La stanza dell’arte

La stanza non è una rubrica di arte contemporanea. Non è uno spazio dedicato a recensire mostre o ad informare. Ecco, soprattutto non vuole informare. La stanza è uno spazio vuoto che non ama il chiasso, due pagine bianche della nostra rivista messe a disposizione dell’arte. In una delle due un autore, ogni volta diverso, in assoluta libertà propone un disegno. La più semplice e primaria ma anche la più impegnativa forma espressiva. Nell’altra pagina: uno scritto. Breve. Trenta righe o giù di lì. Con unica necessaria connotazione: essere evocato dal disegno. Non una spiegazione quindi. Piuttosto un libero pensiero. Libero perché liberato dalla necessità di essere “aderente al testo” nel senso comune del termine. Dire poco, piuttosto che troppo. Suscitare curiosità. Fare domande, piuttosto che dare risposte. Tacere quando serve, piuttosto che urlare. Scegliere le parole piuttosto che “scagliarle contro” come sassate per stordire e stordirsi. Ecco, la Stanza è il contrario di un reality o della pagina di un rotocalco borghese. E’ un momento di ozio, niente di più. Prima di riprendere a leggere, a riflettere e ad organizzarsi. Nella rivista coinciderà, speriamo, come il piacere di una sosta.
All’arte così ci si dovrebbe accostare. Senza fretta. Con calma. Senza pretendere troppo. Mettersi nello stato d’animo di essere sorpresi. Liberarsi dai preconcetti. Concedersi. Allora l’arte prende la vita che solo il rapporto fra il creatore e il fruitore può darle. E in quel caso si esprime il massimo di libertà possibile. Una libertà che, in quanto tale, è per forza rivoluzionaria. A noi questa cosa interessa ancora, interessa molto.

Roberto Gramiccia