Nel tentativo di impedire lo svolgimento di una conferenza antifascista – organizzata per celebrare il secondo anniversario delle proteste di massa contro la rimozione del monumento in onore dell’Armata Rossa a Tallin, che furono seguite da una violentissima repressione da parte delle forze di polizia estoni – autorevoli esponenti di movimenti antifascisti di paesi europei sono stati trattenuti dalla polizia e quindi cacciati dal paese. Come era prevedibile, nel più completo silenzio di tutte le sedi istituzionali e dell’opinione pubblica dell’Unione Europea.
A subire, sabato 26 aprile, un brutale trattamento da parte della polizia estone, è stato, tra gli altri, Johan Bekman, sociologo e politologo finlandese, autore del libro “Pronssisoturi — Viron patsaskiistan tausta ja sisältö” (Soldato di bronzo – motivi veri e essenza della lotta estone intorno al monumento”), che ha sollevato la questione dell’apartheid nei confronti della minoranza russa in Estonia. Bekman, che è anche presidente del Comitato Antifascista Finlandese, è stato bloccato nel porto di Tallin. La misura è stata giustificata dal fatto che Bekman, a cui è stato impedito persino di mettersi in contatto con l’ambasciata del suo paese, risulterebbe “persona non gradita” sul territorio estone. In realtà si è trattato di una misura tendente a impedire lo svolgimento della conferenza antifascista, organizzata dai dirigenti del movimento “Nochnoi dozor” (Veglia Notturna), per ricordare la violenta repressione subita (con 1 morto, numerosi feriti gravi, centinaia di arresti e testimonianze di torture e maltrattamenti anche a cittadini di altri paesi dell’UE) dalle migliaia di partecipanti alle manifestazioni che, nell’aprile 2007, cercarono di impedire la rimozione del cosiddetto “Soldato di Bronzo” a Tallin, considerato il simbolo della lotta di liberazione contro il nazifascismo, e di denunciare la deriva fascistizzante e razzista del regime nazionalista borghese instaurato dopo il 1989 in Estonia.
Il giorno precedente lo stesso trattamento era toccato a una delegazione del Comitato Antifascista della Lettonia, che accompagnava la deputata al Parlamento Europeo, Tatjana Zhdanoka, esponente del movimento “Per i diritti umani in una Lettonia unita” (che si appresta a candidare il giornalista e deputato europeo Giulietto Chiesa alle prossime elezioni europee), impegnato in particolare nella lotta per la difesa dei diritti umani e politici della forte minoranza russa, sottoposta anche in questo paese a misure di autentica discriminazione razziale e linguistica. Anche in questo caso, la scusa addotta dalle forze di polizia estone è stata la presunta appartenenza degli antifascisti lettoni ad una “lista nera” di persone non gradite alle autorità di Tallin.
Le uniche reazioni di un certo rilievo a queste gravi misure, lesive anche del diritto di circolazione nell’ambito dei paesi UE, si sono registrate in Russia, dove, per iniziativa del movimento filo-Putin “Nashi” (I nostri), è stata convocata, di fronte all’ambasciata estone a Mosca, una manifestazione di protesta e di commemorazione di Dmitry Garin, il manifestante ucciso a Tallin due anni fa. La parola d’ordine è “Non dimenticheremo, non perdoneremo”.
In questa occasione, Nikita Borovikov, leader di “Nashi”, ha dichiarato: “Riteniamo doveroso ricordare all’intera Comunità europea che nel mondo di oggi, liberato dal fascismo, esistono paesi con ambizioni fasciste…Il governo estone ha adottato autentici metodi fascisti, non solo quando ha deciso di smantellare il monumento agli eroi-liberatori, ma anche quando ha crudelmente represso le proteste contro tale insulto alla vittoria contro il fascismo”.