L’11 novembre del 2007 il quotidiano degli Emirati Arabi “Gulf News” ha riportato un’intervista a Gangadharan, cittadino indiano residente illegalmente negli Emirati dal 1979.
La sua e’ purtroppo la storia di molti.
Gangadharan e’ arrivato negli Emirati nel 1979 ad Abu Dhabi, l’unico dei 7 emirati della federazione al tempo relativamente benestante per via delle riserve petrolifere, ottenendo un’occupazione come operaio nell’industria delle costruzioni.
Per alcuni anni ha svolto tale attivita’ legalmente e con un contratto regolare. Aveva un contratto a tempo indeterminato e godeva di una situazione lavorativa relativamente stabile per via dello statuto federale del lavoro che offre ai lavoratori una serie di tutele (ad esempio non e’ possibile il licenziamento senza giusta causa e viene garantita al lavoratore l’assicurazione sanitaria e contro gli infortuni sul lavoro tramite polizze private a spese del datore di lavoro).
Tutte queste leggi pero’ non sono servite a nulla al momento in cui la compagnia e’ stata repentinamente chiusa ed il proprietario e’ fuggito lasciando dietro di se milioni di dollari di debiti e circa 400 operai senza lavoro.
Gangahdaran ha quindi visto il suo visto scadere ed e’ rimasto ad Abu Dhabi irregolarmente, visto che il ritorno in India avrebbe significato la fame (quella vera e propria) per la sua famiglia (suo padre, la madre, le 4 sorelle e la moglie). Non potendo trovare lavoro perche’ irregolare si e’ fatto prestare una somma da una piccola societa’ finanziaria di prestiti al consumo (vedi strozzinaggio) ed ha avviato un’ attivita’ di sartoria ottenendo i documenti tramite l’aiuto di un amico.
Purtroppo il tasso d’ interesse del 30% era ben piu’ alto del profitto ed in breve tempo si e’ ritrovato oberato di debiti. E’ stato piu’ volte minacciato e picchiato ed e’ stata minacciata anche la sua famiglia e l’unica soluzione e’ stata quindi quella di farsi prestare denaro da un’altra societa’ di prestiti, stavolta di prestiti per l’investimento.
Per qualche tempo il suo lavoro e’ andato bene ma dopo alcuni anni si e’ ritrovato nella stessa situazione di prima ma con un debito moltiplicato per 10.
La societa’ di strozzinaggio inoltre tuttora non gli restituisce il passaporto finche’ non si vede restituita la somma di denaro dovuta. Egli pertanto non puo’ ne pagare, ne lavorare per risanare il debito e nemmeno cercare di tornare in India per rifarsi una posizione.
Al momento dell’intervista con il quotidiano “Gulf News” Gangadharan ha 61 anni e vive solo in una camera con altre 7 persone. A settembre di questo anno gli e’ stato diagnsticato un cancro alla gola e non avendo alcuna assicurazione sanitaria non puo’ essere curato negli Emirati Arabi. Non puo’ nemmeno tornare in India per farsi curare poiche’ significherebbe non poter tornare mai piu’ negli Emirati ed egli ha l’assoluto bisogno di cercare di risanare il suo debito per non farlo pesare sulla famiglia. Nel frattempo i genitori sono morti e gli e’ rimasta solo una sorella e la moglie. Non hanno figli perche’ Gangadharan non e’ MAI tornato in India dal 1979!
Nell’intervista Gangadharan e’ apparso comunque sereno. Sa che purtroppo non e’ il solo e parla della sua condizione come di quella di molti altri.
Negli Emirati Arabi le leggi a tutela dei diritti del lavoratore ci sono e vengono fatte rispettare ma purtroppo esistono molti lavoratori irregolari o alla mercede di sponsor spregiudicati e criminali.
E’ vero che lo staturo federale del lavoro e’ molto avanzato e valido ma resta il fatto che resta tutto affidato al sistema privato. Il datore di lavoro paga al dipendente una polizza con una compagnia privata e se non si lavora non si ha diritto a nulla.
Il punto cruciale e’ che e’ il sistema nel suo complesso a non funzionare. E questo sistema ha un nome molto semplice: economia di mercato.
Per quanto lo si voglia migliorare tramite “amortizzatori sociali” il sistema lascia delle falle enormi. Il caso di Gangadharan e’ quello di migliaia di altri indiani nel golfo persico.