Il primo giorno a Nola dei 316 in un capannone vuoto e senza nessun impianto

Stamattina, i 316 “esternalizzati” della FIAT sono andati per la prima volta nel nuovo impianto lontano una quindicina di chilometri dalla FIAT. Erano amareggiati e delusi, sconfitti in questo primo scontro con l’azienda. Ne seguiranno altri perché il destino dei 316, purtroppo, non è quello di rimanere nell’interporto di Nola, ma apre la strada a ulteriori terziarizzazioni e, come ci si preoccupava dall’inizio, alla possibilità anche di perdere il posto di lavoro.
Il fatto di aver perso glielo si leggeva in faccia. La Confederazione COBAS aveva organizzato un presidio con volantinaggio che appariva ormai fuori tempo per come si sono messe le cose. Non c’era nessuna possibilità di poter riprendere la lotta contro il trasferimento, che si era chiusa definitivamente fuori ai cancelli della FIAT, martedì 15 aprile con le cariche della polizia alle quali gli operai, sfiduciati e delusi dagli stessi sindacati non furono capaci di organizzare nessuna valida difesa e i picchetti furono sciolti.
Quello che è avvenuto dopo è stato il classico epilogo da copione. Assemblee dove non si decideva niente. Scioperi per finta. Inutili consigli comunali di solidarietà ai vinti. Il primo di maggio organizzato a Pomigliano senza nessuna presenza significativa di operai, ma con tutte le sigle della sinistra “rivoluzionaria”, assente ai picchetti e ora ben rappresentate in una passeggiata che non serviva a niente. La via legale contrabbandata come soluzione alle terziarizzazioni, ma chiaro
ripiego per una sconfitta bruciante. I 316, stamattina, per ulteriore misura, si sono dovuti anche sorbire la ramanzina di Scalzone che li ha criticati fuori ai cancelli dell’interporto in un comizio “perché incapaci di lottare fino in fondo”. Certo gli operai non hanno avuto la possibilità di scegliere tra la galera ed un comodo esilio a Parigi, come è successo a lui. Gli operai, invece, da una galera industriale sono passati ad un’altra galera industriale.