La FIOM e la lotta di classe

“Molte volte, di fronte a lotte particolarmente aspre e che duravano nel tempo, i lavoratori e i dirigenti di altre categorie si sono chiesti e ci hanno chiesto: da dove nasce tanta determinazione, tanta tenacia?”. Per rispondere a questa domanda Meta edizioni ha pubblicato un libro, “1994-2004: dieci anni alla ri – cerca della strada per affermare il valore del lavoro, per dare voce e dignità alle lavoratrici e ai lavoratori”.
Si tratta della ricostruzione, sulla base di documenti, comunicati, ritagli di giornale, appunti sparsi, della storia recente del più rappresentativo sindacato dei lavoratori metalmeccanici italiani: la Fiom. Il risultato è una sorta di “bigino” (senza alcuna pretesa di completezza e certamente di parte) che, pur con mille lacune e imprecisioni, rende l’idea di una organizzazione impegnata in un percorso per migliorare le condizioni dei lavoratori, di un sindacato che ha saputo e voluto investire nel rapporto stretto e democratico con chi passa otto ore e più al giorno nelle fabbriche e negli uffici.
“Questo percorso – scrive Franco Arrigoni, segretario generale Fiom Lombardia, nella prefazione al libro – iniziato nel 1994 e non sempre lineare, ha prodotto un nesso forte tra elaborazione, proposta e prassi sindacale che si è dimostrato vincente, ricostruendo un senso di appartenenza collettivo che si era via via appannato.
La scelta di non scindere il dire dal fare ha permesso alla Fiom di reggere conflitti durissimi e la stagione degli accordi separati, rinverdendo quotidianamente il rapporto con i lavoratori.”
La risposta alla domanda iniziale – secondo Arrigoni – “sta nella scansione analisi-elaborazione-proposta- rivendicazione e lotta” che ha caratterizzato l’azione della Fiom e che emerge chiaramente dalle pagine del libro.
Dal Convegno di Maratea del 1994 alla piattaforma unitaria per il rinnovo del biennio economico del contratto nazionale di lavoro degli inizi del 2005: la progressione degli eventi dimostra che è possibile non cedere ai ricatti, sostenere le proprie rivendicazioni con il conflitto e ottenere dei risultati : ciò racconta la storia di un’organizzazione che ha scelto di stare, comunque, dalla parte dei lavoratori.
Le mobilitazioni contro la guerra e per “un altro mondo possibile”, gli scioperi e le manifestazioni per il contratto, per un salario dignitoso, per i diritti si intrecciano con il diario di vicende aziendali (dall’Alfa di Arese a Termini Imprese, Melfi, Fincantieri, ThyssenKrupp).
Seguendo l’ordine cronologico degli eventi si intravede il filo che li lega, lo stesso che Gianni Rinaldini, segretario generale della Fiom, individua nella presentazione al libro: “il tentativo (sempre a partire dal lavoro e dai lavoratori) di capire come in una situazione in profondo mutamento siamo in grado di non essere un fattore della produzione, uno degli elementi del costo del lavoro, ma riusciamo ad esprimere una soggettività, un altro punto di vista: quello dei lavoratori dipendenti.”
E’ più che mai vero: le esperienze non si esportano. Ma questa sintetica storia può essere utile a ricordare dichiarazioni e fatti a chi ne è stato protagonista, ad estendere la conoscenza della Fiom a chi non era ancora entrato nel mondo del lavoro e a chi non è metalmeccanico e, anche a favorire una discussione (che deve coinvolgere l’intera Cgil) sull’esigenza di cambiare dinamiche di funzionamento del sindacato, spesso burocratiche e asfittiche.