Intervento di Gianluigi Pegolo CPN 19/20 aprile 2008

Di fronte ad un risultato elettorale così negativo occorrerebbe un’analisi impietosa e il coraggio della discontinuità, ma nella relazione del segretario io non l’ho trovata. Possiamo francamente cavarcela con la giustificazione del voto utile?

Anche l’UDC era minacciata dal voto utile: ha preso l’1% in più di voti e ha conquistato la rappresentanza alla Camera. Noi abbiamo perso più del 7% e tutti i nostri parlamentari.

Cosa non ha funzionato allora? Vi è stato l’effetto della presenza al Governo, ma non solo.

Quando si perde in tutte le direzioni il problema sta nella non credibilità del progetto. Di questo nella relazione non si vuole prendere atto.

Queste elezioni non sono state un incidente.

Indicano che la Sinistra l’Arcobaleno è un progetto perdente perché non ha una identità, perché appare come un aggregato raccogliticcio, attraversato da pulsioni contraddittorie.

Ed, in effetti, si sta squagliando.

Mi sorprende che si consideri irrilevante che il PdCI se ne vada, che SD apra ai socialisti, che i Verdi occhieggino al PD.

Con chi si dovrebbe fare, allora, il nuovo soggetto?

L’unico punto fermo nella relazione del segretario è l’esclusione di un soggetto comunista. Perchè?

Dietro al terrore delle pulsioni identitarie si cela la vera questione. Fin dall’inizio la costruzione del nuovo soggetto ha avuto un unico certo significato superare Rifondazione Comunista per approdare ad un partito non comunista!

Oggi molti criticano la linea ed hanno ragione, ma quando Bertinotti parlava di socialismo del 3° millennio ben pochi l’hanno fatto. Anzi, molti si sono dichiarati entusiasti.

Casa si deve fare ora?

Giordano propone di andare avanti con il nuovo soggetto. In questo caso sotto forma di “nuovo spazio pubblico”.

Ma cosa significa? Dietro questo uso disinvolto di termini evocati vi si nasconde il disegno di sempre: superare Rifondazione Comunista.

Questo è inaccettabile e sarebbe davvero assurdo dopo questo esito elettorale.

Ripartire da Rifondazione Comunista, dunque. Va bene.

Ma per fare cosa? Qualche compagno ci propone un soggetto federato o confederato. Anche questa è una proposta che non tiene. Federato fra chi? Rifondazione Comunista e Sinistra democratica? E vi pare che un simile soggetto sia proponibile?

Che superi i limiti che abbiamo incontrato?

Il profilo moderato sarebbe ancora più forte di adesso e sarebbe illusorio pensare con simili accorgimenti di salvare Rifondazione Comunista che finirebbe annegata nuovamente in un pastrocchio senza identità.

Il punto è che al rischio di dissoluzione di Rifondazione Comunista vi è una sola alternativa: il rilancio della proposta originaria di Rifondazione Comunista e cioè un percorso che, rinnovando culture e pratiche, conduca alla costruzione di un partito comunista rifondato.

Oggi questo significa il recupero di una piena autonomia politica e organizzata di RC e il superamento della Sinistra l’Arcobaleno.

E’ un’altra strada. Non è il partito unico, non è il “nuovo spazio pubblico”, e non è neppure l’Arcobaleno “light” versione federata o confederata.

Questa scelta è resa difficile dalla catastrofe elettorale prodottasi, ma è l’unica realista perché poggia su una cultura politica radicata, su una domanda sociale di forte cambiamento. Perché dà una risposta non effimera alla natura delle contraddizioni sociali in atto.

Perché si pone esplicitamente il problema di una opzione anticapitalista che la Sinistra l’Arcobaleno elude.

Perché assume il conflitto e la trasformazione sociale come bussola, perché si distanzia dalle pulsioni governiste che aleggiano, sul nuovo soggetto.

In questa scelta di continuità con l’aspirazione originaria di RC e di discontinuità con la sinistra l’Arcobaleno. Vi è spazio per altri. Saremmo ben miopi se non ci ponessimo il problema di raccogliere forze, ma questo processo non può essere politicistico e deve avere un carattere aperto, con grande attenzione ai processi sociali e ai conflitti.

Un partito comunista forte è la migliore garanzia per una effettiva unità della sinistra.

Ma una unità che poggi su consensi sulla domanda sociale, non sugli interessi del ceto politico alla propria riproduzione.

La manifestazione del 20 ottobre già indicava plasticamente questa prospettiva. Non lo si è voluto cogliere.

Quella manifestazione ci ha detto che in Italia c’è spazio per un partito comunista rifondato e per una sinistra anticapitalista. Non solo. Queste elezioni, con la devastante avanzata delle destre nelle stesse roccaforti delle sinistra, ci dicono che occorre una forza che si riconnetta alla domanda che proviene dal mondo del lavoro e dei soggetti subordinati.

Per storia, cultura, referenti sociali, questa forza non può che essere comunista e anticapitalista.

A questo dobbiamo lavorare. Siamo ancora in tempo per salvare Rifondazione Comunista, ma è l’ultima possibilità che ci è offerta e non possiamo sprecarla.