Comunisti cubani e vietnamiti (due partiti storici ed emblematici del movimento comunista di ieri e di oggi, segnati da grandi affinità e solidarietà, ma anche diversità, di contesto storico- politico e di profilo culturale) hanno scelto di ragionare sul 90° anniversario dell’Ottobre, con due interventi autorevoli che sono stati pubblicati entrambi il 7 novembre 2007 rispettivamente sul Granma e sul Nhan Dan, organi ufficiali dei rispettivi partiti. Si tratta di due interventi che, bandendo ogni retorica celebrativa (che pure in molti casi non manca in queste occasioni) hanno preso di petto alcune delle questioni oggi più controverse, anche a sinistra, per quanto attiene alle prospettive del socialismo nel 21° secolo. E probabilmente assai controverse, almeno fino a qualche tempo fa, anche all’interno dei due partiti citati. Da qui, a mio parere, l’elemento di maggiore novità che va colto e messo in rilievo, soprattutto in un Paese come l’Italia dove – tra gli stessi comunisti, comunque collocati – la riflessione su alcuni temi resta a livelli che oso definire piuttosto arretrati, o rimossa. E mi riferisco in particolare alla valutazione del ruolo della Cina e dei comunisti cinesi, congiuntamente a Cuba e Vietnam, come fattori di portata storica e strategica assolutamente centrali nella valutazione delle prospettive del socialismo nel 21° secolo, evidentemente inteso come processo di portata mondiale, non certo come “modelli” oggi proponibili per le società capitalistiche più sviluppate (ma chi ha mai detto o pensato una sciocchezza del genere? siamo seri ed evitiamo caricature patetiche e disoneste).
PILASTRI DELLA TRASFORMAZIONE
Nell’editoriale del Granma, Raul Valdès Vivò richiama un contesto mondiale in cui “quattro sono i pilastri di un processo compiuto di trasformazione”. E precisamente : “La resistenza vincente di Cuba socialista”. “La lotta dei popoli di Venezuela, Bolivia, Ecuador, Nicaragua” caratterizzata da “processi rivoluzionari sempre più radicali”, e i “processi riformisti che si sviluppano in Brasile, Argentina, Uruguay e in altri paesi del Caribe e del Sudamerica”. “Lo sviluppo impetuoso di Stati socialisti come Cina e Vietnam in Asia” e più in generale la spinta ad una forte “emancipazione nazionale” di vari paesi del continente asiatico, “mentre riprendono le lotte dei popoli africani e islamici”. “Le lotte dei popoli di Europa, Nordamerica e Giappone, contro nuove forme di sfruttamento cui sono soggetti dopo la fine dell’URSS”. E’ in questo quadro che si evidenzia “la scelta dei comunisti cinesi per un socialismo segnato dalle particolarità del loro paese e lo sviluppo di una teoria marxista-leninista arricchita dagli apporti peculiari dei propri teorici come Mao, Deng, Jiang, Hu; mentre in Vietnam il riferimento è a Ho Chi Minh e a Cuba ci si avvale del contributo di Bolivar e Martì”. “Tale approccio teorico – sottolinea Valdès – cancella ogni ipotesi di Paese guida del movimento rivoluzionario mondiale, come fu invece in epoca sovietica… dove ciò condusse a contraddire la tesi di Lenin sullo sviluppo diseguale dei vari Paesi e provocò divisioni nell’ambito del processo rivoluzionario mondiale”. E’ nel quadro di queste premesse che l’editorialista del Granma evidenzia il valore del “rapporto di Hu Jintao al 17° Congresso del Partito Comunista Cinese, che correttamente delinea una situazione mondiale caratterizzata da grandi e profonde trasformazioni…in cui grandi sono sia le opportunità che le sfide, per la Cina e per il mondo” e viene valorizzata la scelta del Congresso di “tenere alta con fermezza la bandiera del socialismo” e della “modernizzazione socialista”. Il Partito Comunista Vietnamita ha invece affidato ad un editoriale del Nhan Dan la riflessione sul 90° dell’Ottobre, con un lungo articolo di To Huy Rua, della segreteria nazionale del PCV. Esso si divide in due parti, dove la prima rievoca storicamente il significato della Rivoluzione d’Ottobre e le sue ripercussioni internazionali lungo tutto il corso del secolo, ivi comprese quelle che più direttamente hanno riguardato il Vietnam; mentre la seconda parte, rivolta al presente e al futuro, mette in evidenza essenzialmente due questioni. La prima, riguarda l’attualità della lotta contro il capitalismo e l’imperialismo su scala mondiale e la realtà del movimento comunista. La seconda, evidenzia il ruolo centrale che i Paesi che continuano a richiamarsi al socialismo (e principalmente Cina, Vietnam e Cuba) svolgono nello sviluppo del processo rivoluzionario mondiale nel 21° secolo, e le profonde trasformazioni in atto in questi Paesi.
