DPEF, MASELLA: VOTARE CONTRO

«Dopo l’accordo truffa sulle pensioni il presidente del consiglio Romano Prodi ha presentato ieri alle parti sociali quello che ha definito il suo “nuovo 23 luglio”, un “Protocollo su previdenza, lavoro e competitività per l’equità e la crescita sostenibili”. Si tratta di un manifesto liberista – ha dichiarato capogruppo regionale del Partito della Rifondazione Comunista Leonardo Masella (area Ernesto) – con il quale si intende continuare a colpire i diritti dei lavoratori, per esempio non abolendo lo staff leasing della legge 30, e a regalare miliardi di euro alle imprese, come con la decontribuzione degli straordinari.

Mentre non ci meraviglia che la Sinistra Democratica di Fabio Mussi abbia approvato l’accordo sulle pensioni, in linea con la classica impostazione della sinistra europea riformista e socialdemocratica (il cosiddetto “socialismo europeo”), chiediamo che almeno i comunisti presenti nel governo, il Prc e il Pdci, si dissocino apertamente e radicalmente da questa ennesima proposta moderata, per evitare di essere “tutti uguali” agli occhi dei lavoratori. Non si può rinviare all’autunno. Serve subito un segnale chiaro che non si è disponibili ad accettare ogni sorta di arroganza e prepotenza di questo governo. Il segnale va dato nelle imminenti votazioni in parlamento del Dpef. Il ministro Ferrero, votando a favore del Dpef nel consiglio dei Ministri, dichiarò che si trattava di un voto di fiducia per favorire un buon accordo sulle pensioni. L’accordo sulle pensioni è stato invece un pessimo accordo e a ciò si aggiunge la proposta liberista sulla legge 30 e sugli straordinari. Pertanto, visto che la nostra fiducia è stata tradita, il voto in parlamento sul Dpef ora non può che essere un voto contrario, altrimenti se si continua a minacciare la crisi senza mai far corrispondere alle parole i fatti non saremo più credibili per nessuno.

A ciò va accompagnato l’impegno a costruire un autunno caldo, la più forte mobilitazione sociale contro la politica liberista del governo Prodi, per rispondere alla grande domanda di giustizia sociale che cresce nel Paese ».