Signore e signori, Compagne e Compagni,
vorrei innanzitutto rivolgere un caldo saluto a tutti i presenti in questa sala.
Sono con noi questa sera Roberto Soffritti dell’ufficio politico nazionale del PdCI, Delfina Tromboni del PRC di Ferrara, storica dei movimenti delle donne, Ernest Niembe Jonkan del movimento immigratri dell’emilia romagna, Paolo Guerrini coordinatore regionale del PdCI dell’emilia romagna, Fosco Giannini della Direzione Nazionale del PRC e direttore dell’Ernesto.
Voglio dire a tutti che siamo qui questa sera per proporre non vuote teorie, ma una via d’uscita solida e concreta dalla situazione presente. Per questo articolerò il mio intervento su 3 brevi considerazioni
COSA E’ ACCADUTO NEGLI ULTIMI 20 anni??
La situazione attuale, la possiamo riassumere nella nuova dimensione dello sfruttamento capitalistico che ormai tutti definiscono globalizzazione. Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza il crollo del sistema sovietico, simboleggiato dai capitalisti con la caduta del muro di Berlino.
Ma con il muro di Berlino, i pirati del neo-liberismo non hanno cercato di distruggere solo il comunismo, si sono spinti ben oltre disarticolando anche la funzione dello stato-nazione.
Stato- nazione che con la sua funzione moderatrice delle spinte più anarchiche e potenzialmente distruttive del processo economico costituiva un altro ostacolo all’arricchimento dei nuovi “padroni”.
Oggi lo stato-nazione è sostituito in molti Paesi dallo “stato-mercato”, una semplice definizione per dire che oggi più che mai l’economia ha il sopravvento sulla politica.
La guerra in Yugoslavia, la divisione della Cecoslovacchia, le spinte separatiste nei paesi dell’ex patto di Varsavia , e l’economia mafiosa che oggi regna in quei Paesi, il Federalismo agitato dalla Lega in Italia, le leggi elettorali maggioritarie e uninominali con l’estrema personalizzazione della politica, vanno tutte in questa direzione: distruggere lo stato-nazione inteso come partecipazione dei cittadini alle scelte che li riguardano, questo è il “divide et impera” del nuovo imperialismo.
Da questa disgregazione dello stato di diritto (sia pure borghese) tradizionale nascono tutti i nostri attuali problemi di cittadini:
In primo luogo le privatizzazioni che mancando le mirabolanti promesse ci regalano solo servizi più scadenti e bollette più care, e talvolta il taglio dei servizi tout-court obbligando il cittadino a ricomprare dal privato quei servizi che già aveva pagato con i propri versamenti al pubblico.
Qui apro e chiudo una parentesi perché il problema a Cento si pone in modo drammatico con la speculazione edilizia che oggi tenta tramite una costruzione pilotata e non trasparente del PSC di mettere le mani su beni pubblici il cui mantenimento è invece essenziale per non stravolgere la vita della città.
In secondo luogo, abbiamo il violentissimo attacco alle condizioni dei lavoratori che in un modo o nell’altro vengono impoveriti sia nei Paesi emergenti che in quelli sviluppati dell’occidente.
Il meccanismo è evidente e cito in proposito una considerazione di Giorgio Cremaschi che ben descrive l’obiettivo dei nuovi “padroni” : “più stato assistenziale per le imprese e più mercato selvaggio per i lavoratori”
Arginare questo tsunami provocato dall’economia-canaglia sulle vite di tutti noi, non è stato possibile con i mezzi classici del compromesso social-democratico.
La sconfitta del governo PRODI sta tutta qui ed è nostro dovere ammettere il fallimento di quella opzione basata tutta e soltanto sulla difensiva che aveva attirato anche noi nella trappola dell’emergenza di evitare un peggio che non si è poi potuto evitare.
La nostra base non aveva mai accettato questa logica del meno peggio ed è per questo che oggi possiamo ripartire da noi: dai comunisti.
Senza i comunisti, la storia anche recente ci dice che la sinistra comunque declinata diventa una parola senza significato. Senza offesa per i compagni di altre opzioni che ci affiancano e il cui contributo è comunque importante.
CHI SONO I COMUNISTI?
Chi sceglie di essere comunista, in realtà intraprende un cammino.
Un cammino ricco di ostacoli, deviazioni, incomprensioni, tradimenti, bassezze di uomini “piccoli”, ma anche un cammino verso la propria realizzazione come essere umano.
Comunista non si nasce, comunista spesso non si riesce a diventare nell’arco di una vita.
Essere comunisti non è qualcosa che ti viene naturale; per essere comunisti si deve vincere l’egoismo, si deve vincere la pigrizia, si deve vincere la paura, si devono vincere i pregiudizi e le convenzioni. Si deve accettare il confronto delle idee, si deve comprendere e tollerare talvolta i difetti degli altri, ci si deve fermare per sostenere chi non regge il passo o chi perde la strada.
Essere comunisti significa essere tre volte etici.
Essere etici: ovvero avere un proprio codice morale, non importa da quale tipo di formazione culturale, civile o religiosa.
