Non si allenta la tensione sulle pensioni, anzi. L’accordo con le parti sociali sembra sempre più lontano e la sensazione diffusa è che il governo si sia infilato in un vicolo cieco. Romano Prodi “~ prima o poi dovrà scegliere se ascoltare l’anima riformista della coalizione, o quella della sinistra radicale che chiede al premier di rispettare quel programma che l’Unione ha sventolato in campagna elettorale. Per il senatore di Rifondazione comunista Fosco Giannini, direttore della rivista L’Ernesto, «la cancellazione ‘dello scalone è imprescindibile. Bisogna ritornare ai 57 anni di età minima pensionabile con 35 anni di contributi, e mandare qualche intellettualone e politico dentro le fabbriche e le catene di montaggio per vedere se ha voglia di lavorarci lui».
Senatore come giudica la proposta del
ministro Cesare Damiano?
Inaccettabile, non ci sono altre parole. Oltre ai 60 anni minimi entro tre anni, prevede il taglio dei coefficienti, ossia di impoverire le pensioni dei giovani. Oltretutto non si parla più della cancellazione della legge 30 e i salari sono bassi. Dietro l’angolo si nasconde un dramma sociale.
Si sente ingannato dal suo
governo? Ci sono due “tradimenti”: prima i sindacati, che vanno alla trattativa senza aver fatto alcuna consultazione con i lavoratori. E questo è particolarmente grave, specie in una situazione politica generale in cui proprio gli operai hanno già dimostrato una posizione molto dura e di delusione verso il governo Prodi.
E il secondo tradimento?
La cancellazione dello scalone Maroni era nel programma con
cui abbiamo fatto la campagna elettorale. Ora non c’è più e il rischio è che aumenti quel distacco, già ratificato da una enorme perdita di consensi, tra l’Unione e il suo blocco sociale di riferimento.
L’impressione è che i sindacati abbiano il timore di essere scavalcati a sinistra dai Rifondazione… Questo è un senso di colpa, giusto, di Guglielmo Epifani. La difesa delle pensioni dovrebbe essere al primo posto nelle priorità dei sindacati. Dopo le pesanti critiche di Fmi e Uè, anche il ministro dell’Economia ha riconosciuto che le perplessità sui conti sono da condividere…
Padoa-Schioppa quindici giorni fa disse che era finita la fase di “far tirare la cinghia” ai lavoratori, e che cominciava la fase della redistribuzione del reddito. Dopo queste dichiarazioni c’è stata una forte presa di posizione del commissario agli Affari economici delFUe Joaquin Al-munia, che ha smentito il ministro dicendo che l’Italia doveva stare attenta ai dettami di Maastricht. Come spiega questa contraddizione? Perché i dettami di Maastricht, verso cui anche il centrodestra aveva cercato di svincolarsi, sono spietati. In più anche il governatore Mario Draghi è intervenuto duramente auspicando una nuova concertazione, la stessa poi che portò alla cancellazione della scala mobile. Così Padoa-Schioppa ha cambiato idea rientrando nella sua posizione della finanziaria.
Anche Walter Veltroni ha preso posizione sulle pensioni… Quella di Veltroni è stata una scelta pesantissima, in cui anche lui nel suo esordio da leader del Partito democratico ha attaccato le pensioni.
Senatore manca solo Massimo D’Alema… Il ministro non solo ha detto che non ci sono i soldi per cancellare lo scalone, ma che se anche ci fossero non sarebbero da spendere in quel modo. Praticamente si è ricomposta tutta la squadriglia liberista sull’asse Padoa-Schioppa, Draghi, Veltroni e D’Alema. E aggiungo anche Montezemolo. Che soluzioni propone? I sindacati devono immediatamente consultare i lavoratori, e se permane la proposta Damiano, che straccia il documento programmatico dell’Unione, proclamare lo sciopero generale. Cosa farà Rifondazione se la Cgil firmasse la proposta Damiano? Mi attengo alle dichiarazioni del mio segretàrio, Franco Giordano, dicendo che non la voteremo in Parlamento.
A costo di far cadere questo governo? Se resta lo scalone sì.
A questo punto Prodi dovrà fare una scelta… Non deve fare molta fatica, ma solo essere coerente con il documento programmatico dell’Unione.