Intervento Leonardo Masella CPN del 19 aprile 2008.

Vorrei fare alcune riflessioni politiche, evitando la logica degli scontri personali e di potere senza chiare discriminanti politiche in cui in genere si degenera quando vi sono sconfitte come quella del 13 e 14 aprile.

Mi sono interrogato in questi giorni se ho fatto di tutto per evitare questa catastrofe. Io credo di avere davvero fatto di tutto. Ve l’ho detto, ve l’abbiamo detto in tutti i modi e in tutte le lingue in questi due anni, che stavamo andando nel baratro, che saremmo stati seppelliti dal fallimento della partecipazione al governo Prodi. Ve l’ho detto da questo stesso palco nell’ultimo Cpn prima delle elezioni che era un suicidio (ho usato proprio questo termine, “un suicidio”) presentarci con questo simbolo assolutamente opposto ad ogni connessione sentimentale col nostro elettorato. Ve lo abbiamo detto con tanta nettezza, che ci avete eliminato dalle liste elettorali. Cosa dovevamo fare di più ? No, non facciamo i furbi, non siamo tutti responsabili. Noi dell’Ernesto non siamo responsabili.

Ora c’è la catastrofe, avete fatto il deserto, 3 milioni di voti persi, tutta la sinistra al 3%, nessun parlamentare eletto. Ma, nonostante ciò, vedo che ancora non avete capito. Siete con la testa ancora al 12 aprile, continuate a dire le stesse cose: sinistra unitaria e plurale, federazione, disprezzo per tutto ciò che puzza di comunismo e di comunista… Compagne e compagni, il palazzo è crollato. Ve ne siete accorti ? Forse si, ma si vede che volete distruggere anche quel poco che è rimasto, continuate come prima a non ascoltare, arrogantemente, chi la pensa diversamente da voi.

Dalle continue dichiarazioni di dirigenti che leggo su Liberazione (a proposito, ma Liberazione è il giornale del partito ?), non sento nessuna autocritica da parte di nessuno sulla partecipazione al governo decisa con grande presunzione allo scorso congresso di Venezia. Eppure la causa principale della catastrofe è lì, non è il simbolo, che pure ha contribuito. La causa principale della perdita di 3 milioni di voti sta nella partecipazione al governo, nel crollo di fiducia del nostro elettorato, lavoratori, giovani, donne, precari che si sono sentiti traditi dalla politica del governo, che è stata permeabile, con la nostra partecipazione e corresponsabilità, solo alla Nato, agli Usa, ai banchieri della Ue, a Confindustria, al Vaticano, alle culture nazionalistiche, militariste, razziste, securitarie, liberiste, antioperaie. Si sono chiesti e fatti fare, con noi al governo, ancora e sempre sacrifici alla povera gente. Questa politica totalmente incoerente, soprattutto da parte di una forza come la nostra, ha prodotto un vero e proprio disgusto popolare per la politica, e soprattutto per la nostra politica, ha alimentato la crescita dei consensi alla destra e alla Lega. Questo disastro è figlio di quel presuntuoso e violento congresso di Venezia (altro che gentilezza nel dibattito interno, solo ora la chiede Giordano !). Al governo costi quel che costi, e fuori le minoranze dalla gestione ed anche dal partito, come ci disse a Venezia Bertinotti. Era il prezzo che doveva pagare per entrare nei salotti buoni della borghesia, era l’ultimo atto della fuoriuscita dal comunismo (da destra, come al solito dal comunismo non si può che fuoriuscire da destra), era il prezzo della sede della campagna elettorale della Sinistra Arcobaleno nel borghesissimo caffè di via Veneto. Ma chi volete che ci potesse votare ? Avete tradito gli operai, i lavoratori, i precari, i ceti più deboli. Avete tradito i giovani del grandioso movimento contro la guerra in Iraq. Avete tradito i giovani di Genova. Avete tradito le popolazioni della Val di Susa. Avete tradito la popolazione di Vicenza. Per un posto sullo scranno di presidente della Camera, cosi’ pensa la gente comune, la gente semplice. Ma la ascoltate, ogni tanto, la gente semplice ? Ma voi siete lontani anni luce dalla gente semplice, tant’è vero che non immaginavate nemmeno un tale crollo di consensi. Parlate sempre e solo fra di voi, un ceto politico autoreferenziale, di parlamentari, sottosegretari, consiglieri, assessori, che ha perso totalmente il contatto con la realtà, e in particolare con il malessere sociale. Ora la festa è finita, il popolo di sinistra, il popolo che soffre, il nostro elettorato ci ha dimessi tutti.

