Giappone: elezioni a Osaka e Kyoto

Il segretario del Partito comunista giapponese (JCP), Tetsuzo Fuwa, ha così commentato i risultati elettorali dello scorso 6 febbraio nella città di Osaka e Kyoto: Nelle elezioni governative di Osaka i voti per Ajsoka, candidato appoggiato dall’associazione per un’amministrazione progressista e dal Partito comunista, hanno superato il milione, ovvero il 34%. Questo è un grande risultato se paragonato ai risultati ottenuti ad Osaka nel 1998 dal Partito comunista in occasione delle elezioni della “House of Councilors” dove il JCP ottenne appunto il 19,7%. A Kyoto il candidato comunista Kichiro Inoue ha ottenuto il 41,5% voti in confronto al 28% del 1998. Il leader comunista ha sottolineato come la campagna elettorale, sia a Kyoto che ad Osaka, sia stata tempestata da attacchi contro il Partito comunista definito come “partito dittatoriale” o partito che sa fare solo opposizione (ad Osaka in due notti sono stati distribuiti milioni di copie, porta a porta, di un misterioso volantino anticomunista). Queste elezioni hanno inoltre messo in luce lo stretto rapporto che sussiste fra il partito religioso (Komei Party) e la coalizione governativa (Partito democratico liberale, Partito liberale e Partito democratico). In particolare il Komei Party dimostra il suo legame con gruppi religiosi come la Soka Gakkai (non mantenendo la promessa di separare la politica dalla religione). Nonostante a Kyoto abbia vinto il candidato della coalizione di destra, Masumoto, Kichito Inoue (appoggiato dal JCP, da gruppi cittadini e da organizzazioni democratiche) ha ottenuto il 41,5% dimostrando di sapere opporre alla campagna della destra, tutta basata sulla propaganda anticomunista, un programma politico rivolto ad uno sviluppo economico volto agli interessi dei cittadini e alla conservazione della vecchia città di fronte ai pericoli di degrado ambientale, conseguenti alla politica del LDP. Ad Osaka il rappresentante vincente di destra ha raggiungo 1.380.583 voti mentre il candidato di sinistra 1.020.483 voti (920.000 nel 1998). Un filo rosso lega le elezioni di Osaka a quelle di Kyoto: i candidati progressisti, appoggiati dal Partito comunista, hanno riscosso il maggior numero di voti da persone non iscritte ad alcuni partito. Alcune delle più stimate testate giornalistiche affermano che ad Osaka questa percentuale di votanti non iscritti avrebbe raggiunto il 46%.

La testata giornalistica Asahi afferma che il 32% del Partito democratico e il 14% di coloro che abitualmente votavano per il Partito democratico liberale avrebbe questa volta votata per Ajsoka , il candidato di sinistra. Considerazioni analoghe vengono fatte per il candidato appoggiato dal JCP Inoue che, tra l’altro, sarebbe stato scelto dagli elettori tra i 20 e i 40 anni. Il giornale comunista Akahata sottolinea che questo spostamento di voti da destra a sinistra dimostra il malcontento dei cittadini di fronte alla politica del governo di destra. Gli elettori – secondo il segretario comunista Fuwa – sono stati più sensibili alla propaganda del candidato progressista, fondata su punti concreti e proposte che riguardano la salvaguardia del welfare state – più vicine ai bisogni della gente – che alla propaganda di destra tutta fondata sull’anticomunismo.

A chi sostiene che il JCP, sarebbe in declino, Fuwa risponde che i comunisti hanno conquistato da soli 4.118 consiglieri comunali, più di quanti ciascun singolo partito della destra sia riuscito a conquistare. In un solo anno, infatti, il JCP è passato da 334 consiglieri comunali a 4.452.