Nell’intervento del segretario vi è, a mio avviso, una contraddizione insanabile fra giudizio sulla situazione politica e sociale – che condivido – e la proposta politica. In premessa, voglio dire che mi pare un’analisi troppo semplicista quella che interpreta la crisi essenzialmente come il risultato del tradimento di Mastella. Non scherziamo, vi è stato certamente anche questo ed è senz’altro vero che i centristi hanno sempre minacciato questa coalizione, ma come si fa a non vedere che la crisi si consuma anche per effetto di una proposta di elegge elettorale che ha messo in subbuglio un bel numero di partiti dell’Unione o, ancora, che il segnale lanciato da Veltroni – correremo da soli ha detto , vi ricordate? – ha segnato di fatto la fine dell’Unione?
Sono d’accordo sul fatto che la crisi mette in evidenza una rottura nel rapporto con la società, anche se personalmente non mi convince il ricorso a categorie quali “crisi della politica” che appaiono troppo vaghe e che tendono ad accreditare l’idea- sbagliata – di una rottura sul piano “orizzontale” fra politica in toto e società, quando invece è sempre più evidente che siamo di fronte principalmente ad una crisi sul piano “verticale”, che tocca in modo particolare le componenti progressiste e di sinistra, come peraltro tutti possono facilmente constatare nel momento in cui, anche solo come esercizio mentale, si pensi al possibile esito delle prossime elezioni.
Quello che, invece, è vero è che la crisi della sinistra sta assumendo caratteri drammatici ed è senz’altro vero che essa coinvolge ormai dimensioni etiche.
Il punto è che se la crisi è di tali dimensioni, la proposta che qui ci viene fatta – e cioè quella di concorrere alla nascita di un governo istituzionale – va nella direzione non di sanare tale crisi ma di portarla alle estreme conseguenze. La proposta, cioè, apre solchi ancora più grandi fra sinistra e società, rischia di dilatare a dismisura i consensi alle destre e di determinare l’implosione di Rifondazione Comunista.
Ma vengo al merito, perchè le argomentazioni a sostegno della proposta mi paiono davvero prive di alcuna credibilità. Innanzitutto, come si può pensare di reggere di fronte all’evidente malcontento popolare e alla delusione che percorre il popolo della sinistra nel momento in cui si desse vita ad un governo sostenuto oltre che dal PRC da Casini o da Berlusconi? Si ha un bel parlare di crisi morale nel momento in cui anche solo per pochi mesi ci si acconcia a governare con l’UDC di Cuffaro! L’impatto anche emotivo di una tale compresenza sarebbe micidiale per il nostro partito e sono davvero sorpreso che si consideri questo fatto come irrilevante, quasi che si potesse passare tranquillamente a questa condivisione di responsabilità, senza che ciò producesse effetti sul nostro rapporto di massa.
Un secondo argomento che mi pare privo di consistenza è l’idea che il “governo di scopo” – formula che davvero fa sorridere – dovrebbe limitare il suo intervento alla sola legge elettorale, evitando di occuparsi d’altro. Premesso che nella stessa relazione del segretario vi è molta vaghezza su questo punto (ed anzi si coglie in alcuni passaggi il desiderio di usare questa parentesi tecnica per affrontare alcune questioni come la distribuzione del nuovo tesoretto fiscale), resta il fatto che un simile governo giocoforza dovrà intervenire su alcune questioni urgenti. Penso al rinnovo delle missioni all’estero o ad alcune scelte in materia economico-sociale. Peraltro, per quale motivo lo stesso Montezemolo è fra gli sponsor del governo di scopo se non per spartirsi appunto quelle risorse? Come vedete, quello dell’assoluta neutralità del nuovo governo rispetto alle scelte economico-sociali è una pia illusione. Non sarà così e lo si sa anche se non lo si vuole ammettere. Si può ben immaginare a quali compromessi s potrebbe giungere con una coalizione di sinistra –centro –destra che affrontasse questi temi. Non ne parlo perché mi vengono i brividi a pensarci.
Il terzo argomento – ma in realtà il primo per importanza – che è stato utilizzato nella relazione è quello della necessità di una nuova legge elettorale. Premesso che quando si entra in certi campi si sa come si comincia ma difficilmente come se ne esce, prendiamo per buona l’affermazione secondo cui si dovrebbe approvare la “bozza Bianco”. Mi chiedo: cosa ne è del tentativo, più volte dichiarato, di voler modificare quella proposta? Ciò significa che si considera il voto congiunto per la scelta degli eletti nei collegi uninominali e per l’espressione del voto di lista come acquisito? La qual cosa però, come tutti sanno, significa che le due forze maggiori otterranno un surplus di seggi rispetto alle altre forze politiche e ciò significa anche che con questo meccanismo si dà l’avvio ad un percorso di tendenziale bipartitizzazione della società italiana. Ma allora mi chiedo: che senso ha nella relazione di Giordano porre l’accento sui rischi di americanizzazione della società italiana se poi se ne accettano i presupposti sul piano istituzionale?Ancora, oggi ho sentito ripetere che una delle ragioni fondamentali sarebbe quella di evitare l’eccessiva frammentazione, il che significa che bisogna eliminare un po’ di piccoli partiti. Confesso che, dopo tutte le battaglie a difesa del pluralismo condotte dal partito, ci si voglia arruolare oggi nelle fila dei “semplificatori” mi lascia molto perplesso. Mi chiedo, inoltre, come si faccia con grande leggerezza a pensare che una volta imposto ai nostri alleati un meccanismo elettorale che ne prevede la liquidazione si pensi di giungere tranquillamente ad una riproposizione dell’alleanza con loro. Capisco il ragionamento: saranno costretti a farlo perché glielo imporrà lo sbarrameneto del 5% percento. Insomma, non vogliamo le alleanze coatte con il PD ma ci fanno comodo quelle con i partiti più vicini per costringerli a confluire nel partito unico. Non c’è che dire un bell’esempio di cinismo politico!
Concludo: sostenere un governo istituzionale, o come lo si voglia chiamare, in questa fase è un assurdo, un’operazione che si può rivelare micidiale per le sorti di Rifondazione Comunista. Per questo la proposta va respinta e non resta che preparasi alle elezioni anticipate, che a questo punto sono un atto dovuto di fronte al disastro che si è prodotto. Una scelta di trasparenza necessaria per ricostruire un minimo di rapporto con i nostri soggetti sociali di riferimento.
Non comprendo le preoccupazioni che sono state espresse. Si dice che l’attuale legge obbliga alle coalizioni. Non scherziamo: l’unico obbligo è quello che eventualmente noi stessi ci imponiamo. E in ogni caso, non è Veltroni che sostiene di volersi presentare comunque da solo? Le forze della sinistra hanno quindi tutto il diritto ad una loro presentazione autonoma. Naturalmente, con i loro simboli, perché penso che oggi le improvvisazioni di arcobaleni o altro rischierebbero di far perdere un mucchio di voti, cosa che – mi pare – non ci possiamo permettere.