Non vogliamo nascondere le nostre perplessità per alcuni recenti sviluppi che ci sembra di cogliere nella dialettica interna al PRC. Proviamo a riassumerli così.
Persistono un orientamento e una direzione politica del quotidiano Liberazione (il cui deficit costa al partito cifre astronomiche) che vanno avanti imperterriti su una linea opposta a quella decisa dal congresso di Chianciano, in piena sintonia con forze interne ed esterne al partito che operano dichiaratamente per una scissione. Che cosa ancora deve accadere perché si vada “oltre Sansonetti”?
Abbiamo colto, in recenti dibattiti di organismi dirigenti e in taluni congressi regionali, alcuni segnali che ci sembrano andare nella direzione non di un consolidamento e sviluppo della linea di Chianciano, ma di una sua diluizione. Non vorremmo che ciò fosse determinato da mediazioni e concessioni di linea all’area cosiddetta “vendoliana” (o a settori di essa). Siamo ben consapevoli che l’attuale maggioranza che governa il partito (di cui ci sentiamo parte a pieno titolo e dialetticamente) ha il dovere di operare anche tatticamente e con intelligenza per erodere il più possibile, nel corpo del partito, basi di consenso ad operazioni e prospettive scissionistiche che allo stato sono solo – forse – rinviate. Ma crediamo che ciò non possa avvenire a scapito di una attuazione conseguente della linea di Chianciano, se non si vogliono creare problemi e pasticci ben più gravi, come quelli che deriverebbero da una confusione e da una paralizzante incertezza di linea.
Consideriamo negativo che nell’ultima Direzione sia stato approvato un ODG sulla questione dei giovani, votato dalla minoranza vendoliana e da una parte della maggioranza, mentre altri settori di maggioranza si sono astenuti o hanno votato contro. Che cosa è stato: un incidente di percorso o qualcosa di più?
Valutiamo criticamente il fatto che nel documento politico approvato dalla maggioranza vengano rimossi alcuni nodi qualificanti e attualissimi del documento di Chianciano. Come il riferimento all’avvio di una “collaborazione fra le diverse soggettività anticapitaliste, comuniste, di sinistra”; all’esigenza di “ intensificare la collaborazione e le relazioni con i partiti comunisti e progressisti, con tutti i movimenti rivoluzionari”; all’impegno di “lavorare, in particolare in Europa, ad un rafforzamento dell’unità delle forze comuniste e di sinistra alternative al Partito Socialista Europeo”. E ad operare in Italia per la “ricerca di convergenze, in occasione delle elezioni europee, tra le forze anticapitaliste, comuniste, di sinistra”.
Troviamo discutibile l’enfasi acritica e l’argomentazione con cui si è fatto riferimento da più parti alla Sinistra Europea (SE). Intendiamoci: sappiamo bene che l’integrazione nel Partito della Sinistra Europea e il suo progetto – diversamente da quello che era e rimane il nostro punto di vista – non sono stati rimessi in discussione da Chianciano.
Ma il punto è che, nel documento approvato al congresso, tale adesione veniva correlata, ad esempio, all’esigenza, “in particolare in Europa, di lavorare ad un rafforzamento dell’unità delle forze comuniste e di sinistra alternative al Partito Socialista Europeo, sia nell’ambito della SE, sia in quello del Gruppo Parlamentare Europeo del GUE-NGL”, di cui fanno parte anche importanti partiti comunisti che non hanno aderito alla SE, come greci e portoghesi, o come i partiti della sinistra scandinava; sia partiti comunisti che vi partecipano solo come osservatori (Akel di Cipro, PC di Boemia e Moravia, e altri).
Nei documenti della Direzione, invece, la SE viene isolata da tutto il resto; e viene anzi enfatizzato il valore della piattaforma elettorale varata di recente a Berlino dai partiti della SE, che si configura per lo più come la piattaforma di un aggregato a prevalente egemonia socialdemocratica, non a caso approvata anche con l’enfatico elogio dei più coerenti “bertinottiani” di casa nostra. Con una aggravante: che con essa la SE interferisce apertamente nella vicenda nazionale di partiti del GUE e invita a votare in ogni paese per i partiti aderenti alla SE, il che significa – ad esempio nel caso del Portogallo e della Grecia – invitare a votare per partiti di sinistra non comunista (Bloco de Esquerda e Synaspismos/Syriza) che si contrappongono polemicamente ai partiti comunisti dei rispettivi paesi, che pure sono nostri partner nel GUE. La qual cosa entra apertamente in contraddizione col citato assunto di Chianciano che invita ad operare per l’unità delle forze comuniste e di sinistra alternativa, in particolare in Europa; e rappresenta un arretramento rispetto al livello di collaborazione unitaria raggiunta nel GUE.
