Il congresso del Partito della rifondazione comunista ha messo un gran punto fermo dopo due anni trascorsi nella grande coalizione, con la partecipazione dei due partiti comunisti, nel governo di Romano Prodi, dopo anni di compromessi e di non mantenimento delle promesse elettorali.
I delegati al VII congresso, con l’elezione di Paolo Ferrero alla guida del partito, hanno deciso per una nuova direzione di marcia. Questa nuova direzione consiste in una nuova unità interna che consenta di catalizzare nuove forze dall’esterno, nel rafforzamento, in primo luogo, del Prc e subito dopo nella ricerca di eventuali partner a sinistra. Questa la nuova linea presentata da Ferrero, una linea che ha ottenuto il 53% dei voti. Essa prende le mosse dalla constatazione dei negativi risultati delle elezioni della scorsa primavera, quando l’intera sinistra, e i comunisti in particolare, hanno subito una durissima sconfitta, così che per la prima volta nella storia del dopoguerra neanche un comunista siede sui banchi del parlamento di Roma. L’idea dell’ex segretario Prc Fausto Bertinotti di unificare quattro partiti di sinistra nella coalizione dell’Arcobaleno e di portare questa coalizione alle elezioni, si è dimostrata un’idea infelice, e subito dopo la debacle elettorale i dirigenti del partito hanno cercato la nuova via che i comunisti dovrebbero percorrere. Si era di fronte a un bivio: o continuare nel perseguimento della coalizione delle più diverse forze della sinistra, nella speranze che la volta successiva le cose andassero meglio, oppure concentrarsi sul rafforzamento del partito, dei suoi principi comunisti anche a costo che non fosse facile trovare dei partner, dato che la parola comunista nell’odierna Italia berlusconiana suona forse oggi come mai prima come una parola che fa paura.
Fine della collaborazione col centrosinistra.
Il nuovo segretario ha dichiarato la piena autonomia del Prc: dobbiamo creare un proprio soggetto politico, non saremo mai più una minoranza che chieda ad altri di fare al posto nostro ciò che noi non siamo in grado di fare da soli. Il capitolo della collaborazione organica con Partito democratico di Walter Veltroni è stato chiuso da questo congresso. Il Partito non diventerà una componente di un’altra formazione politica. A questa svolta ha immediatamente reagito il leader del controsinistra Veltroni: hanno prevalso le posizioni estremiste. Hanno vinto coloro che sono contro l’Europa, coloro che hanno salutato con entusiasmo la vittoria del no in Irlanda al trattato europeo; coloro che hanno dichiarato che durante il governo Prodi sono stati detti troppo pochi No; coloro che dimostrano inimicizia nei confronti del Partito democratico; coloro che parlano di unità di tutti i comunisti. Vedo una profonda divergenza tra l’attuale direzione del Prc e la possibilità delle riforme. Anche se poi si è congratulato con Ferrero per la sua elezione e gli ha augurato molti successi.
Insieme con le forze anticapitaliste.
Il congresso sposta il partito a sinistra. L’obiettivo è quello non solo di sconfiggere la destra, ma la politica della Confindustria, che è rivolta in modo diretto contro gli interessi dei lavoratori. La fuoruscita dalla colazione di centro sinistra è vista dalla nuova direzione del partito non solo come logica, ma anche come l’unica possibilità per ottenere nuovamente il consenso degli elettori e per conquistare nuovi aderenti. E tuttavia non vuole essere una mera opposizione propagandistica. Ha precisato Ferrero: non basta dire che Berlusconi fa tutto male e che Veltroni non fa l’opposizione che sarebbe necessaria. Dobbiamo avere delle chiare risposte. I nostri partner politici saranno i vari partiti e i vari movimenti anticapitalisti, comunisti e realmente di sinistra.
Una politica sociale per riconquistare la fiducia.
I rappresentanti dei comunisti, coloro che hanno rappresentato il partito nel governo Prodi e in palamento sono pienamente consapevoli del fatto di non essere riusciti a far passare alcuna loro proposta e alcuna loro promessa elettorale, quali che ne siano state le cause. Ferrero subito dopo il congresso ha cominciato a lavorare a un programma politico che metta al centro i problemi dei lavoratori, un programma che avanzi soluzioni possibili, non illusorie. Già da quest’autunno partiranno un grande campagna politica e manifestazioni di massa.
I comunisti nel Parlamento europeo.
Nonostante la sconfitta sul piano nazionale, i comunisti non vogliono sparire dalla scena. Nonostante all’interno possa sembrare che rappresentino un’opposizione isolata, in realtà si aprono discrete possibilità per il partito di attrarre gli elettori delusi del centrosinistra e forse anche molti di coloro che si sono lasciati attrarre dalle allettanti e furbe parole d’ordine del partito xenofobo della Lega nord di Bossi. Il congresso ha dato mandato ai propri dirigenti di presentarsi alla elezioni europee col simbolo del Prc e con una lista di candidati scelti sulla base del programma che verrà elaborato in autunno.
Per una piena democrazia interna.
Quest’ ultimo punto di Ferrero non è però l’ultimo in ordine di importanza.
Il nuovo segretario è stato eletto con una maggioranza ristretta, avendo il candidato della proposta riformista Nichi Vendola ottenuto il 47% dei voti. Il campo del segretario è composto da alcune componenti molto caratterizzate a sinistra. I massimi esponenti di queste componenti sono rappresentanti nelle strutture dirigenti del partito e il problema sarà ora come queste componenti saranno in grado di coordinarsi e di darsi un obiettivo comune.
In ogni caso, il candidato sconfitto, il governatore della Puglia Nichi Vendola, ha dichiarato che, indipendentemente dalla linea che seguirà il partito, i due schieramenti hanno una cosa che li unisce: il partito in nessun caso si spaccherà.
(Traduzione a cura della Redazione)