20 OTTOBRE : IL PRIMO PASSO PER  UNA VASTA MOBILITAZIONE SOCIALE

La delusione, il disincanto che ha già prodotto e sta producendo il governo Prodi tra i lavoratori, i giovani, il movimento per la pace, il movimento dei movimenti e tra lo stesso vasto popolo della sinistra, rischia di offrirsi come solida e oscura base materiale non solo per il recupero elettorale delle destre (già ampiamente avvenuto) ma, soprattutto, per una loro vittoria “sociale”, che può organizzarsi nel senso comune di massa e dunque avere i caratteri di una drammatica vittoria strategica, di lungo periodo. Tale pericolo (che avrebbe quale unico antidoto una netta discontinuità dal governo Berlusconi, attraverso una politica internazionale non più segnata dai disegni degli Usa e della Nato e da una politica economica non più segnata dai voleri dell’Unione europea e della Confindustria) non appare percepito nella sua interezza e verosimiglianza, né dalla parte moderata del governo Prodi né, spesso, dalla stessa sinistra di governo.
In assenza di questa consapevolezza strategica e in assenza di una svolta politica diretta sia al disimpegno dai fronti di guerra aperti dagli interessi nordamericani che ad una vera e quanto mai socialmente necessaria redistribuzione del reddito, l’allarme relativo al pericolo del ritorno delle destre e di un nuovo governo Berlusconi,  rispetto ai vari ed importanti punti di crisi (Afghanistan, Vicenza, “scudo stellare”, pensioni, mercato del lavoro), rischia di trasformarsi – per i comunisti, per la sinistra d’alternativa e per il movimento operaio complessivo – in una sorta di ricatto permanente, diretto alla loro integrazione e subordinazione.
Partendo da ciò, da tempo andiamo ponendo il problema che, sul piano contingente, la prima via d’uscita dalle contraddizioni prodotte dal governo Prodi, per i comunisti e la sinistra d’alternativa, sarebbe stata – e lo è ancora –  quella di un ritorno al conflitto e alla mobilitazione sociale di massa, mobilitazione volta a rafforzare la battaglia istituzionale della sinistra contro le derive moderate del governo Prodi. Tale linea, tra l’altro, appare – sinora, sino all’importante verifica legata alle pensioni e al mercato del lavoro – ancor più giusta,  poiché “alternativa” al continuo dilemma: subordinarsi o rompere con il governo Prodi.
E’ alla luce di tale, nostra, riflessione generale che giudichiamo la proposta per una manifestazione nazionale delle sinistre e dei movimenti per il prossimo 20 ottobre (volta ad un cambiamento nelle politiche economiche, sociali, internazionali, dei diritti e delle libertà) importante, un primo passo verso quella vasta  mobilitazione necessaria a contrastare il liberismo temperato e la politica internazionale subordinata del governo Prodi.
Sarà solo attraverso un nuovo protagonismo sociale dei lavoratori e dei movimenti, affiancato e sollecitato dall’intera sinistra d’alternativa, che potremmo rimettere in campo l’obiettivo di un’uscita strategica dall’Afghanistan, di riaprire una battaglia contro lo scudo stellare americano in Europa, contro il pericolosissimo disegno Usa di indipendenza del Kosovo, contro la base americana a Vicenza, per una riduzione netta delle – socialmente e politicamente nefaste – spese militari. Sarà solo attraverso tale nuovo protagonismo che potremo batterci contro il Protocollo del 23 luglio, proposto dal governo e firmato sia – significativamente – dalla Confindustria che da Cgil, Cisl e Uil; contro la vera e propria controriforma pensionistica che peggiora persino la legge Maroni; contro la restrizione dell’area dei lavori usuranti (50 mila in 5 anni: una provocazione antioperaia!);  contro la santificazione (interna al Protocollo del 23 luglio) della Legge 30; contro la “flex security” che, in una sola volta, attacca il contratto nazionale di lavoro ed assume come centrali il salario variabile e flessibile; contro la detassazione degli straordinari, che oltre ché allungare di fatto l’orario di lavoro, diviene un altro, grande, regalo ai padroni. Come se non fosse già sufficiente il fatto che una parte rilevante della  precedente Finanziaria sia stato in verità un puro spostamento di risorse verso le imprese. 
Per tutte queste ragioni, crediamo sia opportuno aprire una mobilitazione di massa, chiamare in causa i lavoratori. Il 20 ottobre  non potrà essere che un inizio. Vi saremo, e saremo presenti e daremo il nostro contributo ad ogni altra, necessaria, iniziativa di lotta.
Le compagne e i compagni de “L’Ernesto”.