Intervento di Gianluigi Pegolo al CPN 16/12/2007

Il rinvio del congresso rappresenta un vulnus inaccettabile alla democrazia interna. Senza consultare neppure i gruppi dirigenti del partito si è proceduto alla convocazione degli Stati generali, si è scelto un nuovo simbolo elettorale, si è deciso per le prossime amministrative di presentare liste uniche ed ora si propone il tesseramento al nuovo soggetto politico. Questo dispregio per elementari regole democratiche nasce, in tutta evidenza, dal fallimento di una linea politica e dal timore di questo gruppo dirigente a confrontarsi nel partito. La giustificazione addotta per il rinvio – il ricorso ad una consultazione sul governo – appare risibile perché i termini di tale consultazione sono sempre più evanescenti e perché noi tutti sappiamo che nella “cosa rossa” prevale la volontà di rimanere comunque legati a questo governo. Peraltro, di che consultazione ci sarebbe bisogno dopo la vicenda del protocollo del welfare? Che “la cosa rossa” appaia sempre più come uno stadio transitorio è evidente. Basti pensare ad alcuni interventi autorevoli pronunciati negli Stati generali, al lancio della candidatura di Vendola, alla proposta di tesseramento. E’ evidente la spinta a passare al partito unico. Non è detto che il processo si concluda in questo senso, potrebbe anche prodursi una rottura. Entrambi gli sbocchi sono possibili, ma si tratta per l’appunto di esiti negativi che confermerebbero il fallimento di un progetto che difficilmente potrebbe stabilizzarsi nella proposta di confederazione. Inquietante, in questo contesto, è la vicenda della legge elettorale. Per conseguire un sistema con sbarramento al fine di far decollare definitivamente la “cosa rossa” non ci si fa scrupolo di stipulare un’alleanza con Veltroni e Berlusconi, pur sapendo che il sistema elettorale che questi propongono è concepito per rafforzare enormemente, a scapito delle altre forze politiche, i due maggiori partiti. Senza contare che per portare a casa una qualche legge elettorale si sarebbe disposti ad entrare a far parte di un governo istituzionale insieme con le forze del centro-destra. Questo, peraltro, è l’intendimento del Presidente della Camera, mai smentito dall’attuale gruppo dirigente del partito. Siamo al trionfo del politicismo e dell’avventurismo. Se non vi è una rapida correzione di linea la stessa sopravvivenza del partito è in forse.