“La guerra e le sanzioni hanno prodotto danni per 350 miliardi di dollari”

Quando si formò la JUL e quali sono le sue principali linee politiche?

La JUL si costituì nel 1994-’95, dall’unione di 23 diverse organizzazioni: comunisti, socialdemocratici, ecologisti, gitani ed altri. Tutte queste forze si opponevano ad ogni nazionalismo, ed erano a favore di una Jugoslavia dei popoli. Noi eravamo i primi, in quegli anni, a chiedere la fine della guerra in Bosnia, senza condizioni, e ci opponevamo alla cancellazione del nostro passato socialista. Era importante creare una forza conseguentemente di sinistra antinazionalista , poiché in quegli anni erano presenti anche all’interno del Partito socialista tendenze nazionaliste considerevoli. Noi affermavamo che il nazionalismo era una prospettiva sbagliata, poiché la storia della Jugoslavia è una storia di diverse nazionalità, culture e religioni.

Come valutate il ruolo svolto in questi anni dall’Europa, in relazione alla Jugoslavia?

L’Unione europea ha appoggiato decisamente i movimenti nazionalisti e religiosi che hanno causato lo smembramento della Jugoslavia.

Sulla base dell’esperienza sappiamo che qualsiasi conflitto tende ad esasperare le tendenze nazionaliste. In Bosnia gli Usa erano in conflitto con l’Unione europea : in gioco era l’egemonia nell’area. Tale conflitto è stato una delle cause che ha portato all’attuale situazione nel Kosovo. Ma il problema non era il Kosovo, bensì gli interessi geostrategici. Occorre ad esempio prendere in considerazione le grandi vie di trasporto rappresentate dal Danubio, e capire i grandi interessi economici in gioco. Si sa che il controllo dei Balcani apre le vie alle materie prime provenienti dall’Asia. Gli ex paesi socialisti sono già sotto controllo, gli Usa hanno aumentato la loro pressione in questa zona e l’Unione europea non ha molta influenza. L’allargamento della Nato non serve agli interessi europei. La Jugoslavia è l’ultimo paese che si oppone a questa politica.

Gli stati europei della Nato sono a sovranità limitata e molti di essi non furono informati della discussione che si sviluppava a Rambouillet, che precedette i bombardamenti sul nostro Paese. Le votazioni contrarie alla logica della guerra che si ebbero nei parlamenti d’Italia e di Grecia furono ignorati. L’ONU fu limitata nei suoi poteri decisionali. In questa fase ciò che prende corpo è l’ipotesi di annullare definitivamente l’autonomia statuale della Jugoslavia, lo stesso stato jugoslavo.

Come valutate la situazione attuale?

Gli Usa e l’Unione europea perseguono l’intento di tenere vivi i conflitti bellici, per giustificare la loro presenza nell’area. Ciò nella prospettiva più ampia di allargare il loro dominio su tutti i Balcani. Ma tale obiettivo non è stato ancora conseguito e Usa e Ue , per conseguirlo, hanno innanzitutto bisogno di impedire la pace, poiché la pace metterebbe tale obiettivo fortemente in discussione. Le sanzioni economiche dovrebbero disintegrare il Paese. Però, sino ad ora, il livello di vita dei cittadini della Jugoslavia è superiore a quello dei paesi ex socialisti vicini. Siamo in condizioni di esportare l’elettricità e per ciò che riguarda l’agricoltura il Paese è ancora autosufficiente. Gli Usa e l’Ue scommettono ora sulle manifestazioni di piazza, sulle rivolte, poiché in parlamento l’opposizione non è in grado di servire i loro interessi. Per questo si tenta di colpire tutti i livelli della vita sociale, come mezzo per far sollevare la popolazione. Le vie del Danubio sono bloccate per le rovine dei ponti bombardati. Ciò reca un danno enorme a tutti i paesi della zona. Speriamo che in Europa si comprenda che occorre al più presto normalizzare la situazione, anche per gli stessi interessi europei. Speriamo soprattutto nell’aiuto della Russia, della Cina, dell’India. Disgraziatamente le socialdemocrazie europee si sono schierate al fianco degli Usa e la sinistra europea, mi duole molto dirlo, non mostra nella sua maggioranza né comprensione né solidarietà. Nel Kosovo, attualmente, sotto gli occhi del Kfor e dell’Onu si scatena una massiccia pulizia etnica sulla popolazione non albanese, e nessuno protesta.

Qual è l’influenza politica della JUL tra la popolazione e come crede si svilupperà la situazione?

Nelle elezioni comunali del 1996 ottenemmo il 17%. Nelle elezioni parlamentari dello stesso anno ci presentammo uniti al Partito socialista ed ottenemmo la maggioranza dei seggi. Quest’anno sono previste elezioni comunali e federali (Serbia e Montenegro). Nell’anno che verrà, il 2001, si terranno le elezioni parlamentari in Serbia. Attualmente facciamo parte di un governo di unità patriottica, assieme al Partito Radicale serbo, che ci assicura una maggioranza di due terzi. È necessario oggi un governo stabile. Contiamo su di una crescente fiducia della popolazione. Ma temiamo nuovi bombardamenti, e ciò potrà accadere se la Nato non otterrà un governo di suo gradimento. L’obiettivo di molti è trasformare la Jugoslavia in un protettorato. Non abbiamo nessuna ragione per essere ottimisti. Abbiamo lavorato per ricostruire il nostro Paese, senza aiuti, di cui però abbiamo bisogno.

Saluteremmo con grande piacere un cambiamento di linea dell’Europa. Si sta pensando alla privatizzazione del petrolio, dell’elettricità, delle autostrade. La guerra e le sanzioni hanno prodotto danni per 350 miliardi di dollari.

Quali sono i vostri rapporti con il Partito socialista e quali le maggiori differenze?

Vi è stato un avvicinamento, negli ultimi tempi. Le nostre rivendicazioni del 1995 ( la pace senza condizioni, una società multietnica e multiculturale, la difesa del Paese senza condizioni ideologiche e senza nazionalismi, una Jugoslavia sovrana) hanno incontrato grandi consensi. Il Partito socialista ha come obiettivo primario lo stato, noi la società.

Si può considerare il sistema economico della Jugoslavia come un’economia di mercato?

Nel 1989 vi erano 400.000 imprese private e il 93% dell’agricoltura era in mano ai privati. Noi abbiamo sempre puntato ad un sistema economico misto, di proprietà privata e pubblica, ed oggi è così. Cosa che peraltro è scritta nella nostra Costituzione del 1992.