Leggiamo dalle note delle agenzie di stampa che alcuni esponenti della sinistra sponsorizzano soluzioni di governo di tipo tecnico od istituzionale. Quello che pare di capire è che, alla fin fine, le diversità fra le due formule riguarderebbero la durata (nel primo caso di pochi mesi, nel secondo di un periodo più lungo) e la composizione dell’esecutivo (nel primo caso con figure esterne ai partiti e nel secondo con esponenti degli stessi). Per quanto riguarda, poi, il perimetro della nuova maggioranza si è molto vaghi, ma va da sé che se governo tecnico od anche istituzionale deve essere, la partecipazione del centro-destra deve essere considerata scontata. Le due soluzioni di cui si discute a tale riguardo ( e cioè, nell’un caso, una sorta di centro-sinistra allargato all’UDC e, nell’altro, una grande coalizione, da Forza Italia a Rifondazione) dipendono – pare di capire – più dalle disponibilità presenti nel centro-destra che da altro. Infine, pare chiaro che entrambe le soluzioni sarebbero funzionali all’approvazione di una nuova legge elettorale, sembrerebbe in senso più restrittivo nel caso del governo tecnico e più estensivo (con magari anche altri compiti di natura istituzionale, ma non solo) nel caso del governo istituzionale.
Allo stato attuale la lancetta volge verso il fallimento di questi tentativi, ma non si può escludere che per il rotto della cuffia emerga dal cilindro un qualche coniglio salvatore.
Il punto che, tuttavia, sfugge ad una serie di sostenitori di queste proposte a sinistra è che qualunque sia la variante finale, ci troveremmo di fronte ad un disastro. Lo ripetiamo: un disastro. Perché nessuno di illuda: sia che la formula sia più impegnativa sia che lo sia meno, il segnale che giungerebbe al popolo della sinistra sarebbe in ogni caso pessimo. Ma entriamo nel merito.
Il governo Prodi è caduto in malo modo, per l’imboscata di Mastella, ma non solo: agli occhi dei cittadini resta lo sconcerto dei rifiuti in Campania, le notizie degli arresti dei dirigenti dell’UDEUR, Veltroni che decreta la fine del centro-sinistra, gli esponenti del centro-destra che si fregano le mani. Di fronte a questo disastro che fa il centro-sinistra? Un “inciucio” col centro-destra. Bella mossa, davvero. Si può, seriamente, ritenere che questo passaggio non accelererà ancor di più la già grave crisi di consenso in cui versa il centro-sinistra? E a sinistra, e mi riferisco in particolare a Rifondazione Comunista, davvero si può pensare che questa scelta sia priva di conseguenza sulla credibilità del partito? Pensate un po’: dopo tante critiche al moderatismo del povero Prodi, senza tanti problemi si convola a giuste nozze con Casini. Ma pensate un po’: l’UDC di Cuffaro diventa il nuovo partner di governo! Di fronte a simili scelte non c’è appoggio esterno che tenga: l’elettore di sinistra volta semplicemente le spalle e se ne va.
Qualcuno, però, in un crescendo d’ingegneria istituzionale, sostiene che il problema politico non si porrebbe in quanto il nuovo esecutivo dovrebbe occuparsi solo di legge elettorale. A parte il fatto che la legge elettorale, specie dopo tutte le polemiche sul “Vassallum”, a questo punto si è già caricata di significati fortemente politici ma, in buona fede, chi può credere che il nuovo governo si occuperebbe solo di legge elettorale? Fra poco non si debbono riapprovare le missioni militari? E non è già in ballo la questione della redistribuzione del reddito, ecc. ? Si può ben immaginare a quali mediazioni potrebbe giungere la nuova coalizione.
Ma l’argomento principe dei sostenitori del pasticcio, tecnico od istituzionale che sia, consiste nella necessità di evitare l’attuale legge elettorale. Ci permettiamo ingenuamente di chiedere: perché? Non è forse questa legge elettorale che ha fatto vincere il centro-sinistra anche quando non aveva i voti per governare? E non è forse questa legge elettorale che, paradossalmente, potrebbe creare difficoltà a Berlusconi, non consentendogli di ottenere una vittoria totale? Conosciamo l’obiezione: questa legge non garantisce la stabilità, ma ci chiediamo: è questo il problema principale? E cioè che Berlusconi potrebbe non vincere omogeneamente alla Camera e al Senato? Qualcuno si azzarda a suggerire che, dato che la legge esistente prevede un premio di maggioranza che vincola alla formazione di coalizioni preventive, s’incorrerebbe nel rischio di subire alleanze non omogenee. E allora? Basta rinunciare a presentarsi insieme, non è questo peraltro che vuole lo stesso Veltroni? C’è anche chi si spinge più in là. L’attuale legge – si dice- alimenta la frammentazione. Quando si sente sollevare questa obiezione da parte di partiti come Rifondazione, che fino a ieri per evitare di essere eliminata dal Parlamento promuoveva addirittura gli scioperi della fame ( per l’esattezza il protagonista era l’attuale Presidente della Camera, nonché ex segretario del partito), fa per davvero un po’ impressione. Ma in ogni caso? Per quale motivo partiti che hanno il 2-3 percento dovrebbero essere annientati? Chi lo dice e peraltro, quando tutti sanno che la vera frammentazione si produce dopo le elezioni con il proliferare di gruppi in Parlamento, neppure presentatisi alle elezioni? Ed è quindi a livello dei regolamenti parlamentari che si dovrebbe semmai agire?
Alla fine l’imperatore è nudo. La questione fondamentale è che alcune forze in procinto di dar vita al famoso governo istituzionale o tecnico che dir si voglia, vogliono lucrare sulla pelle degli esclusi o indurli a forzose unificazioni. Il fatto che alcuni fra questi vogliano poi anche lucrare sulle spalle di quegli stessi che hanno superato gli sbarramenti è poi ancora più incredibile, ma forse aiuta a comprendere il nocciolo della questione: la vicenda governo tecnico/istituzionale altro non è che l’ennesima fuga nel politicismo di fronte ai problemi reali del paese. La sinistra con queste operazioni non dovrebbe avere niente a che fare.