L’affermazione dei comunisti rimette al centro i valori della giustizia sociale

Come spieghi e cosa significa per la Repubblica Ceca la grande affermazione del vostro partito alle elezioni per il rinnovo del Parlamento?

Il grande risultato conseguito dal nostro partito fa giustizia di tutti gli attacchi che sono stati portati contro di noi in tutti questi anni, dei tentativi di criminalizzare la nostra storia, di ricacciarci ai margini, di demonizzarci. Insieme con noi è stata criminalizzata l’idea stessa di giustizia sociale e di solidarietà, i nostri ideali.
Siamo riusciti ad eleggere 41 parlamentari. Ciò significa che abbiamo da soli il numero sufficiente per proporre ordini del giorno e richiedere la convocazione del parlamento. Si tratta di una solida base di partenza per promuovere con determinazione e con forza le questioni sulle quali ci siamo impegnati con gli elettori.. Sì, possiamo con fierezza dire che, grazie al Kscm, gli ideali di giustizia sociale e dell’umanesimo sono ancora vivi.
Non era scontato, se si pensa a tutto ciò che, a partire dall’89, è stato messo in moto contro di noi, dagli oltraggi scatenati contro le migliori tradizioni delle lotte sociali nel nostro paese, al tentativo di screditare e riscrivere in modo falso la nostra storia, alla cattiveria, alla manipolazione, alle menzogne contro il Kscm. Si è trattato di una campagna di odio, il cui obiettivo era quello di togliere di mezzo ogni ostacolo all’affermazione del capitalismo. Tutto ciò è stato fatto con ogni mezzo, compresi quelli mafiosi.
Il Kscm doveva essere ridotto al silenzio e criminalizzato, privato delle proprie sedi, isolato, cancellato dalla censura mediatica. Gli attacchi sono stati condotti dall’esterno, ma anche dall’interno. Molti, purtroppo, non hanno retto, e hanno abbandonato la lotta in un momento in cui era più che mai necessario resistere, affrontare i rischi, avere coraggio. A tutti costoro noi non chiudiamo le porte. Sappiamo sotto quali pressioni hanno operato le loro scelte, e non si può pretendere che tutti possano resistere allo stesso modo quando in gioco c’è la propria esistenza, il proprio lavoro, la propria famiglia.
Ma oggi possiamo dire che la fase delle resistenza è superata. Oggi possiamo dedicarci con maggiore tranquillità al compito di fare di questo partito un partito comunista moderno, di far crescere una nuova generazione, una nuova classe dirigente.

Nonostante la maggioranza assoluta ottenuta sinistra, il partito socialdemocratico ha rifiutato un’alleanza col Kscm e ha deciso per un governo di coalizione con parte della destra. Come giudichi questa scelta della Cssd?

La dirigenza del partito socialdemocratico sta dimostrato di non aver saputo trarre alcuna lezione da quanto avvenuto in queste elezioni. Certo, sono riusciti a conservare la maggioranza relativa, ma hanno perso quasi il 2% rispetto alle scorse elezioni. Allora, per giustificare la loro alleanza con la destra, portavano a pretesto il fatto che la sinistra non disponeva di una maggioranza parlamentare. Ma oggi questo alibi non ce l’hanno più, dal momento che la sinistra dispone in parlamento di ben 111 deputati su 200. Se scelgono ancora una volta l’alleanza con la destra, vuol dire che di questo dovranno rispondere innanzitutto di fronte ai loro elettori. Hanno promesso un programma orientato socialmente, ma l’alleanza con la destra li porterà ad agire in un senso completamente opposto: privatizzazioni, riduzione delle tasse per i ricchi (altro che patrimoniale!) e scelte economiche su misura del Trattato di Maastricht, il che significa ulteriori tagli alla spesa sociale, crescita dei prezzi, ristagno dei salari e altra disoccupazione. Se ragionassimo egoisticamente, potremo dire che a noi sta bene così, i consensi al nostro partito aumenterebbero. Ma a noi sta a cuore innanzitutto il bene dei lavoratori e del paese. È per questo che ci siamo dichiarati addirittura disponibili ad appoggiare dall’esterno un monocolore socialdemocratico, a rinunciare a prebende e poltrone, pur di favorire una svolta, seppure parziale, a sinistra. Certo, il nostro sostegno non sarebbe stato come una cambiale in bianco. Abbiamo detto: siamo disposti a far nascere un governo socialdemocratico coi nostri voti determinanti. Per il resto avremmo poi giudicato dagli atti concreti l’operato del governo, giudicandoli in piena autonomia. Niente da fare. Si sono incamminati verso un accordo con la destra iperliberista, quella della Koalice. A questo punto, si accomodino, facciano pure!

