaconi, Gino Benvenuti, Paolo Fattori *
su redazione del 05/02/2008
In merito alla proposta del segretario F. Giordano di presentarsi alle prossime elezioni politiche con il simbolo unico della “Sinistra –l’Arcobaleno”, senza falce e martello, esprimiamo tutta la nostra contrarietà.

Nel metodo:
decisioni di questa rilevanza si possono prendere dopo aver coinvolto gli iscritti e i militanti in una discussione dove ognuno/a abbia espresso e sostenuto le proprie posizioni.

Nel merito:
l’aggettivo comunista e il simbolo della falce e martello, rappresentano ampiamente la maggioranza di coloro che voteranno la lista unitaria della sinistra, non per questo dobbiamo imporre ai potenziali elettori di Verdi e S.D. i simboli del comunismo, meglio è che nella grafica della lista unitaria siano presenti tutti i simboli delle forze politiche che vi aderiscono.

Dopo una linea politica fallimentare (congresso di Venezia) e una gestione del partito solo formalmente democratica, una parte del gruppo dirigente nazionale, cerca la propria sopravvivenza politica, in questa ennesima “innovazione” che rivela sempre più chiaramente, la propria lontananza politica, culturale ed etica da qualsiasi prospettiva di superamento del capitalismo.

*Damiano Giaconi – segr. Circolo “ 25 Aprile” Prato sud
Gino Benvenuti – C.P.F. di Prato
Paolo Fattori –cons. com. Prato

No a questo suicidio politico, storico e morale
di Circolo PRC di San Sebastiano al Vesuvio (Na) *
su redazione del 06/02/2008
La scelta di andare ad elezioni con una lista unica ed un simbolo che non prevede falce e martello ci indigna sia per le conseguenze che essa comporta sia per le modalità con le quali essa è stata adottata. Questa decisione non soltanto liquida de facto l’esperienza di Rifondazione Comunista ma sancisce la fine dello strumento principale di democrazia all’interno di un partito: il congresso. E’ soltanto attraverso un congresso che si può stabilire se un partito si debba sciogliere in una lista con altri partiti o debba rinunciare ai suoi simboli. Noi ci opponiamo fermamente alla cancellazione del *nostro* *partito*, preludio alla scomparsa di una autonoma forza comunista nel nostro Paese. Noi ci opponiamo fermamente a questo suicidio politico, storico e morale.

*Eugenio Giordano
Franco Romano
Eduardo Zanga
Marta Liberto
Laura Petrone
Ciro Testa
Luigi Papa
Domenico Giordano

Il partito non è una ditta individuale
di Giancarlo Alonzo
su redazione del 06/02/2008
Neppure il padrone di un’azienda privata si sognerebbe di cambiare la ragione sociale senza una decisione assunta insieme con gli altri soci.
Sarebbe oltre che scorretto anche illegittimo. A meno che non si tratti di una ditta individuale.

Quello che sta succedendo dentro Rifondazione Comunista dal congresso di Venezia in poi ha il sapore della farsa e della tragedia allo stesso tempo.

Quelli (la maggioranza bertinottiana) che hanno sbagliato tutto, hanno portato il Partito ad una divisione interna senza precedenti nella storia dei comunisti italiani e al rischio davvero minaccioso di un declino irreversibile non accennano una benché timida autocritica (categoria etico politica desueta per i modernisti movimentisti).

E già questo è di per sé molto grave, segno di presunzione di onnipotenza.
Quel che è peggio è che ora tentano l’affondo definitivo.

Innamorati di Mussi e di Pecoraro (come ieri lo sono stati di Veltroni e di Prodi) si presentano alla riunione con costoro con le manette ai polsi e il cappello in mano, pronti a rinnegare il simbolo glorioso dei lavoratori.

Magari chiedendo oggi come contropartita la leadership per l’immancabile e immarcescibile Faustino, come ieri fu iscritto d’ufficio il nostro Partito al club governista in cambio della presidenza della Camera.

Posso dirlo, anzi gridarlo, senza freni inibitori?

VERGOGNA!

VERGOGNA!

E POI ANCORA VERGOGNA!

Potrei sapere quale colpa dobbiamo scontare noi comunisti per dovere sempre difenderci da questi indefessi liquidatori?

Ieri Occhetto-Mussi, oggi Bertinotti-Giordano…la musica è sempre la stessa.

E’ mai possibile che quando uno non si sente più di appartenere alla famiglia comunista debba pretendere di demolire la casa di proprietà della famiglia invece di andarsene in punta di piedi, pentito e contrito dei peccati comunisti di gioventù?

Dobbiamo riconoscere ai vari Giuliano Ferrara, Adornato, Bondi e a tutti gli ex comunisti che oggi militano nel partito degli affari berlusconiani una onestà che non possiamo invece accreditare ai demolitori di turno: nessuno di loro ha mai preteso di cambiare simboli e identità agli altri comunisti. Se ne sono andati in ordine sparso trotterellando verso le sconfinate praterie del liberismo e della fede vaticana senza rompere le balle a noialtri che comunisti eravamo e comunisti vogliamo restare dentro la casa che faticosamente ci siamo costruiti.

Se Giordano e soci (quanti? quali?) vogliono disfarsi di falce e martello procedano alla consultazione degli iscritti come deciso dal CPN di dicembre.

Cosa andremmo a decidere al congresso autunnale? La ratifica di scelte fatte in perfetta solitudine dal segretario?

* Consigliere comunale PRC Pineto

PDS bonsai
di Mario Gabrielli Cossellu *
su redazione del 06/02/2008
Cari compagni

Siamo ancora nell’assurdità delle dichiarazioni giornalistiche che si rincorrono, vediamo se nei prossimi giorni esce fuori qualcosa di chiaro e definitivo, ma in effetti il panorama addensa nubi nere. Il Partito non solo e non tanto rimuove i suoi simboli, ma mostra un’imbarazzante e vergognosa subalternità ai soliti quattro furbetti revisionisti e poltronisti. Non vogliono fare un “PCI bonsai”, stanno facendo un “PDS bonsai”. La storia si ripete, prima in tragedia, dopo in farsa.

Non ci vorrebbe nulla ad adattare il “segno grafico” Sinistra-Arcobaleno aggiungendo i quattro simboli dei partiti, magari al centro in fila orizzontale uno accanto all’altro, sopra lasciando la scritta, e sotto qualche sbuffo dei colori dell’arcobaleno. Non ci vorrebbe nulla, sarebbe solo aggiungere valore e significato (e anche bellezza ed efficacia) e tanto di guadagnato anche in voti; ma non lo fanno perché questi che sarebbero la dirigenza del Partito pendono dalle labbra e dai capricci di Mussi e soci, che sono quattro gatti spelacchiati in cerca di poltrona, ma dettano la
linea, le alleanze, le strategie, tutto.

Saluti comunisti
Mario

* Segretario Circolo PRC/SE “Enrico Berlinguer” Bruxelles
tel.: 0498571213
e-mail: [email protected]
web: http://users.coditel.net/eberlinguerprc

La falce e il martello
di Giacomo Piegentili *
su redazione del 06/02/2008
Caro Compagno Segretario,

ho letto con stupore le tue dichiarazioni in cui riferisci che il nostro partito si presenterà alle prossime elezioni politiche all’interno di una lista unica insieme agli altri partiti della sinistra e con un simbolo unico in cui la falce ed il martello sono destinati a scomparire. In quelle stesse dichiarazioni, più volte, ti richiami a fondamentali esigenze di discussione e di partecipazione sia con riferimento alla definizione del programma che con riferimento alla individuazione delle candidature. Non credi che quelle esigenze di discussione e di partecipazione avrebbero dovuto essere applicate anche con riguardo alla decisione di abbandonare i nostri simboli e a quella di scioglierci in un nuovo soggetto? Non credi che la discussione e la partecipazione, lungi dall’essere parole vuote, debbano rappresentare una pratica ed un modo di agire che deve ispirare ogni momento della vita di un partito, finanche quello della sua morte? Rivolgo queste domande a te, a coloro (spero pochi) che condivideranno le tue dichiarazioni e a quelli (spero molti) che non saranno affatto d’accordo. A questi ultimi rivolgo l’invito di far sentire forte la loro voce e di impegnarsi contro qualsiasi ipotesi liquidatoria del nostro partito e dell’esperienza comunista.

Saluti sinceramente comunisti.

* Segretario del Circolo di Fermo

Almeno Occhetto convocò il congresso!
di Franco Domenichelli *
su redazione del 06/02/2008
Quando ci riunimmo in quel teatro di Roma per decidere che Occhetto non avrebbe messo la parola “fine” alla storia e alla presenza dei comunisti italiani, non mi sembrò di essere circondato da persone che, sotto sotto, pensavano già di sciogliere quel partito non ancora nato e cancellarne i simboli. Ora, in poerfetto stile berlusconiano, parlando alla stampa e non ai compagni, il segretario ritiene di proporre una “bolognina-bis”: nessuno mi ha chiesto cosa ne penso, nessuno vuol sapere se chi domani dovrà sobbarcarsi la campagna elettorale è di questo avviso.

