Dalla Risoluzione organizzativa del VII Congresso del PCI (1951)

Consolidare l’unità della classe operaia, rafforzare e moltiplicare i legami tra partito e popolo

(..) Un compito per ogni compagno

Non vi deve essere di regola un solo compagno che espli chi solo un’attività interna di partito: ogni comunista oltre ad essere un militante di partito ed un iscritto al sindacato deve essere un attivista permanente in almeno una organizzazione di massa (o nel sindacato, o nel Comitato per la pace, o nell’As – sociazione Italia – URSS o in Solidarietà democratica, in una cooperativa, in una associazione culturale, ricreativa ecc..). I comunisti devono non solo aderire alle associazioni democratiche, ma svolgere in esse una azione permanente, divenirne i migliori attivisti e dirigenti guadagnandosi la stima e l’appoggio de – gli altri associati. Ogni comunista dovrebbe ricoprire almeno una carica non di partito o nell’amministrazione pubblica (sindaco, assessore, consigliere) o nella direzione di un’associazione di massa, (sinda cato, cooperativa, associazioni combattentistiche, Commissioni interne, CRAL, ecc.) deve cioè sviluppare l’attività che lo metta a contatto diretto con i lavoratori di altri partiti e senza parti to e con i loro problemi, e in condizioni di esercitare una funzione dirigente verso le masse. Lo sforzo che il partito dovrà compiere per aiutare, sviluppare e consolidare le organizzazio ni democratiche, mettendo a loro disposizione un numero sempre maggiore di attivisti e di dirigenti non solo non indebolirà ma rafforzerà il partito. Perché il partito sarà tanto più forte quanto più tutti i suoi iscritti saranno legati alle masse lavoratrici e a contatto diretto con i loro problemi. Naturalmente le organizzazioni del partito (Comitati federali, di sezione e di cellula) non solo provvederanno a distribuire le loro forze in seno alle varie associazioni in modo che i co munisti siano attivamente presenti dappertutto, ma dovranno pure provvedere a coordinare l’attività che i comunisti svolgono in seno alle associazioni di massa. (..)

Il partito nelle fabbriche

Dev’essere rafforzata l’organizzazione e l’azione del partito in tutte le fabbriche perché solo un partito bene orientato, attivo e saldamente organizzato, com posto dagli elementi più stimati, coscienti e combattivi della classe operaia, può costituire la premessa per il successo della lotta per il rafforzamento dell’unità della classe operaia. Dev’essere specialmente rafforzata l’attività nelle grandi fabbriche per il peso che esse han no nella vita nazionale. Le organizzazioni di queste fabbriche devono elevare il tono politico della loro attività, migliorare il loro funzionamento onde servire da esempio e guida per tutte le altre organizzazioni.

La cellula in ogni fabbrica

Dev’essere organizzata la cellula del partito in ogni fabbrica o luogo di lavoro dove esista un numero anche minimo di iscritti al partito (secondo lo statuto dovrebbero essere almeno cinque, ma non bisogna formalizzare. Ovunque ci siano anche 4 o 3 comunisti è bene organizzare un nucleo di partito con un responsabile). Avvicinare gli operai e le operaie anche sul luogo di abitazione per reclutare al partito gli operai e le operaie migliori e organizzare con essi le cellule in quei luoghi di lavoro nel quali non esistono ancora degli operai iscritti al partito. Questo sistema è raccomandabile, soprattut to in quei casi nei quali la reazione padronale non consente a estranei, neppure al dirigenti sindacali, di riunire gli operai e le operaie nella fabbrica o anche soltanto di accedervi per pren dere contatto con loro. Le federazioni e le sezioni dovranno nelle prossime settimane porsi in modo concreto e ope rativo il compito di creare le cellule del partito in centinaia di nuove fabbriche e officine, parti colarmente piccole e medie, ove già esistono le Commissioni interne e spesso anche dei comu nisti isolati, ma dove non esiste ancora la cellula.

