CONTINUEREMO LA NOSTRA BATTAGLIA PER L’UNITA’ DEI COMUNISTI

AVETE ESTROMESSO L’ERNESTO DALLA SEGRETERIA NAZIONALE.
CONTINUEREMO LA NOSTRA BATTAGLIA PER L’UNITA’ DEI COMUNISTI E PER UN PIU’ FORTE PARTITO COMUNISTA.

PRC: Comitato Politico Nazionale di sabato 13 settembre .
Intervento del compagno Fosco Giannini

Il compagno Musacchio e il compagno Alfonso Gianni hanno evocato, in questo CPN, un mio articolo recentemente pubblicato su “Liberazione” e relativo alla questione Russia-Georgia. A partire da ciò Musacchio, Gianni, Migliore, Elettra Deiana ed altri compagni dell’area Vendola hanno attaccato la supposta categoria del neocampismo, chiedendo al nuovo segretario del PRC, Paolo Ferrero, di smarcarsi da tale linea, di affermare che essa non è la linea della nuova maggioranza e di riassumere in toto, sul piano della politica internazionale, la griglia interpretativa dell’era “bertinottiana”.
Cari compagni Gianni, Musacchio, Migliore, Deiana: non ho tempo, in questi dieci minuti di intervento in cui dovrò affrontare altre questioni, di replicare organicamente alla vostra critica.
Dico solo che un tempo non lontano bastava partecipare ad un giorno di sciopero per essere definiti, etichettati, comunisti. Ora, sembra che basti dire che la Russia non può far altro che reagire all’assedio e all’accerchiamento della NATO e al vasto attacco imperialista per essere definiti dei nuovi campisti. Credo che dobbiamo imparare ad essere più seri; credo che dobbiamo imparare, almeno su queste grandi e delicatissime questioni internazionali, ad evitare l’uso della strumentalizzazione, ad evitare di utilizzare biecamente la politica internazionale al fine della battaglia interna. Credo che dobbiamo essere meno disinvoltamente votati alla caricatura politica; credo che dobbiamo imparare ad utilizzare le categorie con meno sciatteria culturale e più densità politica, etica ed intellettuale ( che cosa vuol dire campismo, storicamente ed ora? Perché è da voi nevroticamente demonizzato? Può, esso, avere – qualora oggi esistesse – una funzione positiva in senso antimperialista? E’ l’imperialismo, oggi, il pericolo più grande per i popoli e per l’intera umanità ? ). Credo, soprattutto, che dobbiamo abbandonare la nostra visione eurocentrica, occidentale ed essenzialmente subordinata alla cultura borghese con la quale non si può – non si può oggettivamente – interiorizzare il dolore, la miseria, la condizione sub umana di tanta parte dell’umanità, quella spoliata dall’imperialismo e dal capitalismo.
Caro compagno Ferrero, quella che è stata evocata in questi giorni, quella che ti accingi a presentare, non è la nostra segreteria nazionale.
L’area de L’Ernesto sembra sia esclusa, estromessa, accompagnata fuori da questo gruppo dirigente.
Non è la prima volta che ci succede, nel nostro partito, di essere emarginati, colpiti, estromessi: la teoria degli attacchi contro di noi è molto lunga. Ricordo – per ciò che riguarda solo gli ultimissimi tempi – le innumerevoli minacce di espulsione allo stesso compagno che vi parla poiché osava criticare il governo Prodi e chiedeva l’uscita dal governo per non essere complici delle guerre e del Protocollo sul welfare; poi l’esclusione, dalle successive candidature, poiché eravamo giudicati
“ opposizione non dialettica”.
