DOCUMENTO PER IL CPP PRC FIRENZE DEL 29 APRILE 08

Il CPP della fed. Fiorentina PRC, riunito nei giorni 23 e 29 aprile 08, considera le dimissioni della segreteria nazionale e la decisione di convocare il Congresso Nazionale del Partito per il 17-20 luglio p.v., una doverosa assunzione di responsabilità rispetto alla gravità della situazione ed un passaggio obbligato per consentire a tutti i compagni/e di discutere e decidere sul futuro del PRC e sulle prospettive della sinistra dopo il disastroso risultato elettorale dell’aprile 2008.

Con le stesse motivazioni, il CPP:
– accoglie le dimissioni della segreteria provinciale presentate dal segretario compagno Maurizio De Santis nella relazione di apertura,
– decide la formazione di un Comitato di garanzia e di gestione della federazione provinciale fino al Congresso, composto da compagni/e non facenti parte dell’attuale segreteria e rappresentativi di tutte le opzioni/sensibilità oggi presenti nella federazione fiorentina,
– richiede che quanto sopra avvenga anche per la segreteria regionale.
Il CPP dà mandato al Comitato di Gestione e Garanzia di organizzare insieme ai Coordinamenti di Zona ed ai Circoli assemblee aperte di iscritti, simpatizzanti, militanti della sinistra in tutte le zone per proseguire il confronto e la discussione.

In merito ai risultati elettorali, che, a parte singole realtà in controtendenza come Vicenza, vanno ben oltre le più pessimistiche previsioni e impongono l’avvio di una analisi e di una inchiesta rigorosa sui mutamenti in corso nella società, il CPP propone alcune schematiche valutazioni e linee di lavoro da riprendere nel dibattito congressuale:

1) i segnali di rottura con la nostra base sociale e con i movimenti maturavano da tempo per l’incapacità/non volontà del Governo Prodi di rispondere alle aspettative di cambiamento e di giustizia sociale che hanno animato l’opposizione al precedente Governo Berlusconi (lavoro, precarietà, salari, diritti sociali e civili, scuola, ripudio della guerra, spese e basi militari, grandi opere, inceneritori…). Il fallimento del governo di centrosinistra ha prodotto delusione e sfiducia in ampi settori popolari, determinando così la vittoria della destra e con essa un pericoloso e inquietante quadro sociale e politico. In mancanza di un credibile riferimento a sinistra, il risultato elettorale evidenzia la crescita dell’astensionismo ed il fenomeno del cosiddetto “voto utile” nei confronti del Partito Democratico e dell’Italia dei Valori, frutto di un evidente processo di “americanizzazione” della politica;
2) il fallimento dell’Unione impone la necessità di rimuovere la deriva “governista” cresciuta al nostro interno, una pericolosa ed illusoria scorciatoia rispetto alla complessità del processo di trasformazione (centralità dei contenuti e del conflitto sociale, presenza nella società, priorità e coerenza degli obiettivi…), insieme a vari fenomeni negativi, puntualmente denunciati a Carrara, ma non rimossi, come autoreferenzialità istituzionale, leaderismo, assunzione della logica del meno peggio, mancanza di risultati e di punti fermi nell’azione di governo, controllo burocratico del partito, svilimento e forte deficit di democrazia interna…
3) in questo senso la scelta di entrare nella giunta Martini a livello regionale ha rappresentato una forzatura sia rispetto ai programmi, sia rispetto alla involuzione già in atto del quadro nazionale, determinando forti lacerazioni nel partito e contraddizioni con le realtà sociali. Più in generale la presenza e la incisività del PRC in molti enti locali, tra cui la stessa opposizione al Sindaco Domenici, sono state condizionate dal quadro politico dell’Unione e da una gestione dei rapporti a sinistra che hanno sacrificato i contenuti di merito e la relazione con i soggetti sociali, determinando ulteriore scollamento e crisi di fiducia;
4) la verifica rigorosa di tutte le nostre presenze negli enti locali ed in particolare delle alleanze con il centrosinistra (ora PD), in relazione a contenuti, risultati, rapporti sociali, diventa sempre più necessaria per tracciare un bilancio delle esperienze, dare incisività alla nostra azione, anche in vista del 2009, e rompere con pratiche “governiste”, che hanno logorato non poco l’immagine di diversità del PRC, spostato il baricentro della nostra azione dalla società alle istituzioni, formato gruppi dirigenti autoreferenziali con forte potere nel partito e trascurato il radicamento nel territorio e nei luoghi di lavoro dei circoli, delle zone, delle federazioni;
5) la Sinistra Arcobaleno è fallita sia sul piano elettorale che politico, perché alla questione del crescente logoramento sociale derivante dalla presenza nel governo, al tema dell’unità a sinistra si è risposto con un progetto debole rispetto alle contraddizioni in campo ed ambiguo nel rapporto col PD, con scorciatoie organizzative, con scelte simboliche ed elettorali improvvisate, calate dall’alto senza discussione e coinvolgimento dei compagni e delle compagne (basti pensare alla costituente del soggetto unico della sinistra, al comunismo come “tendenza culturale”…);
6) il compito di non disperdere e rilanciare una sinistra, capace di opporsi al governo delle destre e di sostenere lo scontro durissimo che ci aspetta, rimane attualissimo e va ripreso con tenacia, ma senza scorciatoie, ripartendo dai contenuti, dallo sviluppo di pratiche sociali comuni, dal rispetto delle diverse storie e identità, per costruire un progetto chiaramente alternativo al PD;
7) il terremoto che sta attraversando il nostro partito e tutta la sinistra richiede una chiara inversione di rotta e non manovre tattiche, impone una forte discontinuità nella linea politica e nei gruppi dirigenti, che per troppo tempo hanno ignorato segnali inequivocabili, dissensi e appelli provenienti da ampi settori del partito. Prima che sia troppo tardi, occorre contrastare decisamente ogni ipotesi di scioglimento e/o superamento del PRC e riprendere il percorso della Rifondazione Comunista, a partire dalle sue esperienze ed elaborazioni più avanzate, non come scelta di autosufficienza, ma come condizione essenziale per ricostruire un ampio schieramento anticapitalistico.

Tutto ciò sarà possibile se saremo capaci di parlare a tanta parte del popolo di sinistra oggi senza riferimenti, per riaprire una nuova stagione dei movimenti e del conflitto sociale, per una fase non breve di lotta e di opposizione alle politiche neoliberiste e di guerra, sia che vengano da destra sia che vengano dal PD, per la difesa della Costituzione e delle libertà democratiche.
Ricollocare il nostro impegno principale nella società per riavviare un processo partecipato, dal basso, di rifondazione/ricostruzione unitaria di una forza comunista, insieme al rilancio della sinistra di alternativa, con tutti coloro che anche fuori del Prc sono disponibili, una forza di classe radicata tra i lavoratori, non nostalgica ma adeguata ai tempi, interna ai movimenti pacifisti, ambientalisti, femministi, antirazzisti: questo è l’unico progetto in grado di non disperdere del tutto il nostro patrimonio, di rigenerare entusiasmo e rimotivare migliaia di compagne e di compagni.