Le conferenze di officina

Devono essere convocate più frequentemente delle conferenze di officina allo scopo di allargare l’azione politica di massa del partito e interessare alla prepa – razione delle agitazioni e delle lotte economiche- e politiche i lavoratori disorganizzati, senza partito o influenzati da altri partiti. Le conferenze di officina devono servire pure a po- polarizzare, propagandare la politica del partito ed a sviluppare un’azione di proselitismo. La convocazione di conferenze di officina nelle aziende dove non esiste l’organizzazione comunista ci permette di prendere contatto po litico con un certo numero di lavoratori, facilita il loro avvicinamento al partito, la loro attìviz zazione e la loro organizzazione.

Le assemblee di cellula

Hanno un’importanza fondamentale per l’orientamento politico dei compagni, per il dibattito e la realizzazione della linea politica del partito; per l’organizza zione del lavoro e il controllo sull’esecuzione, per tutta la vita e l’attività della cellula. Dev’es sere perciò attribuita grande importanza al mondo come vengono preparate e tenute le assem – blee di cellula. Prima di essere portati davanti all’assemblea della cellula i problemi devono essere studiati e i rapporti ben preparati. Gli scopi per cui si tiene l’assemblea devono essere ben chiari e altrettanto le conclusioni a cui si vuole arrivare.

Rapporti tra cellula e organismi di fabbrica

I rapporti tra cellula e organismi di fabbrica – Commissioni interne in special modo – devono essere regolati in modo che ciascun organi smo assolva ai compiti che gli sono propri. I comunisti membri delle Commissioni interne, dei Consigli di gestione, degli organi direttivi delle mutue, dei circoli ecc. devono rendersi conto che nell’interesse della classe operaia è necessario esista nella fabbrica una cellula politi camente efficiente e numericamente forte e una organizzazione sindacale unitaria, la più larga e attiva possibile, che conduca una intensa vita democratica e difenda gli interessi economici, professionali, degli operai e delle operaie. Il compito dei comunisti membri delle Commissioni interne, come pure di quelli membri degli altri organismi di fabbrica, è quello di far funzionare la Commissione interna tutta intera come organismo unitario di tutti gli operai, gli impiegati ed i tecnici, limitando la sua azione a quei problemi che interessano tutta la maestranza, indipendentemente dalla appartenenza a questo o quel partito, a questa o quella organizzazione sindacale, a nessun partito e a nessu na organizzazione sindacale.

Organizzare gli operai disoccupati

È necessario introdurre nuove forme particolari di or ganizzazione degli operai disoccupati che aderiscono alle C.d.L. perché la pratica sin qui ese guita di organizzarli solo nelle rispettive categorie ha dato scarsi risultati. I disoccupati organiz zati nella C.G.I.L. sono oggi al massimo il 15-20 per cento di tutti i disoccupati. L’organizza zione dei disoccupati per categoria professionale esclude automaticamente la possibilità di or ganizzare i giovani che ogni anno raggiungono l’età di lavoro ma non possiedono ancora una professione; così pure restano fuori le larghe masse della manovalanza generica che è quella prevalente fra i disoccupati, la quale non è strettamente legata a nessuna categoria particolare, ma chiede assistenza, la difesa dei propri interessi e un qualsiasi lavoro per uscire dalla situazio ne di fame in cui versa. Organizzazioni apposite di disoccupati, aderenti alle Camere del lavoro, che permettano di raccogliere attorno ai sindacati unitari la maggior parte dei due milioni di disoccupati, faranno fallire i tentativi delle organizzazioni padronali di mettere gli operai disoccupati contro quelli occupati, consentiranno di sviluppare una azione più efficace in difesa dei loro interessi parti colari e di collegare le loro lotte con quelle degli operai occupati. (..)

