Il 7° congresso del Partito della Rifondazione Comunista, Prc, è terminato domenica 27 luglio con un risultato importante che deve richiamare tutta l’attenzione dei comunisti francesi.
Il gruppo dirigente uscente è stato messo in minoranza. Il delfino di Fausto Bertinotti, Nichi Vendola, è stato battuto con l’elezione del nuovo segretario generale del Partito, per 142 voti contro 134. Il congresso ha adottato una risoluzione, con 342 voti su 646, che sancisce senza ambiguità la rottura con la strategia e le prassi politiche attuate fino ad ora.
I punti essenziali:
– la strategia del superamento del partito, della sua liquidazione, dentro una sinistra arcobaleno ovvero una sinistra rossa, è stata definitivamente abbandonata.
– L’ esistenza del partito, con una sua identità comunista, e la necessità di un suo rafforzamento, politico e organizzativo, sono al contrario sottolineati nel testo della risoluzione.
– La collaborazione “organica” con il Partito Democratico (social-liberale) è condannata, come la riproduzione della partecipazione al governo Prodi.
– La volontà è stata quella di dare la priorità al movimento popolare, alle lotte contro le politiche della destra berlusconiana e del padronato, per la riconquista del mondo del lavoro attraverso un’azione di massa. Le date delle iniziative politiche sono state fissate in sintonia con le lotte sociali. Il testo afferma altresì la necessità dell’esistenza di una vera “sinistra sindacale” ( dopo che i principali sindacati hanno approvato la demolizione delle pensioni da parte del governo Prodi).
– L’opposizione alla Nato e all’estensione della base militare di Vicenza è fortemente marcata (mentre i parlamentari l’avevano votata dopo Prodi, malgrado le manifestazioni).
– La necessità di sviluppare la democrazia nel partito (dove l’unità sembra preservata), di conseguenza delle organizzazioni di base, nel rispetto delle diversità di opinioni, è affermata.
Per i comunisti francesi, di fronte ad una strategia simile a quella della vecchia direzione del Prc, le conclusioni del congresso del Prc, la sua svolta a sinistra, sono di grande interesse, mentre si prepara il nostro congresso. Il peso del bilancio, il crollo elettorale della coalizione “sinistra arcobaleno” (3% invece del 10%), la mobilitazione dei comunisti italiani, hanno avuto ragione sul peso dell’apparato uscente che tuttavia era riuscito, dopo la riconta e l’annullamento di alcuni voti, a realizzare il 47% sulla sua mozione nelle strutture locali.
Fino alla fine, l’esito del congresso è rimasto incerto e le linee si sono distribuite tra i presentatori delle diverse mozioni.
La risoluzione finale non interrompe i ponti con il partito della sinistra europea, malgrado l’esperienza e il voto troppo stretto e contestato d’adesione nel 2005.
Essa precisa comunque che Rifondazione Comunista sarà presente con i suoi simboli alle elezioni europee, senza escludere alleanze in particolare con altri movimenti comunisti. Il progetto alternativo menzionato è esplicitamente alternativo a quello socialista e socialdemocratico.
Altra contraddizione: Bertinotti, la cui linea è stata completamente disconosciuta, è stato tuttavia acclamato da una maggioranza del congresso come senza dubbio il leader storico del Prc.
Paolo Ferrero, 47 anni, è stato eletto segretario generale del Partito.
Operaio alla Fiat, in passato e militante sindacale, Ferrero ha aderito al Prc durante gli anni 90, dopo essere stato membro del gruppo di “democrazia proletaria” durante gli anni 80. Egli non nasconde un’appartenenza, che può sconcertare, alla chiesa evangelica valdese. E’ stato anche ministro, apertamente criticato, di Prodi.
Ciò che conta per il momento, è che lui è stato eletto, contro l’ultra riformista Vendola, con la stessa maggioranza come quella che ha votato il testo della risoluzione e che ha l’onere di attuare.
I compagni italiani danno così un forte segnale che è possibile rompere con le strategie del declino e della cancellazione dei partiti comunisti e con le linee che le sostengono.
Viva il Prc!
(Traduzione a cura della Redazione)