Da tempo viviamo una fase in cui il contratto nazionale di lavoro è attaccato da più parti. Ormai siamo a un punto in cui la questione centrale è se i lavoratori e le lavoratrici italiani abbiano il diritto ad avere un contratto nazionale comune, sia da un punto di vista di minimi contrattuali salariali sia da un punto di vista delle norme che regolano i rapporti tra lavoratori e imprese oppure se questo diritto non viene riconosciuto.
È in discussione lo stesso ruolo del sindacato. I lavoratori organizzati, dotati di diritti, primo fra i quali quello della contrattazione vengono considerati da gran parte del capitalismo italiano, un ostacolo alla libera competizione internazionale. La battaglia assume, quindi, il significato di una grande battaglia nazionale nel senso che le funzioni del contratto nazionale sono anche quelle di mantenere un’omogeneità di comportamento e di cultura sociale tra tutti i lavoratori italiani. Allo stesso modo il contratto nazionale di lavoro affronta e determina le condizioni per cui la contrattazione aziendale dia la possibilità di potere affrontare le questioni del salario a seconda della condizione d’impresa avendo però appunto un contratto nazionale che ne determina la omogeneità di fondo delle condizioni dei lavoratori e delle lavoratrici.
In questo contesto, concretamente, ci troviamo ad affrontare la trattativa per il rinnovo del Biennio economico del Contratto collettivo nazionale di lavoro. Lo scorso 20 dicembre, dopo una lunga e approfondita discussione, le segreterie nazionali di Fim, Fiom e Uilm hanno formulato, a Federmeccanica, la piattaforma contrattuale. Le richieste fanno riferimento esplicito a quanto previsto dal punto 2.2 dell’Accordo interconfederale del 23 luglio 1993: un aumento medio pari a lire 135.000 per il V livello di inquadramento; un corrispondente adeguamento del valore punto in vista del rinnovo del 31 dicembre 2002 ovvero una rivalutazione del valore punto in vista del biennio 2003-2004.
Si è reso necessario, proprio per il significato che ha assunto la battaglia per il Contratto nazionale, elaborare un documento politico unitario inviato alla controparte insieme alla piattaforma. Nel documento, tra l’altro, si dice che “Tali richieste, sono coerenti con quanto previsto dall’Accordo interconfederale del 23 luglio, a partire dall’obiettivo, ivi previsto, della salvaguardia del potere di acquisto delle retribuzioni.”
“Esse si basano in particolare sul tasso di inflazione programmata per il biennio 2001-2002; sul differenziale tra inflazione reale e programmata del biennio 1999-2000 e sul buon andamento dell’economia e del settore. Tengono inoltre conto di una valutazione complessiva delle ragioni di scambio e dell’andamento delle retribuzioni.” Federmeccanica, non formalmente ma attraverso opinioni autorevoli sui mass media, ha fatto già sapere che le nostre richieste sono fuori misura.
Le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici saranno chiamati a esprimere una valutazione sulle richieste presentate attraverso una consultazione, dopodiché se ci sarà un parere favorevole verranno confermate a Federmeccanica. Da quel momento in poi faremo la nostra parte per affermare i diritti dei metalmeccanici.Come si vede, siamo oggi nella situazione in cui la questione del contratto nazionale diventa per noi – e non come in altri momenti in modo così esplicito – il punto centrale di tutta la nostra iniziativa. D’altra parte, a garanzia della nostra iniziativa, c’è la rigorosità dell’impianto che regge le richieste e il fatto che esiste una forte volontà unitaria, da sempre valore alto per la Fiom, senza la quale, l’ho ripetuto più volte ultimamente, sarebbe impossibile costruire le premesse per un confronto di questa portata.
La Fiom, come organizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori metalmeccanici, considera il contratto nazionale come assolutamente irrinunciabile, ed è la base di ogni valutazione e di ogni diritto, perché il contratto nazionale è il fondamento stesso del diritto contrattuale. E quindi è uno dei diritti principali che riguardano lavoratori e lavoratrici.
L’obiettivo di fondo del padronato è quello di sostituire il sindacato e di avere un rapporto diretto tra gerarchia d’impresa e lavoratori. In questo senso, la battaglia sul contratto nazionale è proprio una battaglia per l’esistenza stessa di un sindacato che si colloca su una linea d’avanzamento delle condizioni complessive dei lavoratori ed è una battaglia contro chi vuole liquidare definitivamente il sindacato e vuole assolutizzare in tutti i modi, liquidando ogni diritto, il potere padronale.