L’accordo del 23 luglio tra governo e sindacati è inaccettabile e va respinto. Sulla questione delle pensioni esso, attraverso l’introduzione degli “scalini” e il prolungamento dell’età minima pensionabile a 62 anni, peggiora persino la legge Maroni; sulla questione del mercato del lavoro l’accordo “santifica” la legge 30 e legittima socialmente la precarizzazione di massa.
Sia sulle pensioni che sulla legge 30, poi, l’accordo viola lo stesso programma elettorale dell’Unione, che prevedeva la cancellazione della legge Maroni e il superamento della legge 30.
L’allarme è alto, poiché – disattendendo il proprio programma – il governo Prodi si allontana ancor più dal proprio elettorato, dal movimento operaio complessivo e dallo stesso popolo di sinistra, permettendo alla destra di accumulare forze per una vittoria strategica e pericolosa sia per gli interessi operai e di massa che per la stessa democrazia.
E’ assolutamente indispensabile, in questo quadro, che i lavoratori alzino la testa, facciano sentire la loro voce e diventino protagonisti di un vasto movimento di lotta.
Occorre che essi, partendo anche dalla proposta per il “NO” votata dalla FIOM, respingano l’accordo del 23 luglio, che i sindacati hanno discusso e firmato senza averli minimamente consultati.
Occorre che essi, in ogni luogo di lavoro – nelle fabbriche, negli ospedali, nelle ferrovie, nelle scuole, nelle università, nei cantieri navali ed edili, in ogni area della produzione, materiale ed immateriale – si costituiscano i “COMITATI PER IL NO” all’accordo governo-sindacati.
Solo una forte spinta del movimento dei lavoratori potrà cambiare la politica del governo Prodi. E il referendum che le organizzazioni sindacali hanno lanciato nei luoghi di lavoro deve essere una prima ed importante tappa per il rilancio della lotta e del cambiamento politico.
*senatore Prc-Se, direttore de L’Ernesto
**deputato Prc-Se, coordinamento nazionale area de L’Ernesto