Non mi sono iscritto a un partito per scioglierlo e non lo hanno fatto i compagni che con me hanno fondato due mesi fa un nuovo circolo del PRC qui nel mio paese. Trovo scandaloso il metodo seguito, forse degno del PSI, anche di quello di molti decenni fa, ma non certo rispettoso dello statuto e dello spirito che portò alla nascita di Rifondazione Comunista. Non so e non mi interessa chi si sia fatto carico di accelerare un processo che certo non ha mostrato grande slancio finora. E’ singolare che il segretario parli, a proposito del PD della necessità di “un confronto programmatico molto stringente, chiarezza sui temi sociali e sui diritti civili. Ci vorrebbero vincoli politici e vincoli sul merito delle questioni..”: esistono forse questi requisiti nei confronti di Verdi e SD? se sì, se ne sono accorti in pochi. Addirittura, leggo che sarebbe in ipotesi un tesseramento a una indistinta aggregazione avente per simbolo quello di Sinistra Democratica: mi sembra che ciò sia espressamente vietato dallo Statuto.

Complimenti, compagno Giordano, almeno Occhetto ebbe il pudore di convocare un Congresso!

* segretario del circolo di Rifondazione Comunista, San Felice Circeo (LT)

È l’ora della consultazione
di Francesco Samuele *
su redazione del 06/02/2008
Caro Franco, car* compagn*,

ho letto or ora, con sgomento, le dichiarazioni sul simbolo da utilizzare per le imminenti consultazioni elettorali.

Non mi perdo in considerazioni sull’attualità o meno del simbolo, anche se, nel mio profondo, sono tuttora convinto della piena attualità della simbologia rappresentata dalla falce e martello.

Affermo, invece, l’assoluta arroganza di una decisione presa senza coinvolgere, ancora una volta, la base del partito, e la totale mancanza di rispetto nei confronti delle migliaia e migliaia che hanno donato la vita per affermare un’ideale.

Se una consultazione si voleva promuovere, bene, è ora di promuoverla: che decida chi, come il sottoscritto, dal 1991 ha speso le proprie, poche o tante, energie per mantenere viva un’ idea. E la falce e il martello la simboleggiano. L’ idea comunista.

Un saluto a pugno chiuso

* Segreteria Provinciale PRC Parma

CRG Emilia Romagna

Sogno o son desto?
di Claudio Di Cesare *
su redazione del 06/02/2008
Sogno o son desto? Non ci sara’ il nostro simbolo neanche in piccolo? Mi sembrava che importantissimi dirigenti nazionali avessero scelto la linea del rafforzamento del PRC all’interno di una sinistra unitaria e plurale. Mi pareva di aver capito che dopo Carrara le decisioni non le avremmo piu’ apprese tramite i giornali, ma attraverso gli organismi democraticamente eletti.
Mi sembrava di aver colto che lo spostamento di qualche mese del Congresso era stato deciso per permettere una consultazione della base sulle questioni nazionali. Tutto cio’ è compatibile con la scomparsa del glorioso simbolo comunista dalle liste elettorali? Mah…azzarderei un bel ‘NO’. Comunque ora mi do’ due bei pizzicotti: spero di svegliarmi.
Saluti comunisti.

* PRC Acilia

No a nuovi simboli senza una storia dietro
di Alessandro Leoni *
su redazione del 06/02/2008
Voglio sottolineare la necessità, vitale, per il PRC, per la “Sinistra”, per il presente e futuro della democrazia nel/del nostro paese, di porre alcune questioni, a nostro ponderato giudizio, fondamentali

Sulla base di quanto accaduto e di quanto continua ad accadere nei territori della Campania in generale e della provincia di Napoli in particolare non si comprende, razionalmente, il permanere del PRC nelle “maggioranze” che amministrano quei territori; onde per cui si chiede che il PRC esca, formalmente, dalle Giunte coinvolte in questa scandalosa manifestazione, quanto meno, d’incapacità amministrativa. L’immediata uscita del PRC dovrebbe accompagnarsi ad una, doverosa, profonda analisi autocritica sull’accaduto e ad una iniziativa nei confronti di tutti gli altri soggetti della costituenda alleanza della “Sinistra Unita e Plurale”.

Nell’ormai inevitabile scontro elettorale, in secondo luogo, dobbiamo enucleare chiaramente obbiettivi e forme del nostro partecipare a questo scontro politico d’enorme importanza.

Ritengo per tanto che la visibilità delle varie, singole identità programmatico-culturali dei distinti soggetti ( P.R.C., P.dC.I., S.D., Verdi ) componenti l’alleanza della Sinistra non possano, non debbano essere annullate attraverso estemporanee creazioni di presunti, ennesimi “nuovi” simboli senza storia né significato rilevante per la cultura politica consolidata del nostro corpo elettorale.

La sfida, ormai, in corso è troppo importante per accettare il rischio di confondere, ulteriormente, i nostri elettori così come gli elettori dell’insieme delle varie, distinte forze della sinistra italiana.