Intendiamoci: è del tutto ovvio che la SE auspichi un avanzamento elettorale dei partiti che ne fanno parte. Altra cosa è se tale auspicio non si accompagna ad un analogo auspicio di complessivo avanzamento di tutti i partiti comunisti e di sinistra, a partire da quelli del GUE, senza indebite interferenze nella dialettica interna tra comunisti e sinistre in paesi in cui l’appartenenza alla SE è elemento di divisione. E insistiamo perché a tale proposito il nostro partito mantenga un profilo unitario e conseguente agli impegni di Chianciano.
Pensiamo che, sulla questione Sinistra Europea, sarebbe sbagliato rimuovere le differenze interne al Partito, alla sua maggioranza, magari in nome di un esasperato tatticismo. Crediamo, al contrario, che sia giusto e utile a tutti mantenere aperta una franca ed onesta dialettica fra differenti punti di vista, su questa ed altre questioni. Nulla è più sano, solidale e rafforzativo dell’unità di un confronto aperto e sincero, che non pretenda una improvvisa ed ipocrita sintesi sui punti più controversi ma che, a partire dalla difesa e dal consolidamento delle priorità politiche condivise, lasci aperta la discussione.
l’ernesto
(11 dicembre 2008)
P.S.) Dopo il CPN e le elezioni in Abruzzo
(16 dicembre 2008)
Apprezziamo il fatto che nel documento politico approvato dal Comitato politico nazionale del PRC del 13-14 dicembre, che consideriamo complessivamente condivisibile (tenendo conto ovviamente delle diversità che caratterizzano la maggioranza composita di Chianciano), non venga riproposto alcun riferimento enfatico alla Sinistra Europea, né alla teoria assai discutibile e poco significativa
della cosiddetta “spirale guerra/terrorismo” (anche perché suscettibile delle più svariate ed opposte interpretazioni). Ovviamente continua a stupirci e anche un po’ a sconcertarci il fatto che nei sintetici riferimenti al quadro internazionale seguiti ad essere bandita la nozione di imperialismo. Che non si facciano riferimenti all’incontro internazionale dei partititi comunisti e operai di San Paolo (ma solo al Forum Sociale Mondiale), e non si citi il GUE, il gruppo parlamentare europeo dove convivono sia i partiti comunisti e di sinistra che aderiscono alla SE, sia quelli che non ne fanno parte. Ne riparleremo.
Apprezziamo la maggior determinazione con cui sembra che si voglia affrontare la situazione ormai insostenibile di Liberazione.
Abbiamo colto alcune perplessità trasversali sul passaggio dell’ODG sulle elezioni amministrative 2009 e sulle liste in cui si dice che il PRC “favorirà la presenza di rappresentanti della società civile, di espressioni dei movimenti, di indipendenti, rendendo disponibili il 50% delle candidature nelle proprie liste“.
Il punto fondamentale, ci sembra, non è la % dei candidati, che non di riferisce peraltro ai soli indipendenti, ma chi saranno, e quali saranno gli eletti, in modo tale che nella sostanza politico-programmatica e nella rappresenta istituzionale del partito non sia vanificato il progetto complessivo di Rifondazione comunista; e ciò dipenderà in buona parte anche dalle scelte che faranno le organizzazioni locali del PRC, tutt’altro che omogenee.
Abbiamo trovato invece assai discutibili alcune affermazioni per lo meno equivoche dell’intervento conclusivo del Segretario, prontamente enfatizzate e strumentalizzate dal resoconto di Liberazione (che fa il suo mestiere di seminatrice di zizzania…), da cui sembrerebbe che si attribuiscano disinvoltamente (a chi?) patenti di “ottusità” e di “vetero-comunismo”: categorie assai poco rigorose, che sarebbe bene bandire definitivamente dalla discussione. Una precisazione in proposito non guasterebbe.