Moltiplicare il numero degli attivisti permanenti (capi gruppo), elevare la loro qualifica politica

I successi ottenuti dal partito nell’organizzazione, nell’inquadramento e nella attivizzazione di un grande partito di massa e di popolo sono della massima importanza e non devono essere sottovalutati. Migliaia e decine di migliaia di nuovi quadri dirigenti sono stati avanzati a posti di maggiore responsabilità e molte migliaia di comunisti qualificati dirigono i sindaca ti, le cooperative, i Comitati dei partigiani della pace, le associazioni di massa femminili, ecc. Il numero delle cellule è stato aumentato, con particolare riguardo a quelle sul luogo di lavoro, e gli altri organismi quali i comitati di fabbrica, i Comitati comunali, quelli di settore, di zona e regionali hanno trovato il loro giusto assestamento collaudato dall’esperienza. In occasione delle grandi campagne (tesseramento, mese della stampa) e delle grandi lotte (campagne elet torali, occupazioni delle terre, scioperi a rovescio, 14 luglio, lotte in difesa dell’industria, lotte contro gli eccidi, ecc..) il partito è riuscito ad attivizzare la quasi totalità dei suoi iscritti. Ma all’infuori di queste campagne e di queste lotte una parte ancora troppo piccola di iscrit ti al partito è permanentemente attiva, svolge una attività responsabile dentro e fuori del par tito. In relazione ai compiti che stanno dinanzi al partito occorre compiere uno sforzo decisivo per rendere le organizzazioni di base più attive e solide e moltiplicare nel più breve tempo possibile il numero dei compagni attivi permanentemente nel partito e nelle organizzazioni di massa e non soltanto in determinate occasioni. Dev’essere condotta una larga insistente campagna per costituire in tutto il partito i capi gruppo di dieci. Durante lo scorso anno i capigruppo sono aumentati di 32.070, ma in com plesso essi sono ancora soltanto 106.516, cioè circa metà di quanti dovrebbero essere (si inten de per il solo partito, senza contare la FGCI). Questo significa che circa metà del partito non ha ancora applicato questa direttiva e questo fatto rappresenta un serio elemento di debolezza che deve essere al più presto superato, perché tutti sentiamo la necessità di irrobustire la struttura interna del partito, di renderla più capillare.

Funzione dei capi gruppo

I capigruppo non dovranno più essere dei semplici raccoglitori di quote e dei diffusori della stampa (anche se questi compiti modesti ma importanti dovran – no continuare ad essere assolti) ma dei veri e propri dirigenti politici di base, capaci di compie re un lavoro di orientamento, di educazione e di direzione sul gruppo di compagni affidato alla loro cura. Il capogruppo deve essere il più attivo dei dieci non solo all’interno del partito, ma fuori del partito, nel sindacato, nel movimento dei partigiani della pace, nelle organizza zioni di massa. La figura politica del capogruppo dovrà essere maggiormente valorizzata assegnando ad esso compiti politici nei confronti del suo gruppo e in direzione delle organizzazioni di massa. Do vranno essere tenuti dei corsi brevi di formazione e di perfezionamento dei capigruppo, pub blicando bollettini appositi (o rubriche nella stampa del partito esistente nel quali vengono illustrati i loro compiti, gli esempi del loro buon lavoro e le loro esperienze). Gli stessi capi gruppo dovranno collaborare a queste pubblicazioni. Dovranno essere tenute riunioni, assem – blee, conferenze di capigruppo ecc. Bisogna stimolare nel partito l’orgoglio di essere promossi capigruppo e l’ambizione di me ritarlo. In pari tempo uno dei compiti essenziali del capogruppo è di fare in modo che i comu nisti del gruppo che egli dirige siano attivi nelle organizzazioni di massa e gli riferiscano rego larmente sul lavoro che in esse svolgono. Nelle scelte dei candidati da eleggere nei comitati di cellula e nei comitati direttivi di sezione si deve dare la preferenza a quei compagni i quali si siano distinti nella loro attività di capogruppo. La moltiplicazione del numero dei capigruppo, la loro valorizzazione politica, l’allargamen to della loro possibilità di azione autonoma e di una loro iniziativa, non devono in nessun caso andare a detrimento della attivizzazione della cellula come organismo di base fondamen tale del partito. Anzi, il numero maggiore di compagni attivi e capaci, e una giusta direzione del lavoro dei capigruppo, deve portare a un potenziamento della cellula, allo sviluppo e al miglioramento della sua attività. (..)