* Comitato politico nazionale PRC, Segreteria regionale Toscana PRC

Non vi sarebbe mai perdonato
di Dante Franchi
su redazione del 06/02/2008
credo che senza un congresso nessuno possa arrogarsi il diritto di far sparire “per la prima volta” da una tornata elettorale in Italia la Falce e Martello……non vi sarebbe mai perdonato e produrrebbe conseguenze davvero disastrose per l’oggi e per il domani.
non fatelo

Stavolta non difenderò il fortino. Ma dovrete sbattermi fuori voi
di Massimo Marcelli Flori
su redazione del 06/02/2008
Caro compagno Giordano,
senza stupore alcuno (la consapevolezza della recente gestione del partito mi impedisce di stupirmi e quindi essere ipocrita), leggo sull’ANSA le TUE decisioni su liste uniche e simboli, decisioni che comunichi al corpo militante di Rifondazione Comunista secondo un rituale ormai tristemente consolidato il mezzo stampa!
So bene che se parlassi di democrazia interna, del “chi” decide “cosa”, dei militanti scientemente bypassati, dei simboli del lavoro, del congresso eluso, probabilmente sarei tacciato di ridicola ortodossia, di incapacità ad innovare e via dicendo, con il solito corollario che si conclude con la perla delle perle, la mitica esortazione: “o cosi, o quella è la porta…” (in fondo la delicatezza e lo stile si esprimono nei luoghi più disparati, dalla platea congressuale alla festa di compleanno di Ciriaco De Mita).
In fondo caro Franco, sono gli uomini e le donne che trasformano le parole in fatti concreti, sono uomini e donne quelli che a Carrara teorizzavano un rinnovato spirito unitario (ma in realtà volevano e riuscivano ad anestetizzare un dissenso di merito e di metodo), sono sempre uomini e donne quelli che il venti ottobre, sotto bandiere non interpretabili, tentano di far “rinascere la speranza” (e dieci giorni dopo scavano la buca dove seppellirla) e sono gli stessi uomini e le stesse donne che con grande umiltà, senso democratico e con l’abusato vessillo della partecipazione (ormai un sipario dietro al quale mettere tutto e il suo contrario), liquidano in un sol colpo anni e anni di altrui sacrificio militante, di impegno, di rinunce, di storia.
Ecco Franco, ecco uomini e donne (prima ancora che compagni), cosa non riesco proprio a perdonarvi, non vi perdono il calpestare indifferenti le tante interminabili riunioni rosicchiate con difficoltà, e a volte rammarico, alla quotidianità della vita familiare, non vi perdono l’aver deriso l’impegno umile e sincero di tanti compagni alle feste di Liberazione, l’aver ridicolizzato una militanza che si estrinseca quotidianamente in un impegno straordinario finalizzato al cambiare lo stato di cose presente, finalizzato al sostegno leale e sincero ad un ideale
Ma soprattutto non riesco proprio a perdonarvi la voluta e consapevole sopraffazione degli altri, la volontà pianificata di imporre, l’arroganza e la sufficienza nell’interpretare lo statuto come un dogma indiscutibile quando si tratta di comporre gli organismi dirigenti e di saltare le pagine scomode quando si tratta di bassi rinnovi di candidature, di interpretare i congressi come una grande selezione a numero chiuso dove poter scegliere con il pollice verso in funzione della fedeltà interessata.
Cosa risponderò ai compagni e alle compagne che hanno già rinnovato la tessera di Rifondazione Comunista per il 2008? No, stavolta, non sarò la sentinella militante in difesa del fortino, il fortino l’ho difeso a lungo, da sempre, anche quando si trattava di difendere l’indifendibile (anche quando dovevano piangere i ricchi e invece attorno a me piangevano i compagni), no, non difenderò il fortino anche perché da dentro, con un sapiente grimaldello, qualcuno ha già spalancato la porta…
Sia chiaro però, queste poche righe non vengano interpretate come una resa incondizionata, con l’assuefazione alla rassegnazione che già dilaga nei circoli o come l’ennesimo schiaffo ben assestato che induce alla fuga, è no, queste poche righe rappresentano semplicemente la piena consapevolezza di ciò che è stato fatto, di come è stato fatto e da chi è stato fatto (in fondo il pesce puzza sempre dalla testa fosse anche la testa narcisa della presidenza della camera), queste poche righe rappresentano il rinnovo di un impegno verso un ideale e la conferma della ferrea volontà: da quella porta, dalla porta di Rifondazione Comunista (finché esisterà), se ci riuscirete dovrete sbattermi fuori voi.

Un saluto.

