In memoria di Guido Valabrega

Nulla è più facile oggi, per un intellettuale ebreo, professarsi antisionista. L’antisionismo non è, come cercano di far credere i dirigenti israeliani, una forma moderna di antisemitismo che mira alla distruzione dello stato di Israele, ma una categoria politica e ideologica specularmente opposta alla concezione colonialista e imperialista dello stato ebraico che, in spregio alle risoluzioni dell’ONU del 1947-48 (relative alla spartizione della Palestina in due stati indipendenti, uno ebreo, l’altro arabo-palestinese), viola quotidianamente, con il sostegno dell’imperialismo americano, quelle risoluzioni cercando di occupare la parte più grande del territorio assegnato ai palestinesi ed impedire la nascita di un loro vero stato. Questa premessa era necessaria per capire che l’antisionismo di Guido Valabrega è stato il frutto di una larga esperienza iniziata negli anni cinquanta, insieme a tanti altri ragazzi ebrei, in un kibbuts israeliano, osannato allora come forma ideale di socialismo, che lo convinse dell’incompatibilità tra sionismo e comunismo. Da vero marxista non si accontentò di studiare e interpretare scientificamente la situazione del Medio oriente ma si mise subito all’opera per contribuire a cambiarla creando un’organizzazione, il GRMOC (Gruppo di ricerca sul Medio oriente contemporaneo) che in breve tempo divenne, sotto la sua infaticabile e appassionata direzione, il centro più dinamico di attività di tutti coloro, militanti antimperialisti italiani e arabi di tutte le nazionalità, che intendevano lottare per una giusta pace nel Medio oriente denunciando la crescente attitudine espansionista di Israele.

Tutti noi abbiamo seguito con grande ammirazione la grande mole di lavoro svolto da Guido in questi decenni, la sua onestà intellettuale, il suo rigore scientifico, la sua passione per la ricerca storica racchiusa a futura testimonianza nei suoi numerosi scritti, studi, relazioni, articoli, libri, che sono stati e sono una fonte inesauribile di conoscenza sul mondo arabo e sulla lotta del popolo palestinese per tutti i militanti della sinistra.

I suoi appassionati interventi rimarranno a lungo nella nostra memoria. La sua assidua collaborazione a tutte le più importanti riviste della sinistra, le sue conferenze, il suo fecondo lavoro di docente di storia nei paesi afro-asiatici all’università di Bologna, la sua diretta partecipazione ai congressi internazionali sulla pace in Medio oriente. Noi, che gli siamo stati compagni di lotta e di studio per decenni, abbiamo potuto apprezzare la sua infinita modestia e la sua ritrosia per le autocelebrazioni e sappiamo quanto detestasse le sceneggiate della politica-spettacolo. Una virtù sempre più rara oggi, almeno in questa parte del mondo, che concorre a fissare nella memoria di tutti noi il ricordo di questa straordinaria figura di ebreo, di militante comunista, di studioso, di rivoluzionario.