Indesiderabili?

Parigi, 22 febbraio 2000

Signor Presidente,

come già sapete, il Partito comunista francese tiene il suo 30° congresso dal 23 al 26 marzo prossimo. Sarete senza dubbio a conoscenza della profondità dei cambiamenti che i comunisti francesi intendono introdurre nella vita e nell’attività del loro partito per rispondere alle esigenze dell’aspettativa sociale e politica, dell’emancipazione umana, e della solidarietà tra i popoli di fronte alla dominazione capitalistica. Sarà un congresso radicalmente innovatore che, partendo dagli insegnamenti della storia e dall’analisi della necessità attuali di trasformazione della società, esprime la nostra volontà di far avanzare la ridefinizione di un comunismo adeguato ai nostri tempi.

Tradizionalmente, noi invitiamo i rappresentanti dei partiti e delle organizzazioni, nonché personalità del mondo intero che condividono con noi i valori di progresso, di trasformazione sociale e di solidarietà internazionale. Nel corso degli incontri che abbiamo avuto, in questo ultimo anno, con il Partito comunista della Federazione russa abbiamo sempre ribadito la nostra solidarietà con le lotte condotte nel vostro paese contro l’introduzione a tappe forzate di un capitalismo selvaggio le cui conseguenze si dimostrano tragiche per la maggioranza della popolazione nonché per la stessa Russia. Nel contempo, con la franchezza che caratterizza le nostre relazioni, non abbiamo mai mancato di segnalare le divergenze su questioni molto serie, per noi essenziali. In particolare gli atteggiamenti emersi a proposito dello stalinismo e del nazionalismo.

Mentre possiamo comprendere l’aspirazione del popolo russo ad arginare l’indebolimento drammatico del paese e il saccheggio delle sue ricchezze, non possiamo accettare che, a partire da questa situazione, si arrivi a giustificare Stalin e lo stalinismo. Un simile atteggiamento occulta ogni analisi e ogni critica del sistema repressivo, di cui esso è stata la chiave di volta, e dei crimini che sono costati così cari al popolo sovietico, ad altri popoli e alla stessa idea di comunismo nel mondo.

Voi avete lasciato intendere che nel vostro partito queste tendenze appartengono al passato. Non possiamo tuttavia fare a meno di constatare il proliferare, in questi ultimi tempi, di scritti e di testi finalizzati a riabilitare Stalin, sulle pubblicazioni del vostro partito e sugli organi dell’Unione popolare patriottica che voi presiedete.

Lo stesso dicasi per quanto concerne l’antisemitismo. Noi stessi siamo rimasti sgomenti dalla lettura di testi che, se pubblicati in Francia sarebbero legittimamente perseguiti con rigore dalla legge. Malgrado le assicurazioni dateci che il vostro partito avrebbe preso in avvenire le distanze da tutte le tendenze assimilabili all’antisemitismo, non possiamo non constatare il vostro rifiuto di condannare chiaramente e fermamente dichiarazioni scandalose come quelle espresse dal generale Makashov, membro del Comitato centrale del vostro partito. Infine, in aggiunta a questi due problemi maggiori si aggiunge, per il presente, quello della guerra in Cecenia. In nome della sovranità e dell’integrità territoriale della Russia – nozioni importanti che noi rispettiamo, ma che non possono giustificare tutto – voi esprimete il vostro sostegno ad una guerra spaventosa dichiarata dai dirigenti del Cremlino. Le informazioni che affluiscono testimoniano delle atrocità commesse nei cosiddetti “campi di filtraggio”, nonché della feroce repressione a Grozny rasa al suolo dalle bombe, e le cui prime vittime sono la popolazione civile. Aggiungerei che la stessa popolazione russa subisce la sua parte di sofferenze a causa di questa terribile guerra. Voi lamentate che “il governo mette le forze armate in una situazione estremamente penosa negando ai militari le risorse necessarie”. Voi approvate l’opposizione delle autorità russe ai buoni uffici dell’Osce o dell’Onu e all’aiuto umanitario internazionale. Argomenti che noi non riusciamo francamente a comprendere. La lotta contro il terrorismo e le sue provocazioni è legittima, ma essa non giustifica un tale scatenamento di violenza contro tutto un popolo. Queste profonde divergenze, che con nostro dispiacere non hanno fatto che esacerbarsi in questo ultimo periodo, ci hanno portato alla convinzione che non esistono le condizioni favorevoli alla presenza di una delegazione del Pcfr al nostro 30° congresso. In ogni caso continueremo ad opporci alle pressioni, in qualunque forma si manifestino, degli Stati e delle istituzioni finanziarie del mondo occidentale per imporre al vostro paese un modello economico e sociale contro la volontà dei vostri compatrioti.

Ci auguriamo infine che si creino al più presto le condizioni per una cooperazione multiforme tra la Francia e la Russia nel reciproco rispetto della sovranità e degli interessi dei nostri due popoli.

Vi prego di gradire, signor Presidente, i miei migliori saluti.

Robert Hue

Lettera del Pcfr ai partiti “fratelli”

Mosca, 18 marzo 2000

Ai partiti amici e fratelli

Cari compagni,

la presenza di delegazioni straniere ai congressi dei partiti amici e fratelli è una forma tradizionale di solidarietà e cooperazione. Il Pcfr fonda le proprie relazioni con i partiti esteri sulla base dei principi del rispetto reciproco, del non intervento negli affari interni, sui valori dell’autonomia di ciascun partito e della solidarietà.

Abbiamo accolto con soddisfazione l’invito al 30° Congresso del Partito comunista francese. Pensavamo che gli incontri con i comunisti francesi ci avrebbero consentito di conoscere meglio la loro esperienza di lotta nelle condizioni attuali, e ci avrebbero permesso di incontrare esponenti di altri partiti presenti al Congresso.

Tuttavia, il 22 febbraio abbiamo ricevuto una lettera del segretario del Pcf, Robert Hue, nella quale si mettevano a fuoco diverse divergenze tra il Pcf ed il Pcfr (cosa che a noi appare del tutto normale) e attraverso la quale venivamo informati che la partecipazione del Pcfr al Congresso del Pcf sarebbe risultata sconveniente.

Naturalmente ogni partito ha il diritto di scegliere i propri ospiti. Tuttavia stupisce e appare incomprensibile il fatto che il Pcf abbia considerato indispensabile esprimere pubblicamente il proprio punto di vista in un momento particolarmente difficile per il nostro partito ed il nostro paese, nel pieno – cioè – di una campagna elettorale per la presidenza della Federazione Russa in cui G. A. Zjuganov era l’unico candidato in grado di battere le forze contrarie agli interessi del popolo.

A chi serve tutto questo?

Ufficio Stampa del Pcfr