Intervista Emanuele De Nicola, delegato Fiom di Melfi

Come giudicate questo accordo sulle pensioni?
«Questa è l’ennesima beffa rispetto alle promesse fatte in campagna elettorale. L’ennesimo conto da far pagare ai lavoratori. Pensavamo si desse una svolta, rafforzando il sistema previdenziale, invece si va a smantellare l’intero sistema pubblico. Che segnerà un peggioramento nei prossimi anni. Anzi, gia da ora con l’innalzamento dell’età pensionabile e dell’età contributiva e con la riforma del Tfr. Tutta la discussione, poi, è stata falsata: non si è tenuto conto dei fattori reali, come i conti in positivo dell’Inps. Il risultato è la Cgil divisa e un pericolo serio per tutti i lavoratori. Il dramma, inoltre, è che tutto sia legato a delle condizioni macroeconomiche che i lavoratori non controllano».

Cosa pensate, invece, dell’avanzata ipotesi di un referendum tra i lavoratori?
«Noi ci auguriamo che si faccia il referendum, con tutti i rischi che esso comporta, altrimenti si va alla mobilitazione generale. C’era già il sistema Dini ad aver peggiorato la situazione, e ancora prima, nel ’92, la riforma Amato. Noi, insomma, ci aspettavamo da questo governo ben altro. Bene ha fatto la Cgil ha dare un giudizio critico, anche se parziale, sulla riforma».

E cosa risponderanno gli operai alla consultazione referendaria?
«Gli operai risponderanno con un no secco. Ma la nota negativa è che si è creata una perdita di fiducia verso questo centro-sinistra, che si esprimerà nell’antipolitica. Particolarmente nei lavoratori più giovani. Il fatto è che ci sentiamo traditi da un governo, dentro il quale ci sta anche Rifondazione, che ha fatto la finanziaria passata che tutti ricordiamo; che pensa ad una politica di risanamento sulle spalle delle fasce più deboli e poco allo sviluppo. Questo governo dipende interamente dai ceti medio-alti, dalle lobby di potere, e non ha cambiato rotta dal governo Berlusconi. Le pensioni potevano essere un terreno di svolta».