Il movimento del dopo Seattle

Ancona, Firenze, Genova, Bologna, Napoli, Brescia…..

Tutti questi appuntamenti, come i tanti altri nazionali e locali che stanno riempiendo le giornate di questa primavera, non si qualificano tanto e solo per l’essere “contro”, quanto invece per essere essi stessi momenti di elaborazione e di proposte specifiche, possibili e “scientificamente corrette”: per una pacifica convivenza multietnica e multireligiosa, per una “vigilanza sociale” sulla catena alimentare, per uno sviluppo centrato sui bisogni e sui diritti di ogni donna e ogni uomo, per un controllo sulla circolazione delle merci in funzione della qualità di vita dei popoli della periferia dell’impero, per la libera circolazione delle persone, per politiche di inclusione capaci di trasformare i diritti civili in diritti universali…

Quello che è stato identificato come “il movimento del dopo Seattle” non è sorto d’improvviso in seguito all’impatto mediatico delle contestazioni al WTO, ma rappresenta la visibilità di un percorso molto più lungo, con ormai almeno 10 anni alle spalle, di decine di migliaia di giovani e meno giovani che, abbandonata o comunque rifiutata la militanza politica, hanno scelto forme differenti di impegno “militante”. Questo fenomeno non è riassumibile né nel percorso di alcune grandi associazioni nazionali, né sintetizzabile nella sola esperienza dei centri sociali che ne rappresentano un’importante ma limitata parte. Piuttosto siamo di fronte ad una “galassia” di realtà che si muovono in ambienti anche molto differenti fra loro ma certamente oggi meno “recintati” di un tempo. Questi gruppi sono in genere distanti da rigidità ideologiche, affamati di idealità, alla ricerca di valori e di risposte di senso per le quali valga la pena spendere almeno una parte del proprio tempo e della propria esistenza. Non è difficile capire come il deserto ideale della nostra società e della nostra vita politica istituzionale, assieme allo sviluppo delle reti di comunicazione informatica ed ai processi di globalizzazione, abbiano contribuito a spingere tale ricerca oltre le asfittiche pareti di casa nostra. Per sognare è necessario prima poter chiudere gli occhi. Per molti questo ha significato disinteresse verso la politica italiana, con la conseguente scelta dell’astensione. Se anni di lavoro “specifico” hanno prodotto competenze, professionalità e capacità anche di incidere, il trascorrere del tempo ha però anche evidenziato l’impossibilità di risolvere la singola “questione” sulla quale ognuno agisce; si è posta quindi con forza la necessità di costruire reti trasversali alle specificità, di individuare le sinergie possibili e di studiarne le implicazioni, i possibili vantaggi e rischi. Si è riproposta quindi la necessità della politica nel senso più alto della parola. Tale necessità non significa certo il ritorno ad una militanza politica generica, né l’adesione a sintesi precostituite e onnicomprensive, bensì il tentativo di valorizzare le proprie specifiche “mission” in sinergie più ampie, in un rapporto fondato sul reciproco rispetto tra soggetti con pari dignità.

Due sono a mio avviso i rischi da evitare:

– l’americanizzazione del/dei movimento/i ossia una loro collocazione solo sul terreno dei diritti civili, con modalità d’azione tipo lobby, capaci magari di ottenere importanti risultati su singole vicende ma del tutto ininfluenti sulle grandi questioni economiche strutturali e politiche;

– la costituzione di un ennesimo partitino o comunque, indipendentemente dal nome, di un’altra forza politica minoritaria, segnata da forti personalismi e dalla competizione e dal conflitto con chi più gli sta vicino.

Qui si pone in modo ineludibile la questione del ruolo di Rifondazione e del suo rapporto con questo/i movimento/i e con eventuali esperienze locali elettorali. Importante mi pare a questo proposito il riconoscimento da parte di questo partito della propria parzialità e la consapevolezza della necessità di un’apertura, non solo a parole, verso percorsi comuni e condivisi.

L’incontro tra questa galassia e Rifondazione non è quindi scontato, ma non deve neppure essere escluso a priori, credo sia un’ipotesi da perseguire con uno spazio potenziale attorno al 10%; i tempi non possono essere bruciati ma non sono nemmeno infiniti. Va anche considerato che l’orizzonte complessivo di gran parte di coloro che costituiscono il movimento-rete non è certo il comunismo, indipendentemente dal fatto che spesso la radicalità delle proposte non sia secondaria a quella di chi al comunismo si richiama. D’altra parte il richiamo al comunismo, ed a una sua rifondazione, ha costituito l’orizzonte dentro cui si è consumata una spaccatura e ancora oggi costituisce l’identità di riferimento del Prc. Tale contraddizione va assunta come tale senza il tentativo di una “reductio ad unum” e deve essere vissuta e sperimentata da tutte le forze in questione, nella pratica quotidiana e nelle lotte di ogni giorno. A questo proposito ritengo essenziale per tutti, per l’insieme delle reti e dei movimenti, l’ancoraggio e il riferimento di classe. L’acquisizione di questo ancoraggio da parte dell’insieme dei movimenti-rete è il principale e forse l’unico antidoto al rischio, prima illustrato, di americanizzazione. Proprio per la complessità delle questioni fin qui esposte credo che anche dal punto di vista di Rifondazione non siano possibili, ma soprattutto non siano fruttuose, operazioni di immagine o di piccolo cabotaggio: non serve solo l’acquisizione di qualche porzione più o meno grande di ceto politico. È necessario credo ineludibile, il confronto aperto e complessivo, una reciproca e molteplice disponibilità ad una trasformazione culturale prima ancora che politica. Tutto ciò non può e non deve significare per Rifondazione una rinuncia né a chiedere rispetto per il proprio peso elettorale, né a valorizzare le proprie specificità. Se quanto illustrato fino a qui corrisponde almeno parzialmente a dati di realtà, mi pare evidente come non solo la strada sia ben complessa, ma come vi sia necessità di volare alto e di forti idealità, da qualunque parte si scelga di guardare questo affascinante puzzle-rompicapo!