MOVIMENTO COMUNISTA E NUOVA INTERNAZIONALISMO
1. “Il mondo – scrive l’editorialista vietnamita – è entrato nel nuovo millennio segnato da numerosi cambiamenti che hanno influenzato la consapevolezza dei popoli in modo assai diversificato. Molti studiosi del capitalismo, come Jacques Derida o Noam Chomsky, hanno levato le loro voci affermando che il capitalismo non offre un futuro all’umanità. Il capitalismo non è mai stato così ricco e potente come oggi, ma anche il movimento anti-capitalista non ha mai avuto obiettivi così globali come oggi. In un mondo segnato da luci e ombre, decine di milioni di militanti attivi continuano a mostrare la loro ferma convinzione nel comunismo e si impegnano a proseguire il cammino avviato dalla Rivoluzione d’Ottobre, nella nuova fase storica. Così è per oltre 80 milioni di militanti di partito, in più di 150 partiti comunisti e operai nel mondo. Mentre più di un miliardo e mezzo di persone vivono in paesi socialisti dove impegnano la loro intelligenza per portare a nuovi livelli la teoria e la pratica del socialismo. Oggi, il socialismo sta affrontando molte sfide e difficoltà ed il movimento socialista deve ancora riprendersi dalla crisi seguita al crollo del sistema socialista nell’Europa Orientale e in Unione Sovietica…… Nelle nuove condizioni storiche i partiti comunisti, dei lavoratori e di sinistra nel mondo stanno facendo enormi sforzi per promuovere la reciproca solidarietà e migliorare le loro tattiche e strategie di lotta, per delineare un via verso il socialismo tenendo conto delle specifiche condizioni di ogni nazione e dei cambiamenti globali intervenuti”. Vengono qui richiamati “i grandi sforzi che negli ultimi anni i partiti comunisti, di sinistra e dei lavoratori di tutto il mondo hanno fatto per costruire meccanismi di coordinamento, di solidarietà e mobilitazione congiunta, di scambio di informazioni ed esperienze, come quelli ad esempio tra i partiti comunisti di Cina, Vietnam, Cuba e Laos; tra i partiti comunisti europei; tra i partiti comunisti dell’ex Unione Sovietica e tra i partiti comunisti dei Balcani. O gli incontri regolari tra i partiti comunisti di Cina e Giappone. O una serie di conferenze tra partiti comunisti e dei lavoratori su basi regionali, continentali e intercontinentali” o di periodiche “conferenze internazionali come quelle che hanno preso l’avvio nel 1998 su iniziativa del Partito Comunista di Grecia (KKE)” da cui è sorta anche la rete informatica di Solidnet”. Si ricorda l’esperienza del “Forum di Sao Paolo in America Latina, a partire dagli anni ’90, con la partecipazione di oltre 140 partiti di 46 Paesi di America Latina, Nordamerica, Europa, Asia, Africa, Oceania e Medio Oriente”. E si richiamano gli sforzi che in ogni parte del mondo i comunisti hanno prodotto per “la difesa e lo sviluppo del patrimonio teorico del marxismoleninismo nel nuovo contesto mondiale… e sulla base delle esperienze storiche compiute”.
RUOLO STRATEGICO DEI PAESI CHE SI RICHIAMANO AL SOCIALISMO
2. Dopo avere ricordato i cambiamenti in corso in America Latina, dove in particolare in Venezuela “il Presidente Hugo Chavez ha attribuito una fisionomia socialista alla rivoluzione in atto nel paese”, l’editoriale del Nhan Dan pone l’accento sulle esperienze in corso “nei Paesi dove i comunisti sono al potere e dove, come in Cina, Vietnam, Cuba, Laos… hanno tratto le dovute conseguenze dalle lezioni positive e negative della costruzione del socialismo nell’Unione Sovietica, nell’Europa Orientale e nei loro stessi paesi, alla ricerca di un modello teorico e pratico adeguato”. Si evidenziano le esperienze “di transizione al socialismo in cui si utilizzano anche gli strumenti dell’economia di mercato”, come “ in Cina, Vietnam e Laos”. E si rileva che “molti partiti comunisti e dei lavoratori nel mondo hanno molto apprezzato tale modello di sviluppo socio-economico, considerandolo un apporto innovativo alla teoria socialista ed un contributo pratico allo sviluppo del marxismo-leninismo nella nuova fase storica. Le riforme, il rinnovamento e lo sviluppo socialista in Cina, Vietnam, Cuba e Laos, e soprattutto i risultati ottenuti, sono una prova della vitalità e della capacità del socialismo di rinnovarsi; danno un contributo significativo a rafforzare il ruolo e l’influenza del socialismo nel mondo e contribuiscono a rendere il socialismo un soggetto sempre più importante nelle relazioni internazionali del mondo contemporaneo”. “I 90 anni trascorsi dalla Rivoluzione d’Ottobre – così scrive in conclusione il Nhan Dan – con gli innumerevoli alti e bassi, i grandi e complessi cambiamenti, gli importanti risultati ottenuti e i dolorosi fallimenti, hanno dimostrato che la presa del potere da parte di una rivoluzione proletaria è solo un inizio. È difficile prendere il potere, ma è ancora più difficile mantenerlo. E se la rivoluzione fallisce nella costruzione di una nuova economia con una più alta produttività, qualità ed efficienza, che nei fatti rifletta la superiorità del socialismo, è difficile per la rivoluzione conservare e sviluppare i suoi successi e le sue vittorie, ed è facile che si determini la restaurazione del vecchio regime”.