Bologna: la legalità dei “cittadini forti”

*Avvocata di Bologna, coordinatrice locale dell’associazione Giuristi Democratici, esperta in diritto del lavoro e tematiche in materia di immigrazione

Le forme della discussione bolognese sul tema della legalità, al di là delle connotazioni locali in relazione allo sgombero dei baraccati del Lungoreno, svelano l’esistenza di una preoccupante dimensione nazionale del dibattito, finalizzata a rendere egemone, nella cultura politica del centro sinistra, un pensiero non più “giustificazionista”, ma ben orientato nella difesa degli interessi dei cittadini più forti, anche a scapito di una visione solidale dei rapporti sociali.
Dal punto di vista giuridico il tema non rivela nulla di nuovo, nel senso che il Sindaco di Bologna, presceglie e amplifica una politica autoritaria di tipo securitario, secondo lo schema canonico delle campagne di “law and order”, che strumentalizzano ed utilizzano il senso di insicurezza e di inadeguatezza degli abitanti ( in questo caso di Bologna), al fine di aumentare l’esercizio del potere di repressione. Occorre invece invertire il paradigma che vuole contrapposto il “diritto alla sicurezza” alla “sicurezza dei diritti”, privilegiando la tutela della sfera dei diritti inalienabili della persona riconosciuti dalla Costituzione e sanciti anche a livello internazionale, quali il diritto alla salute, all’ambiente, alla mobilità, alla casa, alle prestazioni sociali, all’istruzione ed alla formazione, alla cultura ed alla conoscenza, al lavoro e sul lavoro, che devono essere considerati fruibili da tutti, trovando il necessario riscontro nell’esercizio dei rispettivi doveri.
Dunque, in contrapposizione alla visione cofferatiana del rapporto legalità – sicurezza, occorre sottolineare l’esistenza di un pensiero critico che privilegia e sposta l’attenzione su di un concetto di legalità che discende direttamente dall’art. 3 della Costituzione e che dunque contiene legge e giustizia, quali espressioni dei valori, primi fra essi la centralità della persona e dei suoi diritti inalienabili, assunti come fondativi della stessa civile convivenza e quindi della sicurezza e della tranquillità delle comunità.
In particolare, secondo tale impostazione, i diritti fondamentali della persona devono trovare nelle istituzioni democratiche gli strumenti della loro garanzia universale per tutti e per tutte, indipendentemente dal titolo giuridico della presenza sul territorio, dal momento che è ragionevole dubitare che vi possano essere città sicure, quando la maggior parte degli abitanti è senza sicurezza nel godimento dei propri diritti.
E’ chiaro dunque che esiste un’alternativa al modello di “law and order”, che cerca nella politica l’occasione di un confronto democratico tra gli abitanti della città reale, da intendersi quella delle case e quella delle baracche, al fine di governare la complessità delle nuove municipalità, senza cadere nella tentazione di neutralizzare i gruppi sociali più deboli.