GC Varese: L’unità si fa con il confronto
di Coordinamento GC Varese
su redazione del 06/02/2008
Apprendiamo con stupore da un comunicato stampa che alle prossime elezioni il PrC si presenterà senza il suo simbolo. Senza il simbolo Comunista. Questo per quale motivo? Chi ha deciso? Non i nostri iscritti certamente, visto che non è stato fatto alcun congresso o consultazione. Non la direzione nazionale, non il CPN. Compagni, i Comunisti in questa sinistra sono l’8% e non sono disposti a vendere il loro simbolo solo per fare un’operazione politica per rincorrere il Partito Democratico. Noi crediamo che di ben altro dovremmo discutere: cioè come far vivere il nostro simbolo nelle lotte dei lavoratori, degli studenti e della società civile contro il mondo capitalistico. Abbiamo bisogno di farlo vivere in un ideale di società altra dal capitalismo, in una società di uguali. Questo dev’essere l’obbiettivo di un Partito Comunista e tutti gli sforzi devono essere sempre indirizzati verso quell’orizzonte. E se di unità vogliamo parlare, questa deve essere fatta non per operazioni elettorali, ma attraverso il confronto serio sui temi reali e nella prassi, ma per questo ci vuole tempo e prima di tutto la volontà politica. Chiamateci pure nostalgici o come volete, noi preferiamo chiamarci e continuare a chiamarci Comunisti.

Il coordianmento deidelle Giovani Comunistie di Varese.

Criticate lo stalinismo ma decidete con le interviste
di Michele Tedesco e altri *
su redazione del 06/02/2008
Cari compagni

vi informiamo che siamo decisamente contrari ad andare alle prossime elezioni politiche senza il nostro simbolo “Falce e Martello con stella” sulla scheda elettorale.

Se vogliamo avere un risultato positivo per il nostro partito dobbiamo tenere in conto l’espressione della base. Voi che avete criticato duramente lo “stalinismo”, oggi e non solo da oggi, decidete con le interviste ai giornali.

Bisogna finirla.

La democrazia nel nostro partito dev’essere ripristinata ascoltando le opinioni della base.

Vale ancora la prospettiva del cambiamento della società? Non ci sembra che i verdi e la sinistra democratica vogliano andare nella direzione del cambiamento.

Fraternamente

* Michele Tedesco – circolo di Sesto San Giovanni, Elisa Milanato – circolo IV° Stato Milano, Dina Cenderelli – circolo Cavallotti Milano, Maria Tedesco – circolo 24 aprile

Decisione sconcertante
di Armando Petrini * e Luigi Saragnese **
su redazione del 06/02/2008
Cara Liberazione,

apprendiamo dalle agenzie di stampa l’intenzione del PRC, rese note da Franco Giordano, di non presentare il simbolo della falce e martello alle prossime elezioni politiche.
Troviamo questa decisione sconcertante.
Per ragioni di metodo e per ragioni di merito.

Quanto al metodo, non ci risulta che nessun organismo del partito si sia pronunciato in tal senso.
Inoltre, al di là dei passaggi strettamente formali (pure importanti), una discussione di tale portata –che sembra riguardare il futuro e la sopravvivenza stessa del nostro partito- avrebbe preteso il più ampio grado di coinvolgimento degli iscritti e dei militanti. A partire da una discussione congressuale.

Nel merito della proposta dissentiamo nettamente. Le ragioni dell’esistenza del PRC stanno in un progetto politico, quello della rifondazione comunista. Non ci risulta che tale progetto sia stato derubricato.

Resta perciò di fronte a noi una questione di primissima grandezza: quale progetto politico di “rifondazione comunista” sarà possibile, e sarà realistico proporre, laddove ci si sia privati in partenza della falce e martello, e cioè del segno visibile di quella intenzione?

I simboli hanno un peso dirimente nella costruzione dei progetti politici. Sono infatti il sedimento profondo di una storia e allo stesso tempo il segno della presenza di un’analisi della società e di un progetto politico conseguente.

In discussione non è per noi la necessità della costruzione di un processo unitario fra le forze della sinistra. In discussione è il modo della sua realizzazione.

Il processo unitario deve essere infatti “plurale”, deve cioè unire le forze di chi ha punti di vista e storie diverse, convergenti però su questioni programmatiche precise.

Le identità di ciascuno non sono in questo senso un ostacolo ma un valore aggiunto. Altrimenti il rischio è che quel processo non si configuri più come l’unione di una pluralità di forze, ma come la costruzione di un nuovo partito politico. E non ci pare fosse questa la decisione assunta dal PRC.

Fratermamente,
Armando Petrini e Luigi Saragnese

* segreteria Federazione PRC Torino
** Comitato Politico Nazionale, Assessore alle Risorse Educative, Comune di Torino

Ora e sempre comunisti!
di Compagne/i di Bologna *
su redazione del 06/02/2008
Care compagne, cari compagni,

siamo compagne e compagni profondamente indignati delle dichiarazioni del compagno Franco Giordano sull’unico simbolo elettorale senza falce e martello per unificare quattro partiti (Prc, Pdci, Verdi e Sd).