Essere sempre eretici: ovvero non accettare passivamente un’idea o uno stile di vita imposto da altri solo perché è quello più seguito, o per ricavarne vantaggi. Essere eretici significa non rinunciare mai alla propria libertà di giudizio anche quando questa ha dei costi o non è compresa neppure dai propri compagni. Significa anche saper ammettere i propri errori quando li si comprende.
Essere profetici: ovvero saper capire il mondo che ci circonda e progettare quello futuro. Avere la capacità di pensare in grande, non ristretti all’oggi, alle situazioni contingenti, ma saper vedere una via d’uscita per abolire lo stato di cose presente e sostituirvi senza forzature un mondo migliore.
Non vorrei spaventare, soprattutto quei giovani che si affacciano per la prima volta a un impegno civile, ma anzi stimolarli con quella che è un sana sfida con se stessi. Vincere questa sfida significa che veramente “un altro mondo è possibile”.
Il cammino verso un altro mondo possibile prevede molte tappe e non c’è da scandalizzarsi se qualcuno non riesce o non se la sente di percorrerle tutte, l’impegno civile non è un’esclusiva dei comunisti, e neppure la generosità o la solidarietà lo sono.
Ciò che distingue i comunisti è la volontà di abolire lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo.
Noi liberamente in cammino per essere comunisti oggi, liberi dai fantasmi dello stalinismo e dagli esempi di un “socialismo reale” importante storicamente, ma mal realizzato, possiamo rilanciare la sfida in termini nuovi.
Oggi più che mai il mondo conosce fenomeni di sfruttamento, guerre, prepotenza dei forti sui deboli, divisione iniqua delle risorse tra i popoli e tra i ceti sociali ritornati prepotentemente alla ribalta. Oggi più che mai c’è bisogno di comunisti senza se e senza ma.
Chiunque intraprenda questa lunga strada, da qualsiasi tappa provenga è perciò un nostro compagno e, se anche deciderà di fermarsi ad un certo punto del cammino, avrà contribuito a rendere più vicino un “altro mondo possibile”.
VENIAMO AL CHE FARE????
La prima battaglia che dobbiamo vincere, secondo l’insegnamento di GRAMSCI è principalmente culturale. Dobbiamo rompere l’egemonia culturale che la destra ha costruito con un uso spregiudicato dei media, con la corruzione o l’intimidazione di parte dei quadri politici e sindacali, con un’operazione più che ventennale di cancellazione e sistematica rimozione della memoria collettiva. Con la diffusione dell’ignoranza e del pregiudizio, e la proposta di modelli di vita falsi come ben espresso in un film di Boldi dove l’attrice che interpreta la figlia quindicenne afferma: “Faro’ la velina e sposerò un calciatore”.
Non possiamo permettere una versione revisionista della storia che mette sullo stesso piano i morti di Salo’ con gli eroi che diedero la vita per la libertà nella lotta partigiana.
Così come dobbiamo estirpare la mala pianta del razzismo seminata da TV e giornali con una sapiente selezione di notizie a forte impatto emotivo capaci di pilotare l’opinione pubblica fino a stravolgere il senso comune.
Quello che dobbiamo fare è una “rivoluzione copernicana”, parlare al cuore della gente ponendo al centro i fatti e non le notizie fabbricate o il mondo virtuale dorato inoculato dalle campagne mediatiche della destra.
Dare al cittadino i mezzi per vivere la realtà e non i surrogati concessi dal potere.
Ricreare una rete di relazioni anche personali che spezzino la catena e la solitudine dell’individualismo, rispettando al contempo le scelte di vita personali.
In questa prospettiva i movimenti delle donne, il mondo ecologista, i movimenti per i diritti civili, e tutte le altre espressioni più avanzate della società devono confluire nel grande fiume comunista, unica speranza di raggiungere il mare della democrazia e non disperdersi nel deserto dell’economia-canaglia globalizzata.
Quasi 20 anni orsono tutti uniti, PdCI, Rifondazione, Sinistra Critica, Partito Comunista dei Lavoratori, e un’infinità di singoli compagni che hanno lasciato, lanciammo tutti insieme la sfida della Rifondazione Comunista.
In estrema sintesi, la ricostruzione di un Partito Comunista Italiano che senza rinnegare nulla del suo passato si aprisse alle nuove esigenze della società. Esigenze che con la sua grande sensibilità e lungimiranza Enrico Berlinguer già vedeva profilarsi all’orizzonte.
Oggi la sfida dell’unità è vinta nelle piazze, dove sfiliamo tutti insieme numerosi come non mai.
Quello che fin’oggi è mancato è una rappresentanza politico istituzionale che forte di tanta partecipazione potesse darle un esito positivo. Molto comunque è stato fatto.
Il lavoro quotidiano dei nostri militanti nelle organizzazioni sindacali sia confederali che di base è alla base del risveglio della CGIL e in particolare della FIOM che oggi è uno dei motori del cambiamento, ma come lamentano gli stessi leader della CGIL quello che manca a supportare le lotte dei lavoratori è una sponda politica di peso, dimensioni e determinazione adeguate.
Le leggi-truffa elettorali proposte in modo bipartisan dai “PD con e senza la elle” non solo mirano ad escludere dal parlamento le forze anticapitaliste, ma ci portano dritti verso una dittatura.
Questo è quello che tutti insieme chiediamo a tutti voi di scongiurare non solo col voto, ma anche con l’impegno militante.