Cgil, ultimo atto. Cremaschi: ora Epifani se ne deve andare

E’ un fiume in piena, Giorgio Cremaschi, l’altra anima della Cgil, quella della sinistra radicale, quella che contesta la linea del segretario generale, Guglielmo Epifani, perché troppo morbida nei confronti di governo e industriali, quella che nelle grandi fabbriche del Nord, a partire dalle ex officine meccaniche di Mirafiori, a ottobre scorso ha bocciato l’accordo sul welfare, mentre tutti gli altri lo approvavano con maggioranze bulgare. «E’ una vergogna! Il nuovo testo del welfare, su cui il governo ha messo la fiducia, cancella tutti i timidi miglioramenti usciti dalla commissione lavoro della camera. Ora il protocollo è peggio di prima», attacca. Sindacalista dei metalmeccanici della Cgil fin dal 1974, oggi ne è il segretario; nel Pci fino allo scioglimento, Cremaschi da alcuni anni è iscritto («semplice iscritto», tiene sempre a precisare a dispetto delle voci che vorrebbero per lui un futuro proprio in politica) a Rifondazione Comunista. Contestatore da una vita, nella Cgil è una spina nel fianco di quanti vorrebbero una gestione più tranquilla e di transizione, in attesa che nella politica le acque si calmino e gli assetti di definiscano. «Altro che aspettare, qui i tempi sono scaduti. Il sindacato ha tradito i lavoratori. Serve un congresso anticipato, non possiamo aspettare il 2010. Epifani deve andare a casa, la sua linea ha rovinato la grande Cgil».

Domanda. Il protocollo è stato approvato dall’80% dei lavoratori votanti. E le modifiche al testo approvate in commissione sono state cancellate dal governo. Cosa c’entra Epifani?
Risposta. Epifani incarna un’idea di concertazione sbagliata, che ha dato i risultati che stanno sotto gli occhi di tutti. Che ha consegnato un paese nella mani di Confindustria. Gli industriali, come dimostra la vicenda del welfare, contano più di un partito, eppure non sono mai andati
al voto. Un vero attentato anche alla democrazia. Il protocollo sul welfare è un pessimo accordo. E il parlamento poteva e doveva cambiarlo. Ma questo modello barbaro di concertazione ha bloccato le mani anche al parlamento. Epifani ne è responsabile e deve ricavarne le conseguenze.

D. Cosa significa?
R. Non possiamo aspettare il 2010, bisogna convocare subito un congresso anticipato della Cgil per decidere chi siano e cosa facciamo. Così non va.

D. Pensate alla scissione dalla Cgil?
R. E perché, magari è Epifani che andrà in minoranza. I giochi sono ancora tutti aperti.

D. Il suo partito, Rifondazione comunista, vota la fiducia al provvedimento per senso di responsabilità. Vi sentiti traditi anche da Rifondazione?
R. La crisi di identità non è solo del sindacato, ma anche della politica. Serve un partito che rappresenti per davvero i lavoratori.

D. La Cosa rossa si propone proprio come referente del mondo del lavoro.
R. Ma se con 150 parlamentari non riesce a essere nemmeno la referente di se stessa! Conta meno dei 5 diniani, gli avamposti di Confindustria al senato.

D. Allora che fa, restituisce la tessera a Giordano?
R. Beh, questa è un’altra storia.