Per un vigoroso sviluppo qualitativo, politico, ideologico, dei quadri del partito

Il consolidamento conseguito dalle organizzazioni del partito negli ultimi tre anni ha reso evidente che l’ulteriore sviluppo dipende in larga misura dalla selezione e dalla giusta scelta dei quadri proposti alla direzione delle organizzazioni del partito e di quelle di massa, dipen de dall’opera costante e sistematica di assistenza e di elevamento politico-ideologico compiuta nei loro riguardi. Conoscere meglio i compagni dirigenti, dai capigruppo ai capi cellula, su su fino ai membri dei comitati federali, ai dirigenti delle organizzazioni e delle associazioni di massa è una neces sità non più procrastinabile per ogni organo dirigente del partito onde poter mettere ciascuno al proprio posto, curarlo, migliorarlo. Nessuna seria politica di consolidamento e di sviluppo del partito e delle organizzazioni di massa, sulla linea tracciata dal congresso, sarà possibile senza seguire una giusta azione nella formazione e nell’avanzamento di quadri dirigenti vecchi e nuovi. L’obiettivo di una buona politica di quadri sta nel mirare a formare dirigenti comunisti che sappiano comprendere e tradurre nella realtà la politica del partito nella sua lotta per la pace, il lavoro, e la libertà, nel saper scegliere ed elevare ai posti di direzione compagni capaci di applicare la politica del partito con intelligenza ed energia. Ogni tolleranza o debolezza verso il settarismo e l’opportunismo in questa scelta è un danno per l’influenza del partito ed uno ostacolo serio al successo della sua azione. I passi compiuti nella rilevazione del numero dei quadri del partito in ogni provincia e nella loro conoscenza non sono ancora tali da garantire che le fe- derazioni possano realizzare la seria politica di quadri che oggi s’impone. I rilievi sono fatti in base a calcoli induttivi e la conoscen za dei quadri è ancora occasionale e superficiale. In un terzo almeno delle federazioni manca persino la commissione adatta ad assolvere questo indispensabile lavoro di direzione. Partico lare attenzione nella politica di quadri deve essere data alla formazione dei dirigenti provincia li che è ancora lenta. Il legame di ognuno di questi quadri con una associazione di massa, la partecipazione alle lotte, alle riunioni degli organi dirigenti, l’applicazione allo studio indivi duale e nelle scuole di partito sono i mezzi che devono accelerare i ritmi di questa formazione. In questi tre anni i dirigenti delle sezioni sono stati in parte avanzati e in parte sostituiti da compagni più capaci, più adatti alle condizioni della lotta attuale, più compresi della linea politica del partito. Questi progressi devono essere consolidati, dando ai quadri selezionati la abilità di acquistare una maggiore iniziativa attraverso riunioni, discussioni e controlli collettivi delle azioni e del lavoro. La categoria di quadri sulla quale deve essere concentrato il massimo di attenzione è quella dei dirigenti degli organismi di base del partito, delle cellule e, soprattutto, dei capigruppo collettori, perché costituiscono il punto più importante del no stro schieramento. Il quadro di officina deve essere oggetto di cure particolari dandogli una ba se di massa sempre più larga e organizzata. Occorre, infine, dare migliaia e migliaia di quadri comunisti a tutte le associazioni di massa, a tutti i movimenti popolari, contribuire a svolgere una politica di massa e risolvere i problemi concreti che i lavoratori si pongono.

