Le dimissioni di Franco Giordano e della segreteria nazionale, l’archiviazione della della sinistra arcobaleno «un progetto fallimentare» e infine la ricostruzione di un partito basato sull’identità comunista. A chiedere che il Prc volti pagina e riprenda il cammino originale dopo la Bolognina è la minoranza dell’Ernesto rappresentata da Fosco Giannini e Gian Luigi Pegolo, parlamentari uscenti di Rifondazione e Leonardo Masella capogruppo del Prc in Emilia Romagna che annunciano la presentazione nel prossimo comitato politico del partito una mozione di sfiducia contro la segreteria. «Il risultato elettorale – sottolinea Pegolo – non è spiegabile solo dando le colpe al voto utile perchè lo stesso problema lo aveva l’Udc che invece ha tenuto. Bertinotti ed il segretario si ostinano a parlare di accelerazione verso il partito unico e la cosa mi pare incredibile». La minoranza dell’Ernesto chiede la convocazione del congresso e la possibilità di sapere l’esito del tesseramento dello scorso anno. Le critiche rivolte al gruppo dirigente vanno di pari passo a quelle verso il progetto arcobaleno: «L’esito elettorale – attacca Pegolo – ne decreta la fine. Il soggetto non è più proponibile. Rifondazione non va superata ma va difesa la sua autonomia». Se la proposta di Giordano di accelerare nella costruzione di una sinistra unita viene rispedita al mittente, riserve non si nascondo nemmeno per la tesi del ministro per la Solidarietà Sociale Paolo Ferrero che ha come obiettivo la nascita di una federazione in cui il Prc mantenga la sua autonomia. «Non ci piacciono i cosiddetti ‘terzinì cioè coloro che si collocano tra il progetto della sinistra arcobaleno e l’autonomia del Prc. Noi – spiega Fosco Giannini – siamo contrari anche al modello della Sinistra europea». Parole dure sono infine rivolte all’ex segretario e leader della ‘Cosa rossà Fausto Bertinotti: «Lui – attacca il senatore del Prc – ha distrutto il partito comunista e tenta di distruggere la sinistra italiana, lo dicono i dati elettorali». «Le colpe – aggiunge Masella – non sono però tutte di Bertinotti. Intorno a lui, che era il padrone, c’era una corte dei miracoli, tanti cortigiani a dire sempre di sì».