Così come un qualche richiamo, nello spirito di Chianciano, all’esigenza che si facciano passi avanti ulteriori sul terreno della “ricerca di convergenze, in occasione delle elezioni europee, tra le forze anticapitaliste, comuniste, di sinistra”, dato che nessuno più nega, nel PRC, che ciò sia necessario e possibile innanzitutto sul terreno delle lotte. La qual cosa trova motivi di incoraggiamento anche nel risultato elettorale abruzzese.
Quanto al risultato delle elezioni amministrative negli Abruzzi, questi ci sembrano – in prima battuta – i dati salienti, per quanto attiene alle problematiche nodali che investono il futuro dei comunisti e della sinistra anticapitalistica.
1) Un crollo della partecipazione: -28% sulle politiche, -15,7% % sulle regionali precedenti.
2) Una ripresa complessiva, rispetto alle politiche, sia in voti assoluti che in percentuale, delle forze che avevano dato vita alla Sinistra Arcobaleno (7,28%: + 4.11% rispetto al 3,17 delle politiche). Tale ripresa riguarda soprattutto le due principali liste comuniste (PRC e PdCI), che ottengono oggi complessivamente più del doppio della lista di “Sinistra”, che unisce Verdi+Sinistra Democratica (4,7% contro 2,22%).
3) Rispetto alle regionali 2005, PRC cala dal 4,9% al 2,84%; PdCI, dal 2,94 all’1,83; mentre Verdi+SD, ottengono il 2,22% contro il 2% ottenuto dai soli Verdi nelle regionali 2005 (SD non esisteva ancora). Tutte e tre le liste presentate (Prc, Pdci e SD+Verdi) eleggono un consigliere, confermando i tre precedenti.
4) Rispetto alle regionali 2005 vi è un certo riequilibrio tra PRC e PdCI, (15.435 voti contro 9.995), contrariamente a talune previsioni che annunciavano una sostanziale scomparsa elettorale del PdCI (mai fidarsi troppo dei sondaggi).
4)Sul risultato di “Sinistra”, che raccoglie i Verdi (al 2% nelle precedenti regionali) e “Sinistra Democratica”, si direbbe che il contributo di quest’ultima sia un’evidente conferma della sua scarsa incidenza. A meno che i verdi siano quasi scomparsi e si consideri l’ipotesi che precedenti liste “socialiste” (come lo SDI), che avevano raccolto alle regionali 2005 circa il 6%, e che oggi sono crollate, abbiano travasato voti sulla “Sinistra”, oltre che sul PD.
5)Tutto ciò avviene dentro una quadro generale negativo, segnato dalla vittoria della destra, dal tracollo del Pd, dall’exploit di Di Pietro: il quale, pur essendo uomo di destra e portatore di istanze populistiche, grazie al moderatismo del PD riesce persino ad apparire come l’unica vera opposizione parlamentare al governo Berlusconi e prende voti anche a sinistra.
Di seguito alcuni dati sulle elezioni abruzzesi e i raffronti con le politiche 2008 e le regionali 2005. Per i dati e i raffronti completi, consultare i riferimenti web indicati.
ABRUZZO, elezioni regionali 2008
http://regionali.interno.it/regionali/regio081214/R13.htm
PARTECIPAZIONE
640.520 pari al 52,97%
Prc 15.435 2,84%
La Sinistra (Verdi + SD) 12.054 2,22%
Pdci 9.955 1,83%
Totale:
voti assoluti 15.435+12.054+9.955= 37.444 voti
pari al 6,89%
ABRUZZO, politiche 2008
http://politiche.interno.it/politiche/camera080413/C170000000.htm
PARTECIPAZIONE
80,953% con 827.558 voti validi (mancano bianche e nulle)
Sinistra Arcobaleno Camera
voti 26.248
pari allo 3,171 %
ABRUZZO, elezioni regionali 2005
http://elezionistorico.interno.it/listeRegionaliCompleta.php?tp=R&dt=03/04/2005&cta=I&tpEnte=R&tpSeg=R&numEnte=13&sut1=13&sut2=0&sut3=0&descEnte=%20Regione:%20ABRUZZO&descArea=&codTipoSegLeader=
PARTECIPAZIONE
68,67%, pari a 826.510 voti
Prc 36.008 4,91%
Pdci 21.641 2,95%
Verdi 14.728 2,01%
TOTALE:
Voti 72.377
pari al 9,87%