Eppure in questi due anni ce se sono stati di segnali chiarissimi di sfiducia nei nostri confronti. Alle elezioni amministrative scorse già avevamo perso due terzi dei voti e si fece finta di nulla, poi dopo tre mesi la piazza vuota del 9 giugno e il movimento autoconvocato che invece portava 100.000 giovani contro Bush, mi ricordo Russo Spena che balbettava di autocritiche senza cambiare nulla. Poi la brutta accoglienza a Mirafiori a Giordano e Ferrero. Infine i fischi a Bertinotti al funerale degli operai della Thyssen. Il gruppo dirigente, tutto, è stato cieco e sordo in questi due anni, anzi ha colpito continuamente, con metodi stalinisti, violenti, tutti quei compagni e quelle compagne che dissentivano e che vi mettevano in guardia e tentavano di salvare il partito dal baratro, fino ad arrivare alla violenza e inaudita esclusione dalle liste elettorali dei compagni dell’Ernesto (dopo che questi avevano votato tutte le peggiori nefandezze del governo per disciplina di partito), così come prima si escluse Ferrando dalle liste elettorali solo per una intervista su un giornale e si espulse Turigliatto per il voto contro la guerra. Altro che gentilezza nel dibattito interno, compagno Giordano. Non ho mai visto nella mia vita tanta arroganza e tanta ipocrisia.

Tre anni di partecipazione al governo Prodi hanno distrutto noi e tutta la sinistra. Questa è la causa principale della sconfitta. Non c’è dubbio che Bertinotti è il principale responsabile, ma non si può ora scaricare tutto su Bertinotti. Se sta nella politica del governo la causa principale viene spontanea, naturale la domanda: chi è stato in questi due anni il nostro ministro ? Non si può aver votato tutti i provvedimenti impopolari del governo, partecipando cioè in prima linea, da protagonista, alla distruzione elettorale di Rifondazione ed ora venire a presentarsi come il padre della patria, senza fare un minimo di autocritica e senza cambiare radicalmente linea, ma anzi per di più ripresentando le stesse ricette o molto simili che hanno portato alla sconfitta. Mi chiedo: ma perché, se la Sinistra Arcobaleno fosse stata presentata in campagna elettorale invece che come l’annuncio di un nuovo partito (come ha fatto Bertinotti), come fa Ferrero, come un nuovo soggetto politico unitario e plurale, come una federazione, forse avremmo preso più voti ? Non dico sulla lunga storia di snaturamento dell’identità comunista di Rifondazione (perché le cause vengono da lontano), ma almeno sul governo e sul congresso di Venezia si dovrebbe avere la dignità e l’intelligenza di fare una profonda autocritica. L’ha fatta più forte persino Bertinotti.

Dico questo non per polemica settaria, perché invece noi siamo disponibili, anzi proponiamo di costruire una mozione congressuale con tutte le compagne e i compagni disponibili e con tutte le aree che oggi sono critiche con la linea che ha portato alla disfatta, dico questo perché, tuttavia, non è accettabile che in questa mozione congressuale si ripropongano le stesse formule astratte, a-comuniste che hanno portato alla catastrofe, perché ciò non riuscirebbe a salvare ciò che resta di Rifondazione ma la affosserebbe definitivamente, pur dicendo a parole il contrario. E’ perdente scimmiottare il bertinottismo, perché l’originale è sempre meglio della fotocopia.

