Intervento di Francesco Maringiò

Care compagne e cari compagni,

questo Comitato Politico Nazionale ha il compito di varare le liste de La Sinistra-L’Arcobaleno ma è del tutto evidente che questa Sinistra Arcobaleno nasce cancellando le diversità. Non è un bell’inizio!

È dannoso per la stessa campagna elettorale.

E non si spiega come mai, in questa fase in cui si fa nascere una coalizione di sinistra, che si vorrebbe unitaria e plurale (e in cui addirittura convergono e convivono culture politiche diversissime), venga cancellata un’area politica e culturale che rappresenta più del 10% di questo Comitato Politico Nazionale.

E queste liste che oggi verranno ratificate, sono state elaborate da un ristrettissimo gruppo di compagni. Così facendo si sono mortificati i territori, a cui non si chiede né di decidere, né di partecipare alle decisioni, ma solo di attaccare, a partire dai prossimi giorni, i manifesti elettorali.

Si discriminano pezzi significativi di partito che dirigono e gestiscono, insieme ad altri, intere e grandi federazioni; si mortificano i territori nelle scelte dei candidati, decisi a Roma e catapultati in questo o quel collegio, sulla base di calcoli che nulla hanno a che fare con i bisogni del territorio; si riducono i militanti al rango di “militonti”…insomma: non è davvero un bell’inizio!

Diceva Rosa Luxemburg – dirigente comunista sempre presente nelle citazioni del gruppo dirigente di questo Partito – che si sarebbe sempre battuta per difendere il diritto al dissenso, soprattutto di coloro che la pensavano diversamente da lei. Evidentemente questo insegnamento non ha fatto breccia nei compagni della segreteria nazionale del nostro partito.

Allo scorso Cpn, nella relazione sui criteri di composizione delle liste, è stato introdotto un criterio diffamatorio (quello che divideva i compagni del Prc in “buoni” e “cattivi”, ricordate?) che rimanda a pratiche che vorremmo venissero combattute nella società.

Prima ancora che offendere noi, questa pratica discriminatoria offende l’intelligenza di tutte le compagne e compagni e di quanti hanno a cuore o esprimono posizioni critiche. E queste pratiche li offendono proprio perché dicono loro, rozzamente, che d’ora in poi o esprimeranno una critica che si prefigura, nei fatti, come “l’opposizione a sua maestà”, o non verrà riconosciuta loro una effettiva agibilità politica.

E a proposito dell’”effettiva opposizione all’impianto complessivo delle modalità che ci siamo dati” – così come detto dal compagno Ferrara nella sua relazione allo scorso Cpn – vorrei ricordare al compagno Ferrara, e al segretario Giordano, che i due parlamentari che si rifanno all’area de L’Ernesto, come loro ben sanno, hanno sempre rispettato la disciplina di partito e di gruppo (alla Camera e al Senato), anche quando il loro dissenso di merito era abissale, al punto che mai gli organismi di garanzia hanno avuto nulla da eccepire. Non è da noi, quindi, che è venuto meno il rispetto delle regole, ma da questa segreteria nazionale che, con questa scelta, viola ben 7 articoli dello Statuto, lì dove viene garantita la libera espressione di tutte le opinioni e si ribadisce loro piena e legittima rappresentanza interna ed istituzionale.

Ma questa insensibilità verso i territori e verso le posizioni critiche che in questo partito vengono espresse, ci dicono del bisogno urgente di un radicale cambiamento di rotta.

Non può vivere a lungo un partito diretto da vertici ristrettissimi e distanti dal corpo militante, così come – a maggior ragione – non potrà vivere una partito eterodiretto dalla mediazione asfissiante con alcune forze di sinistra.

Così non vivrà neanche la sinistra. E noi, che nella sinistra italiana abbiamo l’ambizione di portarci e far vivere uno spirito critico e rivoluzionario, dovremmo tenere bene a mente le parole di John Reed, e cioè che “la rivoluzione è dissenso, e quando uccidi il dissenso, uccidi la rivoluzione”.