Questa non sarebbe, non è, la nostra segreteria, compagno Ferrero. Al Congresso di Chianciano hai vinto anche con i nostri – determinanti – voti e hai vinto con un documento politico nel quale hai assunto alcune nostre pregnanti parole d’ordine, forti, chiare, radicali: ricostruire, attraverso il conflitto sociale, dal basso, un processo di unificazione della diaspora comunista, un processo di unità delle forze comuniste. Hai vinto con un documento politico – che nottetempo hai discusso con chi parla e non con altri, già pronti ad abbandonare la linea dell’unità dei comunisti – nel quale si stagliava l’impegno del gruppo dirigente nazionale del PRC, per le prossime elezioni per il Parlamento europeo, a lavorare per giungere ad una lista comunista, anticapitalista e antiliberista unitaria, evitando di costituire e presentare un nuovo arcobaleno mascherato.

Fu su queste basi, compagno Ferrero, attraverso un limpido patto, che trovammo un accordo politico, e solo politico, poiché mai – e tu, Ferrero, nei sei primo testimone – mai ( noi!) abbiamo discusso di posti, di premi personali e future prebende.
Ora, con la possibile esclusione de L’Ernesto dalla segreteria nazionale, questo leale accordo politico – e solo politico – verrebbe tradito da una parte, e nella segreteria nazionale non vi sarebbe nessuno a rappresentare l’istanza politica con la quale, Ferrero, ti abbiamo sostenuto a Chianciano; non vi sarebbe nessuno, in segreteria, a rappresentare la linea dell’unità processuale dei comunisti. Non vi sarebbe nessuno a rappresentare l’accordo politico attraverso il quale hai ottenuto il nostro appoggio e hai potuto vincere.
Sulla base dei fatti, sulla base dell’ ostinata volontà della nuova maggioranza del PRC di tener fuori dalla segreteria l’area de L’Ernesto, colpendo la nostra opzione politica, dovremmo votarti contro. Ciò non sarebbe assurdo, ciò avrebbe un suo nocciolo razionale.
Tuttavia, votarti contro sarebbe, anche se non irrazionale, irresponsabile; votarti contro vorrebbe dire avvicinarsi alla strada immorale di chi cambia e opta per una nuova posizione politica solo per conseguire posti in segreteria ; votarti contro vorrebbe dire ( per noi) minare il partito, colpire la sua nuova politica di sinistra e regalare il partito ( lo dico con rispetto e nel contempo con chiarezza) alla nostra, vasta, opposizione interna; un’opposizione capeggiata dal compagno Vendola e purtroppo volta all’ormai chiarissimo obiettivo di superare Rifondazione Comunista e costruire “un soggetto di sinistra” ; votarti contro vorrebbe dire mettere in crisi la manifestazione del prossimo 11 ottobre, manifestazione che noi vogliamo invece far riuscire, portando nelle piazze di Roma – e delle altre città d’Italia – un popolo di lavoratori, di giovani, di donne; portando nelle strade un altro fiume di bandiere rosse con la falce e il martello, con le bandiere delle organizzazioni dei lavoratori, dei movimenti.
La ferita della nostra esclusione dalla segreteria nazionale sarebbe grande; i nostri stessi compagni e le nostre stesse compagne, nei territori, sono in grande sofferenza.
Ma non siamo e non vogliamo essere irresponsabili; soprattutto non siamo attratti e accecati – come altri – dai posti e dalle poltrone. Abbiamo sviluppato una linea politica ed un progetto, crediamo che la divisione dei comunisti, mentre la reazione politica accresce la sua forza e il suo attacco sociale contro i lavoratori e contro la democrazia, sia una follia, un residuo ormai insensato di vecchie discordie. Crediamo che l’unità dei comunisti non sia solo una necessità sociale e politica contro il regime di destra ed il dilagante senso comune reazionario, ma sia anche un desiderio dell’intero popolo comunista. Ma vi sono comunisti, ormai surreali ed essenzialmente politicisti, votati ad approfondire il solco che divide il movimento comunista. Questi stanno quasi tutti asserragliati negli uffici di partito ( dei partiti), murati negli apparati e sventolano bandiere rosse sempre più ristrette ed autoreferenziali. Poi vi sono i compagni che desiderano come il pane l’unità dei comunisti : questi sono quasi tutti operai, lavoratori, studenti, intellettuali; non hanno nulla a che fare e a che vedere con le vecchie liti di piccoli gruppi dirigenti comunisti che rischiano di uscire persino dalla cronaca politica. Questo che vuole l’unità è il popolo comunista, quello diffuso, di base, iscritto o non iscritto. E’ quello che non è negli uffici dei piccoli e diversi partiti comunisti : è quello che sente sulla propria pelle la frusta del padrone e vuole reagire, rialzare la testa.
