Come avete preso questo accordo sulle pensioni tra governo e sindacato?
«L’abbiamo presa malissimo. Non si è rispettato il programma. In più, dico che il sindacato non è il parlamento e il governo ha fatto solo promesse. La Cgil è caduta nella trappola e ha ricevuto gli scalini che sono peggio della “Maroni”. Con i rischi più grandi per i giovani. Rifondazione, invece, si è fatta mettere all’angolo. Il governo, come è evidente, non c’è sulle pensioni, sul welfare, sul lavoro. Tutto è stato fatto per smantellare la previdenza pubblica. Guardiamo al cuneo fiscale. Si era detto che un 60% andava alle aziende e il resto ai lavoratori. Ma alla fine, con quel 40%, i lavoratori hanno pagato gli assegni familiari ai ricchi, gli unici che, oggi, in Italia, possono permettersi dei figli».
All’idea di un referendum tra i lavoratori, cosa rispondete?
«Vorremmo fosse un referendum certificato. Mi sembra difficile, ma spero di sbagliarmi. Noi a Mirafiori abbiamo scioperato. Quello che chiediamo e che Rifondazione esca dal governo. Bisogna venire sui lavoratori. Metteremo in campo tutto il possibile. Che a sinistra si chieda una verifica tra i lavoratori».
E come prevedete andrà a finire la consultazione referendaria?
«Risponderanno “no”. Poi, certo, da qui a settembre, le cose potrebbero anche cambiare. Ma, se non dovessero cambiare, faremo la nostra campagna per il “no”. Dopo 26 anni i sindacati si sono ripresentati a Mirafiori, e si sono resi conto che è un simbolo. Dunque, speriamo in bene».