Intervento di LEONARDO MASELLA

Ero molto incerto se intervenire. Ho la sensazione che non serva a niente. Anche oggi, dopo una sconfitta così catastrofica e ingloriosa, continuiamo a non ascoltarci e a non guardare in faccia la realtà. Continuiamo ad agire come se fossimo al 12 aprile. Penso che ancora molti non abbiano capito che la situazione è cambiata radicalmente dopo il 14 aprile.

Come si fa, persino ora, dopo una catastrofe così, prodotta dal fallimento di una cultura politica e di un progetto strategico finalizzato alla liquidazione del comunismo e di una forza comunista, pensare ancora, e ancora oggi in questo Cpn, di fare un congresso a tesi e non a mozioni alternative ?

Io penso che sia positivo, oltre che inevitabile, fare il congresso con documenti alternativi, non per dividere il partito, ma per dare finalmente la possibilità democratica agli iscritti di fare una scelta chiara e non ambigua per decidere la linea del partito. Sarebbe stato necessario un congresso non con 5 mozioni ma con due mozioni alternative sulla questione di fondo che abbiamo di fronte: una a favore della liquidazione comunista e l’altra contraria, per riavviare la rifondazione di un partito comunista con basi di massa.

Perché non si è voluto fare questa scelta da parte dei sostenitori della mozione Ferrero ? Invito tutte le compagne e i compagni a riflettere. C’è una causa politica. Perché dalla attuale divisione della maggioranza di Venezia (fra Giordano e Ferrero) non emergono due posizioni realmente alternative, ma due varianti della stessa cultura politica che ha portato alla catastrofe attuale. Come ha detto Russo Spena, su 15 tesi ci si potrebbe dividere solo su una. E’ vero, ha ragione. Le due mozioni vengono entrambe dalla cultura bertinottiana, quella stessa cultura politica che ha portato i comunisti e la sinistra alla catastrofe e alla liquidazione.

Si profila quindi un congresso con una mozione di centro-destra ed una di centro-sinistra, molto simili. Faccio notare ai sostenitori della mozione di centro-sinistra che l’originale è sempre meglio della fotocopia.

Io penso, invece, che sia giunto il tempo, dopo una distruzione così devastante della sinistra, di esprimere con grande chiarezza e onestà l’unico progetto strategico in grado di salvare quel che rimane del nostro patrimonio di militanza e di esperienze di lotta. Tutti dicono oggi di voler salvare il Prc. A parte il fatto che è stravagante, e dovrebbe far riflettere, che chi ha sostenuto da anni la diluizione e il superamento di Rifondazione Comunista in nuovi soggetti politici (dalla Convenzione per l’Alternativa alla Federazione della Sinistra, alla Sinistra Europea fino alla Sinistra Arcobaleno) quando il Prc da solo era al 6%, ora che siamo quasi liquidati dagli elettori si dichiari a favore della salvezza del Prc. Ma il problema è “come” salvare il Prc, perché una cosa sono le parole, un’altra sono i fatti. Io credo che si può salvare il patrimonio che rimane del Prc, di militanza, di esperienze, di lotte, di culture antagoniste, solo se lo si ricolloca in un processo unitario di ricomposizione dei comunisti e della sinistra, altrimenti non si salva più niente.

La situazione è drammatica, a sinistra ci sono macerie, riflusso, balcanizzazione (come si vede anche fra di noi che facciamo un congresso con 5 mozioni !), mentre è al governo una destra arrogante e pericolosa, i cui simboli sono i 300 mila fucili evocati da Bossi e i saluti romani in Campidoglio, e l’opposizione parlamentare è fatta solo da un partito come il Pd. O noi siamo in grado di costruire insieme ad altri, un punto di riferimento forte a sinistra, più forte possibile, un partito comunista il più forte possibile, oppure anche il necessario, indispensabile, processo di tenuta e di mobilitazione della sinistra è destinato a fallire. O siamo in grado di ricomporre la diaspora dei comunisti con chi è disponibile oppure non riusciremo a tenere assieme, a mobilitare, a mantenere a sinistra ciò che rimane a sinistra del Pd. Si assume una grande responsabilità, ancora peggiore di chi ha avuto la responsabilità della catastrofe elettorale, chi ostacola questo processo.

La nostra linea dovrebbe essere l’esatto opposto della linea esposta dall’intervista a Fabio Mussi sul Manifesto di giovedì (8 maggio), dal titolo “Tutti i nostri errori”. Quali sono gli errori compiuti secondo Mussi ? Leggo testualmente: “A ottobre il Pd ha fatto le primarie, con tutti i limiti ma ha chiamato 3 milioni di persone. La sinistra ha fatto una manifestazione quando era il momento di fare un partito”. Capito ? L’unica cosa buona fatta è stata la manifestazione del 20 ottobre, tradita poi dai cosiddetti stati generali che hanno dato vita alla Sinistra Arcobaleno e al fallimento elettorale, e Mussi indica nel 20 ottobre l’errore. “Cosa fare?” Gli chiede il giornalista? Ascoltate la risposta di Mussi, testualmente: “Per fortuna nessuno ha particolare voglia di aderire alla costituente comunista di Diliberto. Una delle cose da rivedere è l’idea di non avere nemici a sinistra”. Avete capito ? A parte il fatto che Mussi si sbagliò clamorosamente anche nel ’91 quando nacque il Prc, quando diceva con la stessa supponenza e arroganza di oggi, che nessuno aveva particolare voglia di aderire al Movimento per la rifondazione comunista, ma la cosa ancora più grave – ma significativa – è che per Mussi la costituente comunista va considerata “un nemico”. Ecco, credo che tutto il nostro partito dovrebbe contrastare compattamente questa posizione e impostazione di destra, anticomunista.

Proprio all’opposto di ciò che dice Mussi, uno dei responsabili principali della distruzione della sinistra, noi avremmo bisogno di costruire una più forte unità fra Prc e Pdci (che sono le uniche due forze organizzate rimaste ancora in piedi), verso un processo di unificazione assieme a tutte le comuniste e i comunisti, singoli od organizzati, disponibili per costruire il perno indispensabile per rimotivare e rimobilitare tutta la sinistra sociale, di lotta, di classe, di movimento, come è stata la straordinaria manifestazione del 20 ottobre, di soli 6 mesi fa.

Io credo che nella situazione in cui siamo, chi ostacola questo processo si assume una responsabilità enorme, perché contribuisce, in buona o in cattiva fede, come ha già fatto con la Sinistra Arcobaleno, alla distruzione anche di quel poco che è rimasto a sinistra del Pd.