Perché questi quattro partiti non si presentano con le loro liste, con i loro simboli, collegati in coalizione fra loro con un unico programma e con il loro comune candidato a premier (perché, poi, Bertinotti?)?

Non sarà il modo di costruire un partito unico de “La Sinistra – L’Arcobaleno” auspicato da tanti (anche nel nostro partito)?

Ma le compagne e i compagni di Rifondazione Comunista quando hanno deciso tutto ciò?

Non sarà che Bertinotti (prima…e anche ora) e Giordano (dopo) si sentono i padroni del partito e le compagne e i compagni vengono chiamati soltanto a ratificare (non sempre, tra l’altro) le loro personali decisioni?

Sappiate che questo partito è anche nostro! Sappiate che se nelle prossime schede elettorali non ci sarà il nostro simbolo (falce, martello e stella) sarà molto difficile che ne votiamo un altro (soprattutto sapendo che in qualche circoscrizione sarà candidato anche Achille Occhetto, che non ha nemmeno fatto una severa autocritica per tutto il male che ha fatto al movimento operaio e democratico; anzi, rivendica la cosa di Bertinotti-Giordano-Mussi-eccetera come l’attuazione con venti anni di ritardo del suo progetto!).

Ma, se proprio occorre una unica lista a causa degli alti sbarramenti previsti dall’attuale legge elettorale (definita una “porcata” dal suo stesso estensore!), si faccia un simbolo con al suo interno tutti i simboli dei quattro partiti. Questa è la condizione per avere il nostro voto e per attivarci con tutte le nostre forze in campagna elettorale.

Ora e sempre comunisti!

Gilberto Volta (Presidente del Collegio di Garanzia della Federazione di Bologna)
Monica Sabattini (Segreteria della Federazione di Bologna)
Marco Pondrelli (Assessore al Comune di S . Lazzaro di Savena . Membro del Cpf – BO)
Francesco Galofaro (Consigliere di Quartiere – BO)
Dante Franchi (consigliere della Comunità montana. Membro del Cpf – BO)
Lorenzo Grandi (Consigliere provinciale – BO)
Maurizio Patelli (Assessore al Comune di Casalecchio di Reno. Membro del Cpf – BO)
Juri Guidi (Circolo di S. Lazzaro di Savena – BO)
Gigi Bartolozzi (Consigliere al Comune di Castel Maggiore. Membro del Cpf – BO)
Leo Di Paolo (Circolo Migranti – BO)

Qual è la linea del partito? Chi la decide? Dove si forma?
di Alessandra Visani *
su redazione del 06/02/2008
Sono iscritta al PRC dalla sua nascita. Ho sempre cercato di lavorare all’interno del partito dando il mio modesto contributo, ma ora non riesco quasi più a trovare motivazioni valide per portare avanti questo mio impegno.
Qual è la linea del Partito? Chi la decide? Dove si forma? Possibile che le notizie più rilevanti per la vita del NOSTRO partito e quindi della nostra vita (per chi ha fatto della militanza politica anche una scelta di vita), si debbano apprendere dalle notizie ANSA?
Quando e da chi è stato deciso che ci si deve presentare alle elezioni politiche con un simbolo diverso da quello che è sempre stato il simbolo dei lavoratori? Che vergogna! e che dabbenaggine! Chi può pensare seriamente che la scomparsa della falce ed il martello potrà portare un aumento di voti?…e allora perché questa scelta?

* segreteria provinciale Pistoia

Diffidiamo gli organi dirigenti del Prc
di circolo Prc Porto Recanati
su redazione del 06/02/2008
I compagni e le compagne diffidano gli organi dirigenti del PRC ad usare
atteggiamenti irriguardosi nei confronti della base. La falce ed il martello
sono simboli che, se negati, snaturerebbero l’essenza stessa del nostro
partito, la sua rappresentanza e l’azione politica che ne consegue. Per
questo non intendiamo ricadere in decisioni prese da questa classe dirigente
che non ci appartengono e chiediamo un immediata consultazione interna che
coinvolga tutto il partito.

Il circolo del PRC di Porto Recanati (MC)

Chi non vuole il simbolo dell’uguaglianza?
di Renzo Butazzi
su redazione del 06/02/2008
Cara Liberazione,

si seguita a parlare di togliere il nostro simbolo dalla insegna elettorale della sinistra multicolore. Ho abbastanza buon senso per capire che i “problemi sono altri”; lo dico subito perché mi venga risparmiato il consueto tormentone di chi i problemi, poi, cerca di schivarli. Potremmo seguitare a fregiarci della falce e del martello, simbolo duro e bellicoso, ma fare la politica dei tarallucci e vino. Lo so e forse, spesso, l’abbiamo fatta. Sono iscritto dal 1990, quando il partito era solo un movimento, ma in tutti questi anni non mi pare che si sia rifondato o portato avanti niente di “comunista”

Conservare simboli e nomi, dunque, può avere un valore positivo, ma di scarso peso.

