Secondo Lester Thurow, il ventunesimo secolo sarebbe iniziato già sette anni fa, ed esattamente nel 1993, quando l’Europa diede vita al più grande mercato unificato del mondo. “Questa realtà” scriveva il noto guru del MIT “diventerà il simbolo dell’inizio della disputa per stabilire chi dominerà il XXI Secolo” (1).
I passaggi tesi al rafforzamento del mercato e della moneta unica europei, fanno ormai parte della nostra storia più recente. In larga parte della sinistra italiana ed europea, questo processo è stato vissuto spesso come ineluttabile negando a se stessa qualsiasi velleità di combattimento contro un progetto teso a strutturare prima economicamente ed ora anche militarmente e politicamente, un nuovo polo imperialista che ha il suo nucleo duro nel “cuore della vecchia Europa”.
Le ambizioni europee e la competizione con il polo statunitense, hanno fatto parlare alcuni studiosi marxisti come Martufi e Vasapollo di “Eurobang”. Da qui il titolo del loro ultimo libro che contiene una analisi-inchiesta su Lavoro e Capitale nella sfida del polo europeo alla competizione globale.
Mettere le mani sul contenuto di questo contributo piuttosto ponderoso, significa innanzitutto fare tesoro di quello che gli stessi autori sostengono in un altro loro recente lavoro (2). In questa società sempre più condizionata dalla comunicazione e dalle reti telematiche, disponiamo spesso di informazioni ma non di dati. Le prime infatti sono dei dati che qualcuno ha già elaborato e manipolato, i secondi consentono una elaborazione propria e dei risultati conseguenti.
“Eurobang” è decisamente una fonte notevole di dati su tutte le variabili che costituiscono gli aspetti del conflitto tra lavoro e capitale. Gli autori ne elaborano alcuni ma mettono soprattutto a disposizione di tutti le fonti e i dati forniti dalle istituzioni nazionali e internazionali (dalla Banca d’Italia all’Ocse). A questo punto militanti, studiosi, attivisti sindacali possono disporre di materiale su cui riflettere e studiare ma soprattutto dati da connettere tra loro per far emergere quella realtà che le proiezioni e le elaborazioni dell’Ocse o di altri manipolano ampiamente.
Competizione globale piuttosto che globalizzazione
Ma Eurobang non è solo un testo ricco di documentazione. In esso emergono con forza alcune tesi politiche decisamente controcorrente rispetto alle analisi oggi dominanti sulla “globalizzazione”. Sia l’introduzione curata da Mauro Casadio che il testo di Martufi e Vasapollo partono da una concezione del mondo articolata su nuovi e crescenti poli geoconomici, (Europa e Stati Uniti in particolare) in cui “ogni polo si erge a fortezza internazionalizzata in cui i mercati interni, o di area di influenza, devono rimanere assolutamente prioritari e prevalenti”. In questa ottica “Maastricht non è la prosecuzione dell’Europa del Trattato di Roma ma l’esplicitazione contraddittoria del polo geoeconomico europeo” (p. 30-31). È una tesi in aperto contrasto con quella della globalizzazione in cui il capitalismo appare ormai unificato, senza frontiere e senza contraddizioni con la “politica”. Gli autori infatti ricorrono più alla categoria della competizione globale che a quella fin troppo indefinita di globalizzazione, per definire il carattere contraddittorio e competitivo dello sviluppo capitalistico in questa fase storica.
Un altro tema destinato a far discutere è l’idea di competitività del modello capitalista dominante in Italia più simile al modello anglo-sassone che a quello renano. È una tesi di rottura con la vulgata dominante che vede ancora l’Italia come “anello debole” o area capitalistica periferica e non coglie invece la struttura imperialista assunta dall’economia italiana negli anni Novanta. Siamo dunque in presenza di nodi teorici e di analisi della realtà italiana ed europea che portano dritti a conclusioni che hanno serie ripercussioni sull’azione politica e sindacale della sinistra nel nostro paese.
L’analisi di Martufi e Vasapollo nei vari capitoli si sofferma soprattutto su degli aspetti decisivi proprio per l’azione politica e sindacale. La precarizzazione del lavoro, la dinamica al ribasso dei salari, la disoccupazione e l’occupazione, vengono analizzati su scala europea e con una serie storica che parte dagli anni ‘70 per arrivare in alcuni casi alla prima metà degli anni ‘90 ed in altri a dati aggiornatissimi di questi mesi. Emerge così un processo storico che ha portato a trasformazioni profonde nella composizione di classe non solo in Italia ma in tutto il “cuore” del polo imperialista europeo. Un dato questo che, messo in relazione a quello degli investimenti esteri europei e ai processi di accumulazione (che i due autori definiscono flessibile facendo propria la categoria di David Harvey) fanno comprendere molto chiaramente come chi parli di “scomparsa della classe operaia” commetta una distorsione che porta molto fuori strada. Semmai emerge la crescente dislocazione internazionale della classe operaia di tipo fordista mentre al “centro” del polo europeo si rafforza una sorta di “lavoratore unico” destinato a gestire le fasi a maggiore valore aggiunto di una filiera di produzione che ormai si articola a livello se non mondiale continentale (in questo cresce di anno in anno il ruolo dell’Europa dell’Est come area di accumulazione e valorizzazione del capitalismo europeo).
Lo sviluppo disuguale all’interno del polo europeo
La quarta parte di Eurobang è infine interessantissima ed originale sia perché recupera la categoria dello sviluppo disuguale anche all’interno dei paesi capitalisti sviluppati sia perché attraverso un metodo di ricerca fondato su “cluster analisys” fotografa (a colori vivi anche graficamente) la realtà dello sviluppo disuguale a livello europeo, italiano e poi nel loro insieme, rivelando una mappa della ricchezza, delle risorse umane ed economiche che ci presenta una Europa ed una Italia fortemente polarizzate e contraddittorie. Il nesso tra terreno di indagine e orientamento per l’azione politica diventa così evidente e consente a tutto il tessuto di militanti, studiosi, attivisti di ragionare sulla base di modifiche intervenute nella realtà e non di schemi in un certo senso mitologici o, peggio ancora, “di tendenza”.
Alla luce di quanto l’Europa ha rivelato nel vertice di Nizza e del processo di impressionante velocizzazione del rafforzamento del polo “imperialista” europeo, Eurobang può rappresentare una base scientifica per misurarci con questi problemi e la lotta politica per porvi rimedio.
Eurobang. La sfida del polo europeo nella competizione globale: inchiesta su lavoro e capitale di Rita Martufi e Luciano Vasapollo, edizioni Mediaprint, 290 pagine, lire 30.000.
Note
(1) Lester Thurow: Testa a testa, Mondadori, 1992
(2) Rita Martufi e Luciano Vasapollo: La comunicazione deviante, Mediaprint, Roma 2000