Un’accumulazione di forze, una nuova unità per un più forte partito comunista: questo è il nostro progetto.
Compagno Ferrero: corri il rischio di escludere dalla segreteria nazionale l’unica linea politica che ha un futuro: quella che parla di un processo di superamento della diaspora comunista, quella che è consapevole che solo attraverso la fine della disgregazione comunista si potrà puntare ad una nuova passione militante e al tentativo serio di un partito di lotta, antimperialista e anticapitalista; un partito di quadri e di massa; un partito legato ai movimenti, costruito nei luoghi di lavoro, radicato nei territori, non più stregato dalle sirene dell’istituzionalismo, un partito democratico al suo interno e che rilanci la nostra – oggi ancor più di ieri condivisa , da PRC, PdCI , da comunisti altrove organizzati e non organizzati – affascinante opzione originaria: la rifondazione comunista, per un partito non dogmatico, votato alla ricerca politica e teorica aperta, un partito di classe e rivoluzionario.
Con l’esclusione dalla segreteria nazionale il colpo che ci si porta è violento: nella segreteria non ci sarà nessuno ad incarnare la nostra idea, il nostro progetto. Da questo punto di vista ti chiediamo, compagno Ferrero, di essere tu stesso il garante della legittimità di questa nostra opzione politica che hai – seppur parzialmente – assunto nel documento di Chianciano e con la quale hai vinto e sei segretario.
Per ciò che ci riguarda continueremo lealmente e a viso scoperto – a differenza di chi cambia troppo disinvoltamente e ambiguamente linea – la nostra battaglia per l’unità dei comunisti, per un partito comunista di lotta e di classe, progetto che – sappiamo bene – passa anche attraverso il rilancio, su posizioni rifondative e di lotta sociale, del Partito della Rifondazione Comunista.
Siamo amareggiati, colpiti; ma siamo abituati alle sofferenze: resisteremo all’amarezza e continueremo la nostra battaglia. Sappiamo che il partito comunista non si costruisce attraverso le scalate aziendaliste nei gruppi dirigenti. Sappiamo che il Partito nasce tra le masse, tra la fiducia e l’affetto delle masse. Per questo lavoreremo, sin da subito, per la riuscita della manifestazione dell’11 ottobre. Per questo lavoreremo: per la costruzione, in ogni centro metropolitano, in ogni città, dei Comitati unitari per la manifestazione dell’11 ottobre, una progetto di lavoro che propongo sia quella dell’intero nostro partito, auspicando sia di tutti i comunisti. Là, nei territori, tra i lavoratori e i movimenti di lotta; lì, a Roma, l’11 ottobre, costruiamo l’opposizione sociale al governo Berlusconi e avviamo il processo, dal basso, dell’unità delle forze comuniste e anticapitaliste. E ciò come cuore di una nuova unità di tutte le forze di sinistra, poiché le forze di sinistra si debbono unire, compagno Alfonso Gianni, le vogliamo tutti unire, contro le destre ed il pericolo di un regime. L’unità non è una lezione che devi farci, Alfonso, di questo valore non sei l’unico depositario. L’abbiamo tutti nel sangue. Ma per unire non è necessario sopprimere l’autonomia comunista, altrimenti l’unità delle forze di sinistra come tu la prospetti diventa il cavallo di Troia per una nuova Bolognina e per la chiusura dell’esperienza di Rifondazione Comunista e dell’intero movimento comunista italiano. Che, per gli interessi della pace e gli interessi di classe e di massa, non va soppresso, ma unito e rilanciato.