Ma togliere quel simbolo ha un valore negativo molto, molto pesante. Certifica pubblicamente una resa. A chi e perché?

A chi dà noia un simbolo che ricorda una lunga lotta per l’eguaglianza e che, in Italia, ha contribuito in modo essenziale alla difesa della democrazia?

E perché dobbiamo compiacere coloro ai quali è sgradito? Compagno Segretario e compagni dirigenti, potreste spiegarcelo?

Dolenti saluti

PS. Proponete una sola insegna: falce e martello, dove la lama della falce ha i colori dell’arcobaleno.

Il comunismo è nel nostro Dna
di Ivan Xamo *
su redazione del 06/02/2008
caro Direttore

sono letteralmente sconvolto a leggere che il MIO segretario del MIO partito vuole andare alle elezioni senza il simbolo della falce e martello, ritengo che tale decisione sia letteralmente suicida e porti questo partito ad una sconfitta storica, non voglio entrare nella discussione fin troppo banale e che porterebbe ad ben altre considerazioni, ma chi l’ha deciso, quali organismi e in quali segrete stanze si sono riuniti per prendere tale decisione, mi sono perso qualche pezzo di questa vicenda? non è il momento di polemizzare e non voglio farlo ora perché io credo che questa decisione se fosse vera porterebbe la mia persona e quella di migliaia e migliaia di persone che credono ancora nella falce e martello a fare considerazioni ben diverse da quelle auspicate purtroppo dalla dirigenza del partito, il COMUNISMO è nel nostro DNA e nessuno potrà cancellare la storia solo per dei biechi calcoli elettorali, se avessimo voluti farli le occasioni nella nostra recente storia non sarebbero mancate, nella speranza di una seria riflessione e che porti a ragionare seriamente su questa vicenda vi ringrazio per la vostra disponibilità ad ascoltarmi…

SALUTI COMUNISTI

* membro del CPF di Milano, amministratore del Centro Cult. “C. Marchesi”, cons. amm. della CASA EDITRICE AURORA

Sconcertato, imbarazzato, disilluso, schifato, incazzato, demoralizzato e indignato
di Alessandro Fiorina *
su redazione del 06/02/2008
Non ho tanto da dire, semplicemente che sono sconcertato, imbarazzato, disilluso, schifato, incazzato, demoralizzato e indignato. Sono iscritto da appena un anno al PRC e noto che la mancanza di serietà e di rispetto per la tanto decantata “base” che immaginavo e intravedevo dal di fuori si è rivelata in tutto il suo essere. Qualcuno mi aveva parlato di centralismo democratico, poi i tempi sono cambiati, è arrivato Bertinotti e ora Giordano, con la sua ultima trovata “totalitaria” di porre la parola fine al sogno comunista in Italia. Io nei nuovi DS non ci entro, rimango comunista come lo sono sempre stato, magari anche senza saperlo, e continuo a sperare.

* iscritto al Circolo PRC “Antonio Gramsci” di Cagliari

No alla cancellazione della falce e martello
di Diego La Sala *
su redazione del 06/02/2008
Come da oramai consolidata tradizione nel nostro Partito, il segretario nazionale ha annunciato a mezzo stampa che alle prossime elezioni politiche sparirà la falce e martello del nostro simbolo per lasciare il ruolo di protagonista indiscusso a quel capolavoro estetico che è il logo della sinistra-l’arcobaleno. Non passa inosservato il fatto che tutto ciò sia avvenuto al di fuori di un qualsiasi rapporto democratico e di correttezza con noi comuni iscritti mortali, sempre meno membri di una comunità politica e sempre più spettatori paganti di uno spettacolo davvero misero per trama e interpreti.

Ma al verticismo siamo abituati, ci sconcerta nella misura in cui non ci stupisce più. Quello che davvero sfugge è la logica di un’operazione ingiustificata e dissennata. La Conferenza di Carrara sembrò ridare ossigeno alle prospettive di un Partito in grave difficoltà, promettendo attenzione e centralità alla necessità di rilancio della Rifondazione comunista. Oggi, la giusta volontà di dare vita ad una sinistra unita e plurale viene invece usata da certi settori della maggioranza interna come pretesto per tentare di liquidare definitivamente l’identità e la prospettiva dei comunisti in questo Paese, a partire dalla cancellazione della falce e del martello, i simboli più autentici dei valori e delle aspirazioni del movimento dei lavoratori. E’ davero paradossale che, in un Partito che si definisce comunista, si debba combattere per mantenere i riferimenti simbolici e culturali del comunismo, mentre a cuor leggero si decide di andare al voto con un logo anonimo, freddo, senza storia e significato. Per finire, tutto ciò senza nemmeno considerare il grave danno elettorale che questo comporterà al Prc e alla sinistra tutta: tanta gente non ci riconoscerà e non voterà se non la falce e martello. Una scelta devastante e non legittimata dal consenso e dalla discussione democratica nella base del Partito. E’ ora di ridare voce agli iscritti attraverso una vera consultazione democratica e dire no ai tentativi più o meno velati o furbeschi di far evaporare il Prc in un orizzonte indistinto di avventurismo irresponsabile.