Se si vuole salvare ciò che resta di Rifondazione Comunista bisogna investire nella discontinuità, nel cambiamento radicale di linea, di progetto, di gruppi dirigenti. Questa linea, questo progetto, questi gruppi dirigenti che hanno portato al fallimento non sono più credibili.

Voi pensate un po’: tutta la sinistra arcobaleno è al 3%. Il Pdci si sfila per un altro progetto, Sinistra Democratica se ne torna secondo me dentro il partito democratico, i Verdi si divideranno fra un soggetto ecologista e il Pd. Del resto è normale un processo centrifugo dopo una tale batosta. C’è il fuggi fuggi. Ma compagni, pensateci bene, cosa rimane di Rifondazione Comunista ? L’1 e mezzo %, come la somma di Ferrando e Cannavò, e peraltro un partito diviso in una guerra di tutti contro tutti. Allora: o tu punti, per salvare il salvabile, sulla discontinuità, sul cambiamento radicale della linea che ha portato alla catastrofe, oppure sei il residuo del fallimento, la parte finale che finisce. L’unica soluzione per salvare il salvabile è cambiare radicalmente la linea politica, passare da una logica governista, ad una logica di opposizione di lunga lena innanzitutto nella società, e quindi con un bagno di società e di umiltà. E poi bisogna andare in direzione opposta alla cultura anticomunista dominante nei gruppi dirigenti. Anche perché proprio questa voglia di sbarazzzarsi del comunismo e dei suoi simboli ha portato persino a cancellare la falce e martello dal simbolo elettorale, ha portato a considerare il comunismo non una forza politica organizzata, un partito comunista, ma una fra le tante tendenze culturali di un nuovo soggetto politico.

E’ incredibile che in un partito che ha nel nome e nel simbolo ancora il richiamo all’identità comunista, si continua a prendere le distanze dalla identità comunista, come se fosse una iattura. I dirigenti del nostro partito non riescono più nemeno a pronunciarla la parola “comunista”, gli viene l’orticaria. Oppure se la pronunciano lo fanno solo in polemica. Un dirigente del Prc può dire che la costituente comunista è una cosa che non condivide, ma non dire con ripulsa che è “una regressione”, come ha fatto Giordano. Per i dirigenti di questo partito sono una regressione ormai soltanto i comunisti e il comunismo. Fra qualche anno o forse anche prima sentiremo molti degli attuali dirigenti del Prc dire, come hanno fatto Fassino, Veltroni, ed altri ex-dirigenti del Pci: ma io non sono mai stato comunista !

Di fronte ad una sconfitta di questo genere se ne può uscire, si può risalire la china solo andando in direzione diametralmente opposta, alternativa, alle ricette della sconfitta. O si investe nella discontinuità oppure si rimane sotto le macerie. Invece entrambi i documenti valorizzano e rilanciano il cadavere della Sinistra Europea, ormai fallita sia in Italia che in Europa, che ha spaccato la sinistra e i comunisti (in comunisti buoni e comunisti cattivi) e che è stata la prima cessione di autonomia e di sovranità del nostro partito dentro un nuovo soggetto politico, per fare le prove della Sinistra Arcobaleno.

Per salvare Rc la strada è quella opposta al fallimento. Si salva Rifondazione Comunista se la si colloca in un processo nuovo di unità a sinistra, opposto a quello che ha portato al fallimento, e cioè innanzitutto avvicinando le forze che si richiamano al comunismo per rifondare/ricostruire un nuovo partito comunista. L’Arcobaleno finisce, quindi o si mette in campo un progetto nuovo, che non sia quindi la riproposizione dell’arcobaleno con un altro nome, un progetto che entusiasmi, che motivi i compagni che sono demoralizzati e incazzati, oppure non ce la si fa. Non c’è altra strada per non disperdere del tutto questo nostro patrimonio di lotte, si sacrifici, di idee, di esperienze. Le altre strade portano o verso il partito democratico o verso la frammentazione fra gruppi e gruppetti in lotta permanente fra di loro, in un veloce esaurimento nel nulla.

Errare è umano, perseverare sarebbe diabolico.