LETTERA APERTA AI COMPAGNI GIORDANO E BERTINOTTI

Siamo comunisti, veniamo dal PCI e siamo stati sin dall’inizio iscritti al PRC. Abbiamo vissuto con angoscia la svolta di Occhetto e la liquidazione del PCI. Contro tale liquidazione ci battemmo con tutte le nostre forze e poi, con tutte le nostre forze e il nostro entusiasmo, abbiamo dato l’anima e tutto quello che potevamo, lavorando e “tenendo famiglia”, alla costruzione di una nuova speranza comunista: Rifondazione. Vivemmo la “Bolognina” come un lutto in famiglia: in quei giorni la nostra testa si riempiva di ricordi, immagini, momenti di felicità personale e politica che – sapevamo – non sarebbero mai più tornati: le grandi lotte di massa condotte dal nostro Partito – il PCI – in difesa della pace e dei lavoratori; le sezioni piene di compagni e compagne; le feste de l’Unità; il nostro quotidiano portato nelle case, la domenica mattina. E poi una speranza, non solo un’illusione: un mondo migliore, il socialismo.

Abbiamo vissuto Rifondazione Comunista con la stessa “felicità” politica, pur sapendo che la speranza del socialismo, in Italia, si allontanava. Nonostante ciò siamo sempre stati nel PRC con una determinazione alla militanza forse persino maggiore di quella che avevamo nel PCI, proprio perché questo nostro, nuovo, Partito Comunista era più piccolo ( anche se aveva ragione il compagno Libertini a dire che valeva, elettoralmente, il 10% e solo i tanti errori dei gruppi dirigenti hanno impedito di cogliere tale obiettivo) e i tempi erano bui.

Perché, ora, compagno Giordano, compagno Bertinotti, prendete la stessa strada di Occhetto? Perché volete, come fece lui, cancellare la falce e il martello? Perché lanciate il tesseramento di un “nuovo soggetto politico”, come lo chiamate e che in verità somiglia così tanto alla vecchissima socialdemocrazia?

State attenti, compagni: abbiamo sofferto tanto dopo la “Bolognina”, ed ora soffriamo perché di nuovo volete cancellare i nostri ideali: ma attenzione, poiché la nostra non è nostalgia dei simboli. Siamo lavoratori, abbiamo figli avviati alla precarizzazione e mutui da pagare, siamo comunisti in mezzo alla durezza del vivere quotidiano. E ciò che vogliamo dirvi è che il Partito Comunista, per noi, non è un feticcio ( o, come diceva Mussi, un “bambolotto di pezza”): no, il Partito Comunista, per noi, è il Partito della lotta, dei lavoratori, l’organizzazione della nuova e vasta classe operaia, delle donne, degli sfruttati, degli immigrati, di tutti i poveri cristi che vanno uniti nella battaglia anticapitalista. E’ il Partito della lotta contro la “guerra infinita e permanente” e dunque è una forza antimperialista.

Parliamoci chiaramente, compagni Giordano e Bertinotti : un Partito così, di lotta, volete farlo con Mussi e Pecoraro Scanio ? Essi, lo sapete, rappresentano una nobile, ma moderata, cultura di sinistra, di una sinistra con la quale dobbiamo lavorare ma con la quale non possiamo confonderci e per la quale non possiamo cancellarci. Per favore, non prendeteci in giro! Voi potete tentare di cancellare la falce il martello, la nostra storia e soprattutto il nostro futuro di lotta. Ma noi sappiamo che il Partito Comunista non lo si fa per “tigna” ( come ha affermato Bertinotti). Sappiamo che esso è una necessità sociale e in quanto tale nessun piccolo gruppo dirigente potrà cancellarlo dall’agire politico e sociale e dalla storia.

Luciano Nobili

Fiammetta Lugli

Marta Prucoli

Silverio Silvestri

Fiorella Moscatelli

Alfonso Napolitano

Sergio Leoni