I dirigenti socialdemocratici dicono che non è possibile un governo comune con un partito che è contro la Nato e contro l’Unione europea. Come rispondi a queste obiezioni?

Noi non abbiamo posto le questioni di carattere internazionale. Ci siamo limitati alle questioni di politica interna, quelle che toccano più direttamente la vita dei cittadini, il loro lavoro, i loro diritti, le loro condizioni materiali. Sulle questioni della Nato e dell’ingresso nell’Unione europea la nostra posizione è chiara e democraticamente ineccepibile. Abbiamo detto: su questioni così importanti per il futuro del paese, che chiamano in causa le sue alleanza internazionali e le sue scelte di fondo, c’è un solo modo di decidere in modo giusto, quello di far esprime direttamente i cittadini attraverso un referendum. Purtroppo, in questo paese la parola referendum è bandita dal vocabolario politico, tanto che l’istituto del referendum non è stato neanche inserito nella Costituzione. Ma anche su questo devono dare conto ai cittadini, perché non si possono fare scelte di tale portata senza consultarli, senza sapere cosa ne pensano.

Il Kscm dà molta importanza ai rapporti internazionali. Qual’ è la visione che avete oggi del mondo?

Il nostro partito ha rapporti stabili e consolidati con oltre 70 partiti comunisti e operai, con movimenti di liberazione nazionale e con movimenti anticapitalistici e di alternativa. Anche grazie a questi rapporti e legami internazionalisti abbiamo potuto e saputo resistere e per noi questo è stato di grande aiuto. Sapere che non siamo soli, ma che facciamo parte del più vasto movimento mondiale che si batte per un’alternativa al liberismo e al capitalismo e contro lo strapotere dell’imperialismo ci ha dato forza e motivazione. Il nostro è un piccolo paese e siamo quindi consapevoli che in un mondo globalizzato non è possibile cambiare le cose rinchiudendosi nelle proprie frontiere. Ma siamo anche un paese posto nel cuore dell’Europa, strategicamente importante. Ciò che accade nella Repubblica Ceca non è privo di importanza per l’Europa e in particolare per gli altri paesi del centro e dell’est europeo. Il grande risultato ottenuto dal nostro partito accresce le nostre responsabilità all’interno del nostro paese, ma sappiamo che si guarda con attenzione a noi anche da tutta Europa e dal mondo. Per questo il nostro sforzo sarà diretto ad intensificare ancora di più i rapporti internazionali, perché ci sono questioni che ci riguardano tutti. La Repubblica Ceca è candidata ad entrare nella Ue già alla prima tornata di ingresso. Sulla questione dell’ingresso nella Ue è aperto un dibattito anche al nostro interno e vi sono posizioni diverse. Questo è normale in un partito nel quale si discute e si confrontano opinioni a volte anche diverse. Ma la discussione deve coinvolgere tutta la sinistra in tutta Europa, perché se un’Europa si deve costruire, essa non deve essere discriminante per nessuno, e comunque non può essere quella che hanno in mente i banchieri e il capitale multinazionale.