* coord. prov. GC Pistoia

C’è una classe sociale che non dev’essere abbandonata…
di Carmine Cogliano *
su redazione del 07/02/2008
Ormai è un dato di fatto si andrà a votare, si dice probabilmente, intorno alla metà di aprile e la cosa più grave è che si andrà al voto con questa “porcata” o “porcellum” di legge elettorale.
Una legge che ha costretto nella scorsa campagna elettorale il centro sinistra per una questione, soprattutto, di quorum ad alleanze, eterogenee definite, usando un termine oggi di moda, “coatte”, con i risultati catastrofici che tutti i cittadini hanno potuto constatare nella breve vita del governo Prodi, con l’atto finale dell’affondamento di questo esecutivo da parte di “voltagabbana” da sempre avvezzi più agli interessi propri e della loro “casta” che non a quelli della collettività.
Certo per evitare ciò bisognava cambiare questa legge, ma i giochi di potere di “questa” politica, fatta di politicanti, ne hanno impedito una nuova stesura.
Oggi, l’Italia che produce, e non mi riferisco agli imprenditori, agli industriali o agli uomini “in giacca e cravatta” ma agli operai,a chi lavora otto ore per produrre ricchezza per altri, a chi usa la tuta da lavoro per 300 giorni all’anno, questa italia è stanca di questa politica, è stanca del populismo di Berlusconi come del moderato riformismo attuato dal vecchio governo.
Allora oggi bisogna dare certezze a queste classi sociali e questo lo si fa non certamente costruendo un nuovo “partito” della sinistra ma ritessendo una maglia che dia forza e nuova linfa al percorso di una società che veda, ascolti e risolva le questioni, oggi disattese, dello stato sociale e del vivere giornaliero di milioni di persone che chiedono “dignità” nello scorrere della propria esistenza.
Questo si può certamente costruire con una sinistra antagonista, alternativa, e di base ma che sia una sinistra “comunista” e “proletaria”.
Possiamo, anzi dobbiamo, auspicarci per queste elezioni una sinistra unita ma non si può prescindere dall’autonomia di ogni suo pezzo.
Non possiamo mettere in discussione, come oggi stanno facendo i vertici di Rifondazione, la presenza nel suo simbolo di tutte le forze che la compongono.
La nostra non è una mera rimostranza “nostalgica” ma è la sintesi di un ragionamento compiuto, un ragionamento che dalla sua analisi ci parla di una classe sociale che chiede di non essere “abbandonata” partendo dal simbolo.
Un simbolo che racchiude ottant’anni di lotte e anche di conquiste non può essere messo in soffitta per far spazio ad una sinistra “generica” per non offendere la sensibilità di qualche “commensale” di questa casa.
Restiamo contrari a soluzioni liquidatorie ragionate per scopo elettoralistico e pensiamo che queste pulsioni revisioniste debbano essere marginalizzate o quanto meno che questa discussione venga posta all’ordine del giorno del nostro congresso quindi è chiaro che oggi e per noi anche domani i nostri simboli debbano comparire in qualsiasi lista elettorale si voglia mettere in piedi.
Possiamo anche ragionare sulle forzature “elettoralistiche” che questa legge elettorale ci impone ma non accettiamo, e su questo ci batteremo, che una decisione presa esclusivamente dai vertici del partito ci impongano un tesseramento ad un nuovo soggetto politico e l’abiura di un simbolo come “la falce e martello”, ritenendo che in questo modo non solo si attui il percorso del superamento di rifondazione comunista ma che la cancellazione di questo simbolo come degli altri porterà al tracollo elettorale delle stesse sinistre.
Quindi condanniamo apertamente le dichiarazioni, ultime, di Giordano che viaggiano proprio in questa direzione: “insieme in una lista unica con un suo segno grafico”, “una scelta irreversibile” ed a queste dichiarazioni noi rispondiamo che con determinazione attueremo una battaglia volta al rilancio dell’autonomia comunista, ribadendo che l’unica sede dove si può decidere della vita o della morte della rifondazione comunista è nel suo congresso nazionale.

* Federazione Provinciale PRC di Avellino