Le scuole di partito

Negli ultimi anni è stato compiuto uno sforzo poderoso per elevare la preparazione politico-ideologica dei quadri comunisti. Circa 60 mila compagni sono passati dalle scuole e dai corsi di vario tipo. Su questa via bisogna andare avanti fino a toccare la gran – de maggioranza dei quadri comunisti. Lo sviluppo assunto dai brevi corsi deve indurre le fede razioni che non lo avessero ancora fatto a mettersi sul terreno di organizzare questi brevi corsi e interessare centinaia di migliaia di compagni ai problemi della politica e della dottrina marxista leninista. Un particolare aiuto deve essere dato alle organizzazioni di partito dell’Italia centro meridionale nel campo della educazione politico-ideologica, perché per la loro povertà esse non riescono a dare ai loro quadri l’appoggio e l’assistenza necessaria per aiutarne l’elevamen to ideologico. Scuole regionali di breve durata dovranno essere organizzate per i quadri meri dionali mettendo a loro disposizione i mezzi e l’attrezzatura delle scuole centrali di partito. Devono essere anche studiati i mezzi e i metodi per estendere al Mezzogiorno i successi otte nuti nelle regioni del nord nel campo della educazione politicoideologica di massa. Critica ed autocritica – La critica e l’autocritica e una maggiore disciplina politica devono essere considerate come strumenti fondamentali per il consolidamento del partito, il migliora mento della sua attività, la formazione di quadri dirigenti di tipo bolscevico. Deve essere sviluppata maggiormente la critica dal basso come elemento di stimolo, di con trollo e di aiuto ai dirigenti, per lavorare sempre meglio. L’autocritica non deve essere formale e superficiale, limitarsi a riconoscere che era possibile fare di più e meglio, ma andare fino alle cause delle debolezze del nostro lavoro e all’adozione delle misure necessarie per superarle. La disciplina politica, che riguarda la responsabilità, l’applicazione delle direttive deve esse re sostenuta dando un contenuto più politico a tutto il lavoro di organizzazione, migliorando il controllo sull’esecuzione e il lavoro collegiale di tutti gli organi del partito. L’applicazione integrale della linea politica del partito in tutte le sue istanze, da parte di tutti i militanti, di tutti gli attivisti è la condizione prima del successo. Le manchevolezze, il difetto dei risultati nell’azione del partito in alcune zone e in alcune campagne politiche dipende dalla difettosa applicazione della politica del partito. Combattere le impostazioni sba – gliate della linea politica, chiarire le incomprensioni, precisare le prospettive, impedire la infil trazione di posizioni politiche estranee e avverse alla ideologia marxista leninista della classe operaia, significa quindi assicurare a tutto il partito un aumento della combattività di tutti i comunisti e un più vasto successo.

La vigilanza ideologico-politica

Costituisce un grande impulso allo sviluppo di una vita democratica all’interno del partito, nelle organizzazioni di base, nelle cellule e nelle sezioni. Essa permette di prevenire episodi clamorosi di tradimento, isola l’agente del nemico infiltratosi nelle nostre file e lo rende impotente ad agire sul piano del sabotaggio politico ed organizzativo. L’elemento fondamentale della vigilanza ideologico- politica è costituito dal controllo sulla esecuzione delle direttive del partito e sulla applicazione delle norme statutarie. Questo con trollo è un compito di tutto il partito e di tutti i compagni e deve essere normalmente esercita to nelle assemblee di cellula e nelle riunioni dei comitati e dell’attivo. Il problema della vigilanza rivoluzionaria deve essere risolto dalle organizzazioni del partito conoscendo meglio i quadri e gli attivisti e, da parte delle organizzazioni di base, tutti gli iscritti al partito. Di ognuno bisogna conoscere il passato, le prove che ha dato di attaccamento, di fedeltà alla causa della classe operaia e al partito. Occorre valorizzare in modo particolare quei compagni che oltre a comprendere la politica del partito, sono da molti anni nel partito e si sono battuti nelle sue file in tutte le condizioni, anche le più avverse. Questo loro passato unito alla capacità di saper tradurre nella realtà attuale la linea politica del partito costituisco no un elemento di sicurezza e di forza. Durante gli anni della guerra di liberazione e in quelli successivi alla liberazione di questi, quadri attivi e capaci, vecchi e soprattutto giovani se ne sono formati a decine di migliaia. È su loro che dobbiamo tendere a far poggiare l’ossatura del partito, è su di loro che dobbiamo contare per educare, formare e dare impulso al nuovo quadro giovanile. È così che il partito potrà riuscire ad ottenere una solidità nei quadri ed uno sviluppo armonico dei dirigenti in tutte le istanze del partito. Il partito dispone oggi di una grande forza. Si tratta, migliorando il nostro lavoro e con le misure indicate, di riuscire ad accrescere ancora di più e soprattutto a impiegare bene queste forze. Con un partito ancora più guidato dalla conoscenza e più unito dall’organizzazione, dob biamo riuscire a unire e mobilitare non solo la classe operaia e la parte più avanzata dei lavora tori, ma la grande maggioranza del popolo italiano nella lotta per la conquista della pace, del lavoro e della libertà.