Gentile Direttore,
con sgomento apprendo la proposta della cancellazione del nostro
simbolo alle prossime elezioni. Questo è solo un primo passo verso la
cancellazione permanente. Vorrei rivolgermi ai dirigenti che hanno
avuto questa idea nefasta.
Poco importano certe rassicurazioni, certe belle parole, ormai non ci
crediamo più. Non crediamo più a chi ha sposato la teoria del
“novecento fucina di
intellettuali morti non solo fisicamente”, non crediamo a chi sposa
certi racconti su Venezuela e Cuba con occhi molto
“occidental-borghesi” piuttosto che con un’analisi (gramsciana?) dello
“stato dell’arte”, non crediamo più a chi in nome di una “socialismo
di sinistra” (che non è si badi il socialismo di sinistra a cui pur si
devono grandissime intellettualità) ci propina cambi di direzione
repentini quasi mai coerenti con le affermazioni di facciata che pure
si fanno continuamente, non crediamo più a chi continuamente decide le
sorti del Partito senza tenere più conto delle iscritte e degli
iscritti, non crediamo più a chi ha rimandato un congresso con
motivazioni davvero banali.
Qui non solo si mette in discussione il modus operandi di un partito
Comunista, cosa anche legittima se però si mette in condizione la base di
“scegliere”, di controproporre. Ora si sta mettendo in discussione la
Storia del movimento Comunista Italiano, le lotte, le intellettualità
di Gramsci, Togliatti, Di Vittorio.
Quesi simboli, la falce ed il martello, l’incontro tra il mondo
operaio e quello contadino che hanno significato e che significano
tanto, molto…a volte troppo per ognuno di noi compagne e compagni di
base.
In un momento storico dove il movimento Comunista è più che mai
demonizzato l’attacco più duro sferrato a tale movimento parte dal suo
interno, dai suoi dirigenti, dai suoi “uomini” di sottogoverno.
A cosa porterà questo rincorrere quei dirigentucoli che fecero la
Quercia e che oggi plaudono a questa rifondazione Comunista come il
vero modello di quel progetto?
Ecco gentile direttore, lo sgomento si trasforma in rabbia, in delusione,
ma non è un atto di resa. Ho la sensazione che come me, tante/i
compagne/i, saranno la vostra spina nel fianco, il vostro grillo
parlante, il vostro specchio
verso cui proverete vergogna riconoscendo i vostri lineamenti.
Mai permetteremo la liquidazione del progetto della rifondazione
Comunista, mai questo sarà possibile fino a quando un filo di voce ci
sosterrà, un foglio di
carta si farà violentare dalle nostre penne, uno sguardo riuscirà a
farvi vergognare del vostro “dirigismo”, del “cretinismo
parlamentare” (leninisticamente parlando) che pure ha attecchito su
molti.