GRAVE E ANTIDEMOCRATICA LA SCELTA DEL GRUPPO DIRIGENTE DEL PRC DI ABBANDONARE IL SIMBOLO COMUNISTA

Leggo su “Liberazione” di oggi, 15 novembre, che il mio Partito, il PRC, avrebbe deciso di abbandonare, per scegliere il “logo” della “Cosa Rossa”, il simbolo comunista della falce e il martello.
Dichiaro di essere profondamente contrario a tale scelta e che mi batterò per il mantenimento del simbolo comunista. Per almeno tre considerazioni.
1) La falce e il martello non è un feticcio, non è una resistenza dogmatica. Questo simbolo racchiude in sé la storia gloriosa della lotta dei lavoratori e delle classi subordinate su scala internazionale e rappresenta ed evoca , oggi come un tempo ed in termini modernissimi, la condizione e la lotta di centinaia di milioni di sfruttate e sfruttati, di giovani e precari, in Italia e nel mondo.
2) Storicamente, la cancellazione del simbolo comunista non è stata mai un passaggio “tattico” : tale cancellazione si è sempre rivelata un cavallo di Troia per la mutazione profonda della cultura e della natura politica comunista. Si è sempre rivelata, alla fine, come il passaggio necessario per l’abbandono della cultura comunista e rivoluzionaria. Quando il PCI abbandonò il proprio simbolo, alla “Bolognina”, non abbandonò “solo un simbolo”, come affermava Occhetto: il PCI abbandonò se stesso, la propria storia e la lotta anticapitalista.
3) E’ grave il fatto che scelte così grandi ( cancellazione sia del simbolo comunista che dell’autonomia del PRC attraverso la costituzione di una indefinita “Cosa Rossa”) si ratifichino senza la minima consultazione dei militanti e degli iscritti di Rifondazione Comunista e a “dieci minuti” da un Congresso Nazionale che a questo punto rischia di essere svuotato di ogni senso, con una grave lesione della democrazia interna. La base del nostro Partito vive già una fase di grande disorientamento, di abbandono della militanza e di disaffezione. Le scelte antidemocratiche del gruppo dirigente del PRC rischiano di aumentare a dismisura il disagio della nostra base. Tali scelte, da vertice ultraburocratico, possono obiettivamente trasformarsi, al di là degli intenti, in una sorta di espulsione preventiva degli iscritti, dei militanti e dei dirigenti comunisti del PRC: