Antonello Manocchio CPN 19-20 Aprile 2008

Per la prima volta dal dopoguerra i comunisti non saranno presenti in Parlamento: questo è motivo di preoccupazione per la tenuta democratica nel nostro paese e per l’insieme delle agibilità che, ad ogni livello, ne discendono. Il quadro istituzionale risulta vieppiù forzato verso il “bipartitismo”. La cancellazione del riferimento comunista dai livelli istituzionali e la dichiarata intenzione del superamento della sua identità fanno venire meno un supporto indispensabile per contribuire ad orientare le lotte che provengono dalla base del paese reale. Di tutto questo disastro ne è direttamente responsabile il gruppo dirigente nazionale, che deve essere superato, evitando ulteriori operazioni “trasformistiche” e di “riciclaggio”.

Ascolto analisi superficiali e strumentali sulla “debacle” elettorale. Di certo c’è che una costante e strenua opposizione, a cui il sottoscritto ha dato voce e visibilità, insieme a tanti altri compagni, a livello nazionale e locale, per bloccare le irresponsabili scelte del gruppo dirigente, non è stata sufficiente a farlo recedere dal “budello” politicista ove avevano infilato il nostro Partito. Una fallimentare operazione “politicista”, da “ceto politico”, che non ha fatto i conti con la realtà e con la sensibilità del nostro corpo militante. La Sinistra arcobaleno, per quanto ci riguarda, è solo un sorpassato ricordo, bocciato inappellabilmente dal nostro popolo. Chi tenta ancora di forzare in quella direzione, agisce in modo insensato e irrazionale. Da oggi in poi, l’impegno del PRC, a partire dal Congresso, dovrà essere teso al rilancio e al lavoro per la ricostruzione di un riferimento comunista autonomo e di classe, capace di rilanciare il processo della rifondazione comunista, che non potrà certo eludere il confronto e raccordo con tutte quelle istanze anticapitaliste che operano concretamente e che hanno a cuore